TECNÈ, RENZI E SALVINI KO: BOOM DI GRASSO

I sondaggi prodotti da Tecnè danno una immagine complessiva della imminente campagna elettorale con molti punti ancora irrisolti: davanti si trovano Pd e M5s ma sono tutte e due le liste in calo, più netto quello di Renzi che chiude questo 2017 al 23,7%, uno dei punti più bassi della sua gestione del Pd. Grillini in testa ma con una “vittoria di Pirro” davanti, visto il 26,8% dei consensi nazionali che non riuscirebbero a dare un governo stabile al Paese. Dietro crescono ancora Silvio Berlusconi e Forza Italia, saliti al 17,4%, e soprattutto Liberi e Uguali – la nuova formazione di Sinistra extra-Pd guidata da Pietro Grasso – che in meno di due settimane guadagna ancora e sale al 7,3%. Male Salvini, ancora giù al 14%, stabile Fratelli d’Italia con il 5,3%, malissimo Alternativa Popolare che dopo la divisione si trova all’1,1% su scala nazionale.



L’ESPRESSO, I GIOVANI AL VOTO: QUALE LEADER PIACE DI MENO?

La domanda è secca, chiara e posta a pochi mesi dalle elezioni: il soggetto protagonista dei sondaggi de L’Espresso sono i giovanissimi neo maggiorenni, cui è stato chiesto quale leader politico piace di meno. E le nuove generazioni, paradossalmente, indicano due dei politici più giovani come primissimi della “black list” tra i meno favoriti. È Matteo Salvini a vincere la palma dei meno “sopportati” dai 18enni al voto nelle prossime Elezioni: con il 32,5% batte Matteo Renzi, al 24,4% e Silvio Berlusconi al 13,8%. Dietro tutti gli altri, con Luigi Di Maio al 7,1%, Angelino Alfano al 4,9&, Simone Di Stefano di CasaPound al 2,6% e Massimo D’Alema al 2,5% dei consensi “al contrario”. Chiudono la fila, e dunque risultano tra i più apprezzati, Giorgia Meloni al 2,4% e Emma Bonino al 1,2%, molto stimata dai giovanissimi che si dicono infatti politicamente più di sinistra (42,5%), mentre di destra sono al 28,7% e di centro al 28,8%, quasi alla stessa stregua. 



PAGNONCELLI, CRISI PD: IL CROLLO DI RENZI IN 8 MESI

Nei sondaggi politici prodotti e pubblicati da Nando Pagnoncelli oggi sul Corriere della Sera versione Domenica un dato su tutti cattura l’attenzione: in soli 8 mesi il Partito Democratico ha perso ben il 7% nelle stime elettorali verso le Elezioni del 2018. Una vera e propria emorragia di voti che un lato ha favorito la Sinistra radicale anti-Renzi e dall’altro ha fatto navigare i voti di qualche moderato verso Forza Italia e il centrodestra. I numeri sono allarmanti per il segretario dem dopo le Primarie vinte con quasi due milioni di voti: 30,4% del Pd il 4 maggio 2017, replicato identico a fine maggio. Poi l’inizio dell’abisso: il 29,3% ad inizio giugno, che diventa di colpo 27,8% a fine giugno in pieno post-Amministrative straperse dell’11 giugno. L’estate non porta grandi voti in più, anzi, la paralisi continua con il 25,5% di consensi che diventa 24,4% ad inizio dicembre e ora a fine 2017 raggiunge il minimo punto elettorale della duplice gestione Renzi, con il 23,4% delle preferenze. Un crollo netto, che favorisce gli altri rivali ma che soprattutto racconta di un Partito Democratico che deve invertire la rotta al più presto se non vuole essere “infilzato” elettoralmente parlando nelle elezioni del 4 marzo 2018.



TECNÈ, BORSINO ELEZIONI: IL CENTRODESTRA SFIORA IL 40%

Il borsino delle elezioni condotto dai sondaggi Tecnè portano a conoscenza due fattori già visti in questi giorni ma che si confermano: da un lato il centrodestra arriva ancora a sfiorare il 40% con la coalizione che però vede numerosi dissidi interni, come lo strappo arrivato ieri tra Berlusconi e Salvini sui primi accordi da siglare per il programma unico. Dall’altro, Di Maio e Renzi hanno perso ancora terreno nell’ultimo mese e non danno un’immagine di piena forma dei propri partiti, in piena corsa ormai verso le elezioni e con la legislatura che a breve verrà “sciolta”. Stando ai numeri, Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e altri sono ad oggi al 38,2%, un +0,1% rispetto ad un mese fa: il Movimento 5 Stelle invece cala dello 0,3% arrivando fino al 26,7% di questo dicembre; nel frattempo il Pd è quello che non riesce più di tutti a limitare l’emorragia di voti, con Renzi giù dell’1,7% e confinato al 26,3% nazionale ben lontano dal centrodestra nonostante la presenza degli altri partiti/liste che appoggeranno la coalizione dem. Chiude la Sinistra, in netta crescita dello 1,8% (guarda caso, lo stesso numero di voti che si sono tolti dal Pd) e con la nuova formazione Liberi e Uguali di Pietro Grasso in salita al 7,3% su scala nazionale.