Una campagna elettorale dove più che destra contro sinistra si assiste a scontri interni e dove mancano quasi del tutto i programmi: “L’unico vero tema di questa campagna elettorale che distinguerà gli schieramenti sarà quello dello ius soli e dei migranti, per il resto mancano completamente da tutte le parti, 5 Stelle inclusi, i grandi temi e le proposte riformatrici e programmatiche”, ha detto a ilsussidiario.net Peppino Caldarola, politico e giornalista di lungo corso nella sinistra post-Tangentopoli. Allo stesso tempo, aggiunge, si nota come Matteo Salvini sia alle prese con un progetto molto ambizioso, passare da leader della Lega a leader dell’intera destra, a danno anche di Fratelli d’Italia.



Caldarola, sembra una campagna elettorale strana. Non si capisce se chi corre lo faccia più contro l’altra parte o contro l’alleato di “coalizione”. Secondo lei questo avvantaggerà i 5 Stelle, che si battono contro tutti? 

La situazione è esattamente questa, i probabili alleati stanno conducendo una battaglia per l’egemonia del proprio campo. Molto esplicita quella fra Berlusconi e Salvini, ma anche forte il tentativo del leader della Lega di diventare il riferimento di tutta la destra, sottraendo personalità anche a Fratelli di Italia.



Lasciando indietro la vecchia vocazione leghista?

Il suo tentativo sembra quello di dire: “la destra sono io”. Non più il nord, ma tutta l’Italia. Qualche giorno fa lo abbiamo visto in Puglia a una presentazione della famiglia Tatarella, personaggi molto lontani da lui, almeno fino a oggi (Giuseppe Tatarella apparteneva al Movimeno sociale, ndr).

E a sinistra?

A sinistra c’è una guerra più strutturata e con un difficile armistizio. Il Pd non intende rinunciare a una posizione egemone e sta cercando degli alleati, detto con franchezza, di comodo, mentre quelli che sono usciti dal partito hanno scelto Grasso sperando di allargare l’area dei consensi. Anche qui siamo davanti a due forze in competizione ma in grande rivalità. La differenza è che il centrodestra ha dentro di sé una vocazione a unirsi nelle elezioni mentre nella sinistra questa vocazione non c’è.



Renzi nei sondaggi appare cotto; il Pd cambierà candidato premier con Gentiloni?

Il premier si decide dopo le elezioni, bisognerà capire chi le vince. E’ evidente che Gentiloni sta guadagnando lentamente molto spazio nel Pd e fuori del Pd e a scapito di Renzi.

Renzi è realmente rimasto solo? E’ vittima della situazione o lo ha voluto?

Renzi se non corregge la sua posizione è destinato a portare il Pd a un crollo strutturale.

Cioè?

Non si accorge che è entrato in una specie di cono d’ombra e ogni cosa che lo riguarda viene presa in negativo. Questi suoi atteggiamenti spavaldi in televisione o sui giornali non fanno altro che irritare l’elettorato. Continuare a raccontare vantaggi che la gente comune non ha percepito, lo farà solo perdere voti.

Non pensa ci sia un deficit di programmi? Ognuno parla contro l’altro, ma cosa si vuole veramente fare? 

La mancanza di programmi  sarà il punto qualificante di questa campagna elettorale. Le tonalità saranno diverse su alcune cose ma penso alla fine solo su ius soli, migranti e ricette economiche sarà una gara a inseguimento.

Cosa intende?

Vedremo promesse elettorali rivolte a gruppi sociali e settori particolari, una propaganda fondata invece che su riforme strutturali su promesse economiche fatte di bonus. L’unica forza antisistema sono i 5 Stelle, ma oltre l’abbattimento del sistema non si capisce cosa vogliano fare. Dunque anche loro sono privi di un programma.

Berlusconi, come nel 1994 con i comunisti, ha detto che salverà l’Italia dai 5 Stelle. Lo dice per crearsi una sostanza o ha veramente paura di loro?

Tutte e due le cose. Berlusconi teme la vittoria elettorale dei grillini, e al tempo stesso agitando lo spauracchio dei 5 Stelle trasforma la battaglia elettorale in un combattimento a due, un centrodestra dove c’è lui come attaccante e contro loro. Una partita a due come in Sicilia, dove il Pd è al terzo posto: può partecipare alla coppa Uefa, ma lo scudetto è fuori della sua portata. Che senso avrebbe attaccare il Pd? Ha più senso attaccare i più temibili, cercando anche di fare il leader di tutti quelli che non vogliono che Di Maio diventi presidente del Consiglio.

Si andrà a rivotare a ottobre 2018 causa impossibilità di fare un governo che abbia i numeri? E nel frattempo?

Ho un solo dubbio sul votare di nuovo ed è che conosco la prudenza del presidente della Repubblica. Dopo un risultato che dovesse essere incerto e senza maggioranza farà il tentativo con Gentiloni per metter su un governo di emergenza o quant’altro. A questa operazione Renzi e Berlusconi convergerebbero, bisognerà vedere se la somma dei due gruppi parlamentari riuscirà a fare il totale, come direbbe Totò. Ho la sensazione che Salvini a quel punto si sfilerebbe.

E cosa succederebbe?

Si arriverebbe al frantumarsi della destra e a una situazione di nuove elezioni. Nessuno lo ha ancora detto, ma io sono convinto che con un risultato elettorale che non dà la maggioranza si imporrà una riverifica della nuova legge elettorale, una legge fatta con i piedi e da gente autolesionista. Personalmente avrei evitato che venisse dato il mio nome a una delle peggiori leggi dell’età repubblicana come è stato fatto invece adesso.

Si andrà a un governo tecnico?

Se Gentiloni non si dimette può restare fino a che il presidente della Repubblica non dà l’incarico a un nuovo personaggio e lo manda davanti alle Camere. Oppure un governo guidato dallo stesso presidente della Repubblica. O ancora, lasciando in carica Gentiloni avremmo un governo Gentiloni. Questa ultima soluzione porterebbe alla rivolta dei 5 Stelle e della destra, però è una non soluzione. Si potrebbe ripetere l’esperienza belga e spagnola, un lungo periodo senza governo mentre si rifà la legge elettorale.

Un lungo periodo, ha detto… Funzionerebbe in Italia?

Mi parrebbe una follia.