Secondo fonti parlamentari di Rai News24, domani il premier Paolo Gentiloni – dopo la tradizionale conferenza stampa di fine anno – avrebbe convocato il Consiglio dei Ministri (il numero 65 di questa Legislatura) ufficialmente con a tema il finanziamento delle missioni all’estero tra cui il Niger, ma è chiaro che verrà fatto una sorta di “riepilogo” finale su quanto fatto in questi mesi e su come impostare i prossimi mesi di campagna elettorale e di impegni istituzionali da rispettare fino a che non si avrà un nuovo governo. Da quanto spiega l’inviato Rai da Palazzo Chigi Luca Moriconi, dopo il CdM Gentiloni dovrebbe salire al Quirinale dal Presidente Mattarella per il ragguaglio ultimo prima dell’ormai imminente scioglimento delle Camere che dunque potrebbe avvenire realmente già domani, o al più tardi venerdì 29 dicembre 2017. Continuano in extremis gli appelli di Liberi e Uguali e parte del Pd per concedere più tempo in modo da avere via libera per un altro tentativo di votazione in aula del ddl sullo Ius Soli, ma al momento tutte le fonti sembrano confermare l’ipotesi di Mattarella di andare al più presto a Elezioni, probabilmente tra il 4 e l’11 marzo 2018.



CUPERLO, “ALLUNGARE LEGISLATURA PER VOTO IUS SOLI”

Che il Pd fosse diviso sulla questione dello Ius Soli ormai lo sapevano anche i muri del Nazareno (sede storica dem) ma il rischio che lo scontro entri in gamba tesa nella imminente campagna elettorale verso le urne questo ora sta diventando cosa sempre più seria. «Non può e non deve finire così: con una conclusione che mortifica le ragioni del diritto e della democrazia. Quegli scranni vuoti al Senato nell’ultimo giorno utile, la fuga dei senatori 5 Stelle, quel brindisi leghista, il dispiacere profondo per quelle assenze di parlamentari del Pd, sono una immagine da cancellare», lo spiega Gianni Cuperlo legando ancora di più il “futuro” del suo Pd tutto sul provvedimento, pur importante, della cittadinanza ai minori immigrati sul nostro territorio. Barbara Pollastrini, vice presidente del Pd, rivolgendosi a Matteo Renzi, Matteo Orfini e Paolo Gentiloni, manda un appello: «Usate la vostra autorevolezza per una buona causa. La richiesta del partito più grande al Capo dello Stato può riaprire uno spiraglio». Lo sconto rimane e le Camere che a breve potrebbero essere sciolte rischiano di far gettare ancora più nel baratro il Partito Democratico che già in pochi mesi dovrebbe recuperare tutto il terreno perduto con Movimento 5 Stelle e coalizione di centrodestra. 



MATTARELLA SCIOGLIE LE CAMERE?

Domani, 28 dicembre 2017, potrebbe essere il giorno atteso da tempo per lo scioglimento di Camera e Senato e l’indizione di nuove Elezioni previste nella primavera del 2018. Il Presidente Sergio Mattarella sta meditando di convocare domani, appena dopo la conferenza di fine anno del Premier Gentiloni, i presidenti Grasso e Boldrini per ipotizzare l’iter da seguire con scioglimento Camere e data nuove elezioni o il 4 o l’11 marzo 2018. La Manovra Economica è stata archiviata, il Biotestamento pure, lo Ius Soli sembra invece naufragato prima ancora di cominciare l’esame in Aula: ormai la XVII Legislatura sembra davvero destinata alla fine con lo scioglimento imminente da attuare prima di fine anno per un mero “calcolo” legale. Visto che dopo l’annuncio dello scioglimento devono passare 70 giorni prima della convocazione alle urne per rinnovare Senato, Camera e Governo, Mattarella starebbe pensando ad anticipare i tempi per poter arrivare a fare campagna elettorale nei primi due mesi dell’anno (solitamente poco “produttivi” in termini di leggi e riforme) e approfittare di un nuovo governo in sella già all’inizio della Primavera. Con tale iter non sono previste le dimissioni del premier, che dovrebbe restare quindi in carica: Gentiloni ha infatti più volte indicato l’obiettivo di una “chiusura ordinata” della legislatura in pieno accordo con il Capo dello Stato. Giusto prima di Natale, Mattarella ha anticipato di fatto quanto avverrà tra domani e dopo: «le elezioni rappresentano sempre il momento più alto della vita democratica, da affrontare sempre con fiduciosa serenità. Il tempo delle elezioni costituisce un momento di confronto serrato, di competizione. Mi auguro che vengano avanzate proposte comprensibili e realistiche, capaci di suscitare fiducia, sviluppando un dibattito intenso, anche acceso ma rispettoso».



SFUMA LO IUS SOLI? MANCONI (PD): “SI PUÒ ANCORA VOTARLO”

Il caso Banche, i problemi di leadership interne alle coalizioni e lo Ius Soli. Sono questi tre i primissimi temi con i quali la campagna elettorale verso le prossime Elezioni nel 2018 si aprirà di certo, anzi è già così ora: in particolare sul “nodo” cittadinanza, dopo la mancanza del numero legale al Senato prima di Natale, la polemica sul decreto dello Ius Soli “temperato” ha di fatto reso incandescente il dibattito politico. Secondo quanto si apprende dall’Ansa, in assenza di segnali concreti dalla maggioranza del Parlamento sull’intenzione di voler davvero approvare la legge sulla cittadinanza, la data del 28 per lo scioglimento delle Camere resta la più plausibile. M5s, Lega, Forza Italia e 29 senatori del Pd non si sono presentati per motivi diversi ma hanno di fatto “affondato” la possibilità di approvare il testo complesso e sul quale ben in pochi sono d’accordo, prima della fine di questa Legislatura. «Attribuisco la colpa per un verso alla destra che ha mobilitato la paura manipolandola e presentando questo provvedimento sacrosanto e saggio come una misura che puntasse ad attribuire la cittadinanza italiana a coloro che sbarcano quotidianamente sulle nostre coste, il che rappresenta un falso clamoroso. E per un altro verso al Pd perché quei 29 senatori assenti dicono che il Pd non ci credeva abbastanza»: lo ha detto questa mattina Luigi Manconi, senatore Pd e presidente Commissione Diritti Umani in Parlamento, in una intervista a Radio Anch’io su Radio Rai1. Secondo i pro-Ius Soli i tempi per approvare il testo ci sarebbero anche, ma manca la volontà intera del Partito Democratico e delle altre forze politiche: «Lo dico con tranquillità e con dolore, visto che il Pd è il mio partito. La cittadinanza di cui parliamo riguarda i bambini che nascono in Italia da genitori stranieri residenti regolarmente. Il compito della politica deve essere quello di spiegare, motivare. Ben 6 Ministri dell’interno hanno sottoscritto un documento in cui si dice che la riforma della cittadinanza è un contributo prezioso alla sicurezza collettiva. L’epilogo di questa vicenda oscilla tra il grottesco e l’indegno», conclude Manconi.