Quello di Maria Elena Boschi è un caso veramente singolare: è diventato il punto cruciale del lavoro di una Commissione d’inchiesta che avrebbe dovuto – come in altri Paesi – fare chiarezza sulle effettive condizioni del sistema del credito in Italia, durante e dopo la crisi più grave del dopoguerra. Tutte le personalità audite hanno precisato che loro alle richieste di Maria Elena hanno risposto gentilmente di no (come dice il proverbio: chiedere è lecito, rispondere è cortesia). In sostanza, l’ex ministro(a) viene accusata di un conflitto di interessi che…. non ha interessato a nessuno: un conflitto virtuale, un’aspirazione frustrata, una speranza delusa. In sostanza, Maria Elena Boschi non ha compiuto nulla di illegale né di scorretto nei contatti avuti nel corso della vicenda di Banca Etruria. Però ha mentito quando gliene hanno chiesto conto. Come la mettiamo?



Sarebbe stato sufficiente ammettere i fatti a testa alta rivendicandone l’opportunità e la correttezza per una parlamentare aretina che non può disinteressarsi di quanto accade a una banca della sua città e ai suoi concittadini risparmiatori. Del resto, a Maria Elena Boschi è stato consentito di impicciarsi per un paio di anni della Costituzione di tutti gli italiani. Perché meravigliarsi allora se, nel frattempo, ha tenuto d’occhio anche Banca Etruria? Ma non è stato così. 



Se non ha detto la verità sulla sua linea di condotta è facile arguire che, in cuor suo, Maria Elena pensava di essere andata sopra le righe nelle telefonate e negli incontri avuti, la cui esistenza doveva restare riservata. È poi sembrato malizioso raccontare – con l’aria che tira a proposito delle molestie – che Giuseppe Vegas l’aveva invitata a casa sua di mattina presto. Nelle ultime settimane, quando i suoi “alibi” stavano crollando uno dopo l’altro, la giovane esponente del Pd ha deciso persino di agire – in ritardo rispetto agli eventi – per via legali contro l’ex direttore del Corriere della Sera. Così, dopo le dichiarazioni di Federico Ghizzoni davanti alla Commissione Casini, Maria Elena si è messa nei guai anche con Ferruccio de Bortoli, il quale, nel suo libro, si è limitato a riferire ciò che è effettivamente accaduto tra l’ex ministro(a) e l’ex ad di Unicredit. Sul piano giudiziario, dunque, Boschi ha due possibilità: o ritira l’azione civile per danni nei confronti di de Bortoli oppure querela anche Ghizzoni. 



Quando alla Camera pronunciò un intervento molto efficace a sua difesa, Boschi iniziò con una citazione che nessuno aveva mai sentito fare da Amintore Fanfani (a cui quelle parole invece furono messe in bocca): “Le bugie in politica non servono”. Il fatto è che, sul piano pratico, di quell’insegnamento non ha poi tenuto conto. Eppure si sa che le bugie hanno le gambe corte.