Parla Cateno De Luca dopo l’arresto ai domiciliari che da questa mattina lo costringe a non poter, almeno inizialmente, prendere parte alla convocazione in Ars dal prossimo dicembre. Lo fa da Facebook dove si scatena contro la giustizia ad orologeria e contro “qualcuno che non vuole che io faccia il sindaco di Messina”. Il post è molto lungo e le accuse lanciate sono molto gravi: «Sapevo già che mi avrebbero arrestato … perché già certi ambienti mi avevano avvertito! E oggi più di ieri vi dico che anche questo procedimento finirà come gli altri quattordici: archiviati o con sentenza di assoluzione. Nei prossimi giorni saprete il perché non vogliono che io faccia il sindaco di Messina», spiega il deputato Udc eletto e subito arrestato. «Ora sono agli arresti domiciliari a fiumedinisi e penso solo a preservare mia moglie, i miei figli, la mia famiglia dall’ulteriore calvario giudiziario che li attende …CHIEDO SCUSA AI MIEI SOSTENITORI ED ELETTORI PER CIÒ CHE SUBIRANNO NEI PROSSIMI GIORNI … Posso solo dirvi che i fatti contestati risalgono al periodo 2007 – 2012 per i quali risulta pendente presso la commissione tributaria regionale un procedimento». 15 procedimenti, finora 14 proscioglimenti e ora il “calvario” di De Luca passa sia dall’Ars che dalle comunali di Messina dei prossimi mesi: i giudici infatti dovranno stabilire le accuse precise e verificare le varie prove a carico. Intanto lui si definisce un perseguitato dalla giustizia e conclude con il “consueto show” il suo post agli elettori (non avvisati dell’imminente arresto, questo però non viene spiegato): «Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli», chiude il deputato dell’Udc. CLICCA QUI PER CAPIRE COSA CAMBIA IN ARS DOPO IL SUO ARRESTO



“IMPRESENTABILE” PER EVASIONE FISCALE

Dopo tre giorni già salta la prima poltrona Ars appena assegnata con le Elezioni Regionali in Sicilia: nella nuova Assemblea Regionale non sederà Cateno De Luca, deputato neo eletto tra le file dell’Udc, uno dei 35 consiglieri eletti in quota maggioranza con Nello Musumeci. Veniva da Messina ed era molto conosciuto dato che era già sotto processo ma aveva comunque deciso di candidarsi lo stesso nella lista provinciale dell’Udc: alle urne domenica scorsa raccoglie ben 5418 voti di preferenza e viene eletto tra i cinque deputati quota Udc eletti con Musumeci presidente. Da Messina è lui il “ras delle preferenze” ma ora la Nuova Assemblea Regionale Siciliana avrà già un consigliere in meno. Il motivo? È finito agli arresti domiciliari per una brutta storia di evasione fiscale, mandato arrivato questa mattina e carcere anche per Carmelo Satta, il presidente della Federazione Piccoli Imprenditori. L’accusa posta in atto e spiegata dall’Ansa è la seguente: i due sarebbero i promotori di un’associazione per delinquere finalizzata alla realizzazione di una rilevante evasione fiscale di circa 1.750.000 euro. Le indagini sono state poste dalla procura di Messina con il giudice che ha tra l’altro disposto il sequestro preventivo per equivalente sia nei confronti dei due arrestati che della società Fenapi, attorno alla quale sarebbe stata imbastita la truffa. «Le indagini hanno individuato un intreccio societario che faceva capo alla Fenapi, riconducibile a De Luca e Satta, e alla Federazione nazionale autonoma piccoli imprenditori, utilizzato per un sistema di false fatture che avrebbe consentito l’evasione di imposte dirette e indirette. Secondo l’accusa, la Federazione nazionale piccoli imprenditori imputava costi inesistenti alla Fenapi, che poi le trasferiva l’imponibile utilizzando il regime fiscale di favore di cui gode. Indagate a piede libero altre otto persone», spiega il focus di Repubblica.



“SCATENO”, IL SUPER CANDIDATO DI MESSINA

Ora dal punto di vista politico il problema per Musumeci non è certo da poco: neanche partita la sua nuova giunta e già un membro dell’Ars è in manette; per di più, De Luca era in quella lista di “impresentabili” a cui gli oppositori e rivali in campagna elettorale avevano accusato lo stesso Musumeci di non aver fatto nulla per evitare alcuni di quei nomi nelle sue liste provinciali e regionali. « Il nome di De Luca era un nome non solo segnalatoci dal candidato Cancelleri, ma anche dalla prefettura e dalla procura competente. È l’ennesima dimostrazione che gli strumenti di cui disponiamo per tutelare l’elettorato attivo e passivo nel nostro Paese sono insufficienti», spiega Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia intervenuta questa mattina subito dopo l’arresto di Cateno De Luca. L’impresentabile dell’Udc, come viene ora definito da quasi tutti i media è un soggetto politico assai stravagante: come quando, ad esempio, si mise nudo con la bandiera siciliana legata in vita per protesta all’interno dell’Ars nel lontano 2008. Avvolto solo nella bandiera della Trinacria e con la Bibbia in mano, per protestare contro l’esclusione dalla commissione Bilancio: era stato eletto nelle truppe autonomiste di Raffaele Lombardo anche se con l’ex presidente della Sicilia aveva un rapporto più che conflittuale. Lo chiamavano “Scateno” perché era pronto, e lo ha fatto, a candidarsi ad ogni piè sospinto: «Io rivoluziono la Sicilia. Scateno de Luca», era lo slogan per la campagna elettorale alla guida del suo movimento Sicilia Vera. In questi ultimi 5 anni De Luca ha fatto il sindaco di Santa Teresa Riva: fortissimo il consenso che deriva sostanzialmente dalla gestione di un’associazione, proprio quella Fenapi, che ora torna alla ribalta delle cronache proprio con l’arresto del neo eletto deputato.