Ad un Puigdemont che “finge” la mano tesa alla Spagna, ribadendo la necessità dell’indipendenza e il fallimento di Rajoy, replica proprio il premier spagnolo che parla nettamente, «Dovrei incontrare Ines Arrimadas, la capolista di Ciudadanos che ha vinto le elezioni». Niente da fare, il risultato delle elezioni non è servito a dare un ordine “costituito” in Catalogna con le stesse divisioni pre e post referendum che sono tornate a farsi sentire, seppur in maniera finora più pacifica. Ciò che in questo momento è ritenuto fondamentale dal governo di Spagna è mantenere l’unità di un Paese sempre più diviso e sull’orlo di una crisi sociale. «L’obiettivo numero del mio governo è ricomporre la frattura creata in questi mesi», spiega ancora Rajoy prima di affrontare in conferenza stampa il nodo dei casi giudiziari pendenti sui leader catalani, Puigdemont in primis. «La situazione giudiziaria dell’ex presidente della Generalitat catalana, Carles Puigdemont e di tutti gli imputati nel caso dell’indipendenza catalana non dipende “assolutamente” dai risultati delle elezioni regionali di ieri ma dalle decisioni dei giudici. Sono i politici che devono sottomettersi alla giustizia come qualsiasi altro cittadino e non la giustizia che deve sottomettersi a qualsiasi strategia politica». (agg. di Niccolò Magnani)



PUIGDEMONT, “LA SPAGNA RICONOSCA LA NOSTRA VITTORIA”

Ha parlato come promesso in una conferenza stampa indetta per le ore 12 in Belgio il presidente destituito ed auto-esiliato dalla Catalogna, Carles Puigdemont: il giorno dopo la semi-vittoria che lo riporterebbe al Parlamento, il leader catalano attacca Mariano Rajoy, il governo spagnolo e tutti quelli che “hanno remato contro la nostra libera e giusta indipendenza”. Davanti ai giornalisti che gli chiedeva se fosse pronto a rientrare in Spagna, Puigdemont ha spiegato «Sono disposto a incontrare il premier Rajoy ma non in Spagna, per iniziare un nuovo percorso, ma senza persecuzioni legali. La situazione è paradossale e ridicola». Insomma, per ora l’esilio rimane e la situazione è davvero sempre più assurda, con il forte rischio che l’Assemblea a Barcellona faccia fatica ad insediarsi per le troppe fratture rimaste al suo interno. «La Spagna deve riconoscere la nostra vittoria, e vorrei che non prendesse più decisioni al posto nostro. E’ giunto il momento di fare politica vera, la formula di Rajoy ha fallito e ha dimostrato che i catalani sono coesi». (agg. di Niccolò Magnani)



RISCHIO RITORNO ALLE URNE GIÀ A MAGGIO?

I catalani hanno scelto di non scegliere: ci spieghiamo, hanno votato come primo partito l’unionista emergente di Ciudadanos ma si sono poi “spalmati” come voto tra i vari indipendentisti facendo infine raggiungere la maggioranza assoluta allo stesso governo che ha fatto il referendum e che si ritrova mezzo in carcere e mezzo “in esilio”. Gli scenari ora non sono per nulla semplici e il rischio di ritornare alle urne è tutt’altro che una vaga possibilità: Puigdemont se torna in Catalogna verrebbe arrestato, il suo vicepresidente, Junqueras, leader del secondo partito indipendentista, è già in carcere e di grandi personalità indipendentiste per ora non ne sono emerse, se non Marta Rovira di Esquerra Republicana (Erc). I tempi però non sono lunghissimi: entro il 23 gennaio deve tenersi la sessione costitutiva della nuova assemblea a Barcellona per poter arrivare all’elezione del nuovo Presidente, come primo turno, entro il 10 febbraio. Se però ad aprile non si arriverà ancora ad avere il leader della Generalitat, allora arrivano scioglimento dell’assemblea e nuove elezioni verso maggio: insomma, un fosco futuro dove unionisti e indipendentisti dovranno tornare a collaborare, onde evitare il rischio default politico, sociale ed economico intravisto nei giorni del referendum e delle “pretese” di indipendenza di Puigdemont. (agg. di Niccolò Magnani)



CIUDADANOS PRIMO PARTITO

Elezioni Catalogna 2017, un voto strano quello tenutosi ieri giovedì 21 dicembre: chiamata alle urne decisa dal premier spagnolo Mariano Rajoy dopo la proclamazione di indipendenza del Parlament guidata da Carles Puigdemont. Il giorno della verità per Barcellona, con sette partiti in corsa e diverse situazioni emblematiche sui candidati: alcuni in carcere, altri in libertà su cauzione e altri ancora in “autoesilio” come l’ex premier Carles Puigdemont. E le elezioni hanno visto un’affluenza alle urne storica: al voto l’81,94 per cento dei cinque milioni e mezzo di catalani, ben sette punti percentuali in più rispetto alle elezioni del 2015. Il risultato ha rispecchiato le attese: il fronte indipendentista, formato da ERC di Oriol Junqueras (in carcere a Madrid), JxCat di Carles Puigdemont (in esilio a Bruxelles) e Cup, ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi. Ottimo il risultato di Ciudadanos, partito unionista guidato dall’andalusa Ines Arrimadas: con il 25 per cento dei voti si è assicurata 37 seggi, confermandosi primo partito.

REFERENDUM CATALOGNA, RISULTATO: PUIGDEMONT, “RAJOY E’ STATO SCONFITTO”

Subito dopo lo scrutinio sono arrivate le reazioni dei principali attori politici. Grande emozione per il leader indipendentista Carles Puigdemont: “C’è stata una partecipazione storica, un risultato che nessuno potrà mettere in discussione”. Attualmente in “autoesilio” a Bruxelles, Puigdemont ha poi proseguito: “La Repubblica catalana ha battuto la monarchia sull’articolo 155 della Costituzione: Rajoy è stato sconfitto”, sottolineando la necessità di una “rettifica” e dellla “restituzione della democrazia”. Dichiarazioni alle quali ha risposto il portavoce della Commissione dell’Unione Europea che, come sottolinea Repubblica, ha detto che la “posizione Ue sulla Catalogna non cambierà”. Il fronte indipendentista ha raccolto 70 dei 135 seggi, ottenendo il 47,5 per cento dei voti. Ciudadanos, primo partito con oltre il 25 per cento dei consensi, ha espresso la sua soddisfazione per il risultato attraverso la voce del leader Ines Arrimadas. Salito da 25 a 37 deputati, il movimento ha raccolto anche i voti persi dal Partido Popular di Mariano Rajoy. Arrimadas, intervenuta in conferenza stampa, ha sottolineato che Ciudadanos “ha vinto le elezioni catalane: un elettore catalano su quattro ha avuto fiducia in noi”.