SONDAGGI. Effetto novità, alto profilo istituzionale, leadership finalmente trovata: è per questi motivi, spiega Carlo Buttaroni, presidente dell’Istituto di sondaggi Tecnè, che in questo momento l’unica forza politica a ottenere una crescita significativa (oltre il 2%) è Liberi e Uguali di Pietro Grasso. Quello che però lascia perplessi sul flusso dei voti è che pur mettendo insieme Pd (scivolato ancora più in giù di un altro 1,2%, al 23) e sinistra ci si fermerebbe a un povero 30%: “Quello che manca questa volta, stante la caduta del Pd, è tutta quell’area che nel 2013 muoveva il 18% dei voti, partiti come Scelta Civica e “Fare per fermare il declino” e che allora guardavano a sinistra, mentre oggi quegli elettori guardano a destra”. Che si rafforza ancora, arrivando al 38,4%.
Buttaroni, nel suo ultimo sondaggio, rispetto a un mese fa l’unica vera forza politica che cresce in modo significativo è Liberi e Uguali, come mai?
C’è l’effetto novità, c’è il fatto che finalmente con Grasso si è trovata una la leadership e che lui è comunque un personaggio molto conosciuto e di alto profilo istituzionale. Elementi che messi insieme hanno fatto ottenere due punti percentuali in più della somma dei due partiti che compongono LeU.
Mettendo insieme il Pd sempre in caduta libera, adesso al 23%, e Liberi e Uguali però si ottiene un 30% abbastanza scarso. Questo significa che chi molla il Pd si disperde altrove, senza restare a sinistra?
In realtà la somma del Pd di adesso più Liberi e Uguali grosso modo corrisponde a quella ottenuta alle politiche del 2013. La differenza? Nel 2013 c’erano una serie di formazioni che toccavano quasi il 18% mettendole insieme: Scelta Civica, Fare di Oscar Giannino.
Dove si posiziona ora quell’area?
Era un’area di centro che guardava a sinistra, adesso guarda a centrodestra.
Lei ha misurato i partiti, però oggi i partiti sono i leader. Il Pd continua a scendere perché scende Renzi?
Attenzione che il 41% ottenuto dal Pd alle europee del 2014 derivava dall’afflusso di quell’area di Scelta Civica che dicevamo prima. Quel 41% rispecchiava un leader, Renzi, che interpretò il paese come nessun altro leader del Pd era riuscito a fare, in termini di capacità di sentire il paese. Il suo governo ebbe una grande fiducia. Cominciò a far sentire i primi scricchiolii già nel 2015 e poi con il referendum è stata certificata una spaccatura del paese. Quel 41% non è che fossero tutti favorevoli al progetto renziano di una riforma costituzionale.
Renzi può ancora ribaltare la caduta nei sondaggi?
Sembra piuttosto difficile. E’ facile costruire un rapporto quando non c’è un pregresso, perché si costruisce senza macerie. Come nei rapporti sentimentali, quando si rompe il rapporto di fiducia danno fastidio anche i tentativi di riconciliazione.
Nel suo sondaggio lei ha tenuto distinto il parere su Banca Etruria da quello sulle banche in generale. Sembra che ci sia una sfiducia massiccia nel caso Banco Etruria che corrisponde a una sfiducia altrettanto massiccia sulle banche in generale, è così?
Sì, i due aspetti corrispondono. Banca Etruria va oltre il caso specifico, oltre il caso delle banche coinvolte nei fallimenti. Per quanto riguarda le banche in generale in questi anni abbiamo avuto problemi e scandali relativi al rapporto fra politica e banche, le varie acquisizioni che hanno fatto allertare la magistratura e discutere l’opinione pubblica. L’altro elemento è che il nostro sistema bancario è molto rigido nei confronti dell’accesso al credito per i cittadini e per le imprese. Questo crea una sfiducia generale. Ma quello che colpisce di più ed è molto grave è che circa il 20% dei cittadini non hanno fiducia neanche nella propria banca.
Di questa sfiducia si nutriranno i 5 Stelle?
I 5 Stelle si nutrono degli insuccessi degli altri ma non sono più gli unici che acquisiscono consenso dalla sfiducia generale perché il centrodestra sta crescendo. La Lega è calata un po’ negli ultimi mesi, dal 15,8% al 14,1, ma anche così ha praticamente triplicato il massimo mai raggiunto neanche nei momenti di maggior espansione e così anche Fratelli d’Italia. Forza Italia che dopo le europee non si sapeva neanche se si sarebbe sciolta o no, con Berlusconi in campo ha ritrovato uno dei leader più apprezzati e a cui le persone danno più fiducia.
Quando si decide la campagna elettorale? Negli ultimi 15 giorni?
Le campagne si decidono nelle ultime 24 ore ormai, prima si fa un gioco di posizionamento e di occupazione di territori, all’ultimo momento le persone confermano quello che hanno maturato nelle ultime settimane. Siamo nell’epoca del consenso provvisorio e del legame debole, non c’è più lo zoccolo duro.
I temi decisivi?
L’immigrazione ma non quelli che arrivano, questo è qualcosa che colpisce l’immaginario non la realtà, bensì ciò che si vive nelle periferie delle grandi città. I quartieri stanno cambiando natura, basti pensare che la percentuale di immigrati regolari è circa l’8% e che ci sono quartieri dove gli immigrati sono più del 50%. Tendono a concentrarsi dove le case costano meno, dove la vita costa meno, non li troveremo ai Parioli o in via Montenapoleone, ma laddove già c’è disagio. Si tratta di milioni di elettori sensibili al tema e che paradossalmente devono imparare loro a integrarsi in questa nuova realtà.
Altro?
L’altro tema è il lavoro. Siamo in una fase dove cresce l’occupazione ma è un’occupazione instabile che produce lavoratori poveri. Un tema molto sentito. Non manca il lavoro, manca un lavoro che permetta di costruire progetti di vita. E infine il tema delle tasse: siamo usciti dalla crisi economica secondo alcuni parametri come il Pil, ma continua ad aumentare la disuguaglianza sociale. Per milioni di persone la crisi non è mai finita, anzi.
(Paolo Vites)