C’è una situazione politica che appare sempre più ingarbugliata e arrivano nuovi dati economici che lasciano esterrefatti, dopo tutte le manovre che ha fatto la Banca centrale europea in questi anni. Ma non c’è solo questo da mettere in conto, vedendolo da un angolo italiano. Il tutto è condito dall’eco del contenzioso che avviene negli Stati Uniti sulle misure adottate da Donald Trump e un quadro geopolitico che sta mutando, con un’Europa che sembra sull’orlo di un passaggio decisivo per la sua sopravvivenza, o per la sua continuazione di vivere, o per i suoi necessari mutamenti. In attesa degli incontri tra Trump e il leader britannico Theresa May e poi con il leader russo Vladimir Putin.
Non sfugge tutto questo a uno dei più bravi analisti politici italiani come Stefano Folli, ex direttore del Corriere della Sera, oggi editorialista-principe di Repubblica.
Folli, lei ha scritto ieri che anche la correzione della manovra ci mette in una situazione imbarazzante con l’Europa. Come vede i tempi per andare a elezioni? Meglio: quanto tempo ci vorrà per varare una nuova legge elettorale?
E’ inutile farsi illusioni da parte di qualcuno. Ci vorranno mesi per avere una nuova legge elettorale e quindi andare alle urne. Diciamo che facciamo anche presto, ma quattro o cinque mesi ci vogliono sempre. E non mi sembra, tra l’altro, che ci sia gran voglia, tranne in Matteo Renzi, di andare a votare, a parte le dichiarazioni di altri leader. Quindi il segretario del Pd avrà le sue difficoltà per raggiungere lo scopo di un voto nel giro di poco tempo.
Eppure tutta la strategia di Renzi, con la volontà di raggiungere il 40 per cento, sembra poggiare su questo obiettivo.
E questo mi sembra abbastanza azzardato. Mi pare che Renzi stia anche sbagliando un poco. Non so proprio come possa raggiungere il 40 percento nelle condizioni in cui si trova il suo partito e lo stato di tripartizione e di frammentazione dell’attuale politica italiana, con una legge elettorale ben diversa dall’Italicum. Lasciamo perdere l’opposizione che gli sta facendo Massimo D’Alema e l’area post-comunista, dentro e fuori il Pd. Io ritengo che anche la parte ex democristiana, quella di Franceschini, tanto per citare un nome, agisca secondo i vecchi metodi democristiani, facendo mosse che alla fine isolano il segretario e fanno capire che non hanno voglia di andare a votare subito. Ma poi perché tanti parlamentari del Pd dovrebbero accettare di andare a casa in anticipo?
Mi pare che lei stia pensando, complessivamente, a una situazione politica, economica e sociale talmente complicata che è difficile immaginare una consultazione elettorale nel giro di poco tempo.
Ma scusi, questa volta non si può usare Paolo Gentiloni così come è stato usato Enrico Letta. Diventerebbe grottesco. Si può fare, ma poi gli altri giudicano. E poi ci sarà la manovra da correggere, quasi sicuramente un aumento dell’Iva, con problemi e un certo contenzioso aperto con l’Europa, che ci rimprovera per i conti, ma anche perché forse teme che alla fine possano vincere i 5 Stelle nelle prossime elezioni. Con tutti questi problemi aperti, con il fatto che non si vedono maggioranze possibili all’orizzonte, come si può ridurre una strategia solo con il ricorso a votare subito? Questo Paese dovrebbe anche ragionare con un po’ di calma di fronte a tanti problemi.
Perché, a suo parere, il segretario del Pd lo vuole, in questo modo quasi ossessivo?
Credo che sia principalmente mosso da uno spirito di rivincita. Questa però non è una linea politica e in questo modo Renzi dimostra anche un po’ di immaturità. Aveva già sbagliato alle elezioni amministrative, ma adesso sembra prigioniero del suo personaggio.
A suo parere, in questa partita, come si muoverà il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella?
Ci sono le sue dichiarazioni ufficiali e quindi vanno prese in considerazione. Mattarella aspetta una legge elettorale che armonizzi il voto alla Camera e al Senato, rispettando i rilievi fatti dalla Consulta.
Mattarella sarà anche preoccupato per i dati economici che escono e per le questioni sociali che emergono nel Paese. Anche per tutta la situazione europea e internazionale che è in movimento.
E’ evidente. Come tutti quelli che si muovono con buon senso, i dati sono davanti agli occhi di tutti. Inoltre ci sono preoccupazioni, anche in sede europea, per una possibile politica di protezionismi a livello mondiale che non si sa dove possa portare. Aggiungiamo, per quanto ci riguarda, i bilanci di alcune grandi banche, non solo i problemi del Monte dei Paschi. E proviamo a tirare qualche conclusione.
Mi sembra più pessimista del solito, Folli.
Le risponderò con una citazione di Leonardo Sciascia, quando lo accusavano di pessimismo: “Non sono io che sono pessimista. E’ la situazione che è pessima”.
Renzi non troverà una spalla, una sponda almeno in Silvio Berlusconi? Cambierebbe il quadro politico e le prospettive di andare al voto e del dopo voto?
No, non credo che possa capitare questo. I rapporti con Renzi, e quindi anche il filorenzismo di una parte di Forza Italia, viene soprattutto dai consiglieri di Berlusconi, Gianni Letta e Fedele Confalonieri. Ma questi sono rapporti di altro tipo. Non credo che politicamente, in senso stretto, ci sarà un appoggio di Berlusconi a Renzi.
(Gianluigi Da Rold)