Con una lunga intervista a Salvo Palazzolo su Repubblica parla oggi l’ex ispettore di polizia Maurizio Ortolan, ora in pensione, ma vivo testimone dell’interrogatorio che il giudice Giovanni Falcone fece al pentito di mafia Francesco Marino Mannoia tre anni prima di essere ucciso dalla Mafia nel tragico attentato di Capaci. Il tutto parte da quell’appunto ritrovato un mesetto fa dello stesso giudice antimafia e che lo stesso Palazzolo rivelò alla stampa: un appunto dimenticato negli archivi e che cita il nome di Silvio Berlusconi, da sempre oggetto delle teorie cospirazioniste sui presunti rapporti tra Stato-Mafia-Imprenditoria nella stagione delle stragi. Ortolani racconta di quell’interrogatorio e di quell’appunto scritto di proprio pugno da Falcone proprio durante le domande poste al pentito Mannoia, della cui protezione l’ispettore ora in pensione si occupò negli anni Novanta. «Fu il pentito Francesco Marino Mannoia a parlare di Berlusconi al dottore Falcone, che chiedeva di grosse estorsioni, di imprenditori che pagavano. Eravamo alla fine del 1989. Mi sembra di ricordare che quel giorno Mannoia faceva riferimento a soldi pagati da Berlusconi per proteggere i ripetitori tv in Sicilia. l pentito parlò e il giudice prese un appunto su un foglio», spiega Ortolan al collega Palazzolo. Come mai però nel verbale non figura quel riferimento a Berlusconi, lo spiega ancora Ortolan rivelando le esatte parole del giudice anti-mafia: «Di quello che lei mi sta raccontando c’è la possibilità di trovare il riscontro?», ma il pentito si mise a ridere e rispose quanto segue, «”Dottore, Cosa nostra non è come un’assemblea di condominio, che per ogni cosa si fa un verbale”. A quel punto Falcone prese nota su un foglio, ma non verbalizzò». 



L’APPUNTO RITROVATO

Mancavano i riscontri e per questo motivo, come spesso faceva Falcone, quando non ne trovava, non li metteva giustamente a verbale: «Falcone era ossessionato dai riscontri, mi diceva: ‘Altrimenti, fanno passare per matto me e pure il collaboratore”». Anche per questo motivo è Ortolan stesso a dirsi stupito per il ritrovamento di quell’appunto, visto che di norma se non venivano verbalizzati il giudice li strappava poco dopo. «Non pensavo fosse ancora in giro. Anche perché spesso, Falcone strappava i promemoria. Il giudice prendeva sempre appunti prima di dettare ciò che dovevo scrivere. Voleva essere sicuro che ogni dichiarazione del pentito si potesse provare attraverso i necessari riscontri che poi il nostro nucleo doveva cercare». Su Berlusconi non ci furono altri riferimenti da parte di Mannoia e quindi non vennero fatte altre indagini; ma Ortolan si interroga sul perché il magistrato lasciò proprio quell’appunto e non altri “in vita”. «Le parole su Berlusconi mai verbalizzate sono rimaste nel suo ufficio di Palermo. Lo dimenticò, quell’appunto? O, forse, volle lasciarlo a futura memoria?». I fatti restano intatti: i riscontri sulle attività di Berlusconi in Sicilia restano lontani da riferimenti con la mafia o comunque con attività illecite, ma il poliziotto riporta altre parole dette dal pentito, anni dopo, in un colloquio senza Falcone ma con Ortolan presente. «Io chiedevo conto di quel nome e di quei riferimenti, e lui mi disse: “Andate a vedere come ha fatto i primi soldi. Non aggiunse altro”».

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