Allora, premettiamo che rispetto ai titoli dei giornali – come quello di Libero di questa mattina – in Italia ci sono, ad occhio e croce, 1.456.852 cose più importanti e problemi più seri di un titolo contro o a favore del segretario Pd. Bene, ma siamo costretti ad intervenire per provare a districarci in quella che personalmente consideriamo una vicenda che svela tutta la “pochezza” e mancanza di “acutezza” della politica (di certa, non di tutta va detto). Perfetto, come nel perfetto stile giornalistico d’autore, prima i fatti: il giorno dopo l’intervista di Matteo Renzi a La 7 senza quel “campione” del contraddittorio (decidete voi quale senso dare a questo temine) che è Luigi Di Maio (che prima lancia il sasso del duello e poi lo ritira il giorno prima), Libero Quotidiano decide di andare in stampa con questo titolo. «Per stendere Renzi bisogna sparargli», con l’aggiunta “Nel Pd goffi tentativi per liberarsene”, riferendosi alle recenti elezioni in Sicilia dove il Pd di Renzi ha fatto una pessima figura sul piano di voti e immagine politica, mentre destre e Movimento 5 Stelle avanzano verso le prossime elezioni Nazionali. La frase fortissima scelta da Vittorio Feltri (direttore e autore dell’articolo “incriminato”) di colpo è diventata il caso del giorno: in serie, prima il Partito Democratico «Per troppi ormai è scontato che la politica sia sinonimo di violenza e barbarie, per noi no», poi Pietro Grasso, «Il titolo di Libero non è un’analisi politica. Non è una metafora. Non è una provocazione. Non è una sintesi. Non è una battuta. È solo triste e intollerabile spazzatura». Infine, ovviamente, arriva Laura Boldrini che sentenzia su Twitter, «Il titolo di apertura di @Libero_official di oggi è agghiacciante. Ed è solo l’ultimo di una lunga serie di incitamenti deliberati all’#odio. Questo non è giornalismo. Solidarietà a @matteorenzi».

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LA REPLICA DI FELTRI

Il succo degli attacchi è: parole vergognose, giornale vergognoso e solidarietà a Renzi che ha subito un attacco ignobile. Ora, sul terzo punto ci ha pensato il diretto interessare a rispondere, sul secondo non è questa la sede per dibattere un gusto personale su tal quotidiano o tal altro, sul primo è in primis Vittorio Feltri a far sentire tutta la sua voce. «Ho scelto una metafora di uso comune: attribuire al mio titolo il valore di una minaccia significa essere analfabeti», risponde a Boldrini e Co. il direttore provocatore del quotidiano degli Angelucci. «E poi in un articolo non c’è solo il titolo: chi vuole capire meglio, legga il testo. E basta leggere il titolo per intero e i primi tre capoversi del pezzo per capire che Renzi è vittima del fuoco amico: ‘Nel Pd goffi tentativi per liberarsene’, è la sinistra che gli spara». Anche nel calcio, per esempio, si usa dire di frequente che per stendere un attaccante bisogna sparargli», insiste Feltri. «Non mi aspettavo un’ondata di stupidità così clamorosa. Piuttosto temevo di scontentare i nostri lettori anti-renziani», conclude Feltri a difesa del suo titolo. Addirittura interviene anche il sindacato della stampa, il FNSI che a “nove colonne” pubblica una durissima nota: «Il titolo su Matteo Renzi è istigazione alla violenza e incitamento all’odio. Non ha niente a che vedere con il giornalismo né può rappresentare esercizio del diritto di critica, sempre legittimo e insopprimibile, ma nel rispetto della dignità delle persone. Al segretario del Pd, così come ad ogni altra persona colpita da parole trasformate in pietre, la solidarietà della Fnsi».



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MA RENZI SPIAZZA TUTTI…

«Libero su Renzi usa linguaggio irresponsabile. Parte lesa non solo il segretario Pd, ma anche i giornalisti consapevoli della loro funzione sociale»: a dirlo non è Matteo Renzi ma il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Verna. Perfetto, il caso è creato, l’odio agghiacciante denunciato da Laura Boldrini dovrebbe aver atterrito in un primo momento, poi sconvolto e poi ancora acceso tutta la voglia di rivalsa e vendetta politica del diretto interessato attaccato dal titolo. Benissimo, ma tutto questo non è avvenuto: anzi, Renzi ha spiazzato tutti con una risposta tanto breve (per una volta!) eppure tanto acuta. L’attacco è agli oppositori di Renzi, non al segretario Pd, sembrava cosi semplice e invece si è creata la solita bufera questa sì, inutile. Sentiamo: «Fermo restando che ciascuno fa i titoli e gli articoli che vuole, bisogna ricondurre tutto a ragione ed equilibrio. Quella di “Libero” la considero una battuta fosse non troppo felice: ringrazio tutti per la solidarietà ma non mi sento minacciato da Vittorio Feltri. Non esagererei, non la vivo come una minaccia, è una delle provocazioni che a volte voi giornalisti fate. Per me non è un problema», spiega dal treno del Pd. A prescindere da ogni schieramento politico, ci sono le parole grosse e il senso acuto di alcuni messaggi da cogliere: Renzi lo ha recepito dimostrandosi un passo avanti (purtroppo per ora solo in termini comunicativi, ndr) a tutti gli altri “soloni” fermi al pol.corr. e non attenti a leggere, per davvero, la realtà.