Inutile dirlo, se Dibba non si sa contenere alle volte, il padre Vittorio lo è molto meno: la famiglia Di Battista sempre protagonista all’interno delle dinamiche del Movimento 5 Stelle, ma questa volta non per le parole del figlio Alessandro, da poco padre e soprattutto in “ritiro” dalla vita politica non volendosi candidarsi alla prossima Elezioni Politiche. Vittorio Di Battista oggi ha preso una “figurata” carta e penna e su Facebook non le ha mandate a dire alla governance del Movimento 5 Stelle, scatenando un prevedibile putiferio nei rapporti interni alla stellata guida post-Grillo (ma il grande Beppe è ovviamente sullo sfondo degli attacchi di Dibba Sr). «Sono amareggiato e infastidito. Il tonno è rimasto nella scatoletta!», scrive Vittorio questa mattina andando giù durissimo contro il nuovo corso di Di Maio e Casaleggio figlio, considerati troppo “imborghesiti” e “istituzionali”. «Siamo stati rivoluzionari per qualche settimana – prosegue – Poi la sottomissione alle regole, il timore di venir criticati, la scelta di essere per bene e di comportarsi da persone per bene. Abbiamo perso la spinta». L’ultimo affondo, con il carico da “novanta” in pieno stile “rimpianto del passato”, Vittorio Di Battista lo riserva alla modalità di gestione di Rousseau da parte di Davide Casaleggio: «E poi sono infastidito dalla sudditanza tecnica e linguistica che abbiamo adottato, ho letto di activism, call to action, sharing. Ecco, questo manifestino di Verona mi resuscita il vaffa…».
DAL FASCISMO ALLO SCONTRO
Mica è la prima volta che papà “Dibba” alza le polveri all’interno del Movimento 5 Stelle: come quando ad inizio 2017, in una intervista su Radio 24, ebbe la “tranquilla” serenità nel dirsi apertamente fascista. «Si, ma non solo un passato. Non apriamo una discussione su quale è il mio fascismo oggi […] Fascista? Assolutamente sì». Come il figlio Alessandro, anche il padre non ha certo problemi a dire cosa gli passa in mente in quel momento, anche se proprio questo ha creato non pochi problemi negli anni sia a Vittorio che al Dibba nazionale: «no, non sono di destra, sono fascista. È proprio un’altra cosa», già, nulla da aggiungere su questo… Dopo il “passato e presente” fascista, il buon padre Di Battista qualche mese fa si è resto protagonista di uno scontro molto acceso, ai limiti della rissa, con l’ex generale Pappalardo – leader dei Forconi. Dopo che il figlio Alessandro si è resto protagonista della clamorosa gaffe del comizio nella piazza sbagliata (tale pater…), Vittorio ha provato a difenderlo andando a scontrarsi anche fisicamente con i forconi. «Ringrazio mio padre. Sono fiero di essere suo figlio perché c’è chi come padre ha Tiziano, io ho uno che a 73 anni non ha mai mollato. Non penso che volesse picchiarlo (si riferisce a Pappalardo)», ha provato a difenderlo giusto un mese a mezzo fa in Piazza Montecitorio davanti alla Camera. Tra scontri, livelli di fascismo e dialettiche “popolari”, la famiglia Di Battista resta al centro del Movimento 5 Stelle, ma da oggi il buon Dibba avrà da faticare per provare a contenere le sparate del padre contro il nuovo corso, nolente o volente, che fa riferimento tra Rousseau e Pomigliano d’Arco.