Ieri sera, a sorpresa, la Corte costituzionale ha diffuso le motivazioni della sentenza 35/2017 sull’Italicum emessa il 25 gennaio scorso. Per la Consulta la legge elettorale deve garantire maggioranze omogenee tra Camera e Senato. La Corte costituzionale “non può esimersi dal sottolineare che l’esito del referendum ex art. 138 Cost. del 4 dicembre 2016 ha confermato un assetto costituzionale basato sulla parità di posizione e funzioni delle due Camere elettive”, è la premessa.
In tale contesto, prosegue la Consulta, la Costituzione, “se non impone al legislatore di introdurre, per i due rami del Parlamento, sistemi elettorali identici, tuttavia esige che, al fine di non compromettere il corretto funzionamento della forma di governo parlamentare, i sistemi adottati, pur se differenti, non devono ostacolare, all’esito delle elezioni, la formazione di maggioranze parlamentari omogenee”.
Come dire: “cari politici, ora tocca a voi”. Non truccate le carte cercando ancora una volta di imporre una conventio ad escludendum magari col solo obiettivo di sterilizzare la forza d’urto del Movimento 5 Stelle. La Corte costituzionale non vuole giocare la partita al vostro posto, ma sia chiaro che non potete insistere a volere regole del gioco più simili ad una riffa che non ad una competizione elettorale che sappia coniugare rappresentatività e governabilità.
In questo senso le conseguenze della sentenza non riguardano la data del voto, ma lo spirito con cui si cercherà il confronto ed il dialogo. Per le ipotesi prendere o lasciare tanto care a Matteo Renzi — ma anche a Grillo e Salvini — sembra il “game over”.
Ma la sentenza non umilia il maggioritario come qualcuno avrebbe voluto. Chiarisce invece il fondo della questione: non si gioca solo per vincere ma per assicurare un buon governo alla nazione. Chi vince deve assumersi responsabilità tali da rendere necessario l’essere sostenuto da un reale consenso. Lo spazio dei giochi di palazzo è finito. Finita la stagione del pugnale e del veleno.
Ci sarà tempo per l’analisi puntuale delle motivazioni della sentenza. Ma per la politica italiana si apre una grande opportunità: promuovere una norma che rimetta la volontà degli elettori al centro del processo democratico.
In parlamento si affollano al momento più di 30 sigle. E il solo Pd assomma al suo interno un analogo numero di correnti. Non sarà facile. Ma, vivaddio, quanta dignità per un Parlamento nel fare leggi giuste e di buon senso.