Virginia Raggi e il caso del titolo di “Libero”: in poco tempo “Patata bollente” è divenuto trend sui social ed è praticamente il caso politico del giorno. Ha risposto dopo le tantissime accuse di sessismo ricevute il direttore di Libero, Vittorio Feltri che non solo difende il suo titolo ma rilancia: «Ma perché dovrei chiedere scusa? Di che cosa? Per la patata bollente? Ma stiamo scherzando? Che questa sia una patata bollente non c’è il minimo dubbio». Cita poi un titolo analogo usato sempre da Libero e sempre da Feltri nel 2011 in pieno caso-Ruby, sugli scandali legati a Berlusconi: «Questo stesso titolo lo feci il 15 gennaio 2011 su Libero, dove ero tornato da poco come direttore editoriale, per il caso Ruby rubacuori. L’occhiello era: ‘Silvio rischia grosso’. Il titolo: ‘La patata bollente’. Lo stesso titolo, ‘la patata bollente’, fatto su Ruby e con foto di Ruby va bene, se invece lo facciamo sulla Raggi non va bene? Come mai». Non solo, intervistato da Affari Italiani, il direttore di Libero affonda anche l’attacco finale non tanto contro Virginia Raggi ma contro il clamore generato a sua difesa: «Due pesi e due misure, che differenza c’è tra la Raggi e Ruby? Non sono due persone entrambe degne di rispetto?».
È intervenuta ancora sul caso Berdini il sindaco Virginia Raggi, a margine della celebrazione in Campidoglio in ricordo delle vittime delle Foibe, di cui oggi ricorre per l’appunto la Giornata del Ricordo. «Se mi fido ancora di Berdini? Non ho ancora sciolto la riserva», dichiara sibillina la sindaca M5s, visibilmente ancora stizzita per il caso dell’assessore all’Urbanistica. La posizione di Berdini è sempre più in bilico, il toto-nomine prosegue anche se il nome uscito dai rumors del Campidoglio nelle scorse ore, quello del rutelliano Montini, viene assai smentito dalla sindaca Raggi: «Guardate che Montini già lavora con noi, è il capo staff dell’assessore Baldassarre, studiate meglio».
Prosegue la querelle sugli attacchi “sessisti” a Virginia Raggi dopo il triste titolo di Libero “Patata Bollente” con cui viene resa notevolmente ambigua la situazione sindaco-Salvatore Romeo: «Poi ci domandiamo perché siamo una società maschilista e sessista, vergognatevi pezzenti», scrive l’ex marito della Raggi su Facebook, Andrea Severini. Solidarietà completamente bipartisan per il sindaco M5s dopo il titolo consdierato sessista, con profondo sdegno manifestato contro Feltri e Senaldi, i direttori del quotidiano di centrodestra. Sulla vicenda interviene anche Roberto Giachetti, strenuo avversario della Raggi e polemico fino a ieri sui tanti casi aperti contro il sindaco M5s: «La prima pagina di Libero è una schifezza senza se e senza ma». Il caso prosegue, si attendono le prime reazioni ufficiali sia di Virginia Raggi che del direttore di Libero per provare a “chiudere” il caso divenuto ovviamente subito virale.
La “novità” del giorno sul caso Virginia Raggi a Roma prescinde da questioni politiche o giudiziarie: solo un titolo, quello del quotidiano Libero diretto da Vittorio Feltri, sta facendo più discutere dei vari casi aperti Marra, Romeo e Berdini. Il giornale della destra italiana titola così questa mattina in edicola: “Patata bollente”, con l’immagine del sindaco Raggi e la vicenda del comune di Roma sempre più sotto assedio. Il titolo di Libero punta ovviamente all’ambiguità con la reazione di quasi tutte le forze politiche che mirano Feltri e Senaldi, i direttori di Libero, per un attacco considerato sessista. “La sindaca di Roma nell’occhio del ciclone per le sue vicende comunali e personali, la sua storia ricorda l’epopea di Berlusconi con le Olgettine che finì malissimo”, sono le parole del sottotitolo, che mostrano come in realtà il senso dell’articolo è diverso dall’ambiguità del titolo oggettivamente migliorabile. Ira del Movimento 5 Stelle, con Beppe Grillo che scrive subito: «Massima solidarietà alla nostra Virginia. Questa è l’informazione italiana. Nel 2016 ha perso il 16,3% dei suoi lettori rispetto al 2015. Il 2017 è appena iniziato». Replica Luigi Di Maio, «Non so se sia sessismo o semplice idiozia, in ogni caso mi fa schifo. La mia solidarietà a Virginia Raggi. La stampa ha superato ogni limite». A sorpresa arriva la difesa strenua anche del Pd, con il presidente Matteo Orfini che rilancia: «Questa prima pagina fa semplicemente schifo. Solidarietà a Virginia Raggi», mentre il gruppo dem in Campidoglio fa uscire una breve nota in cui afferma come «Da Libero squallida e volgare aggressione sessista contro Sindaca. Solidarietà per Virginia Raggi. Disgusto per becero falso giornalismo».
I casi di Salvatore Romeo e di Paolo Berdini, per Virginia Raggi si aggiungono a quelli molto pesanti in termini penali di Paola Muraro e soppiatto Raffaele Marra: la giunta M5s del Comune di Roma non vive giorni semplici con continui attacchi esterni e interni, dopo le 3 indagini a carico del sindaco che hanno oggettivamente scoperchiato una situazione di tensione in atto da mesi, ovvero dalle dimissioni del capo personale Carla Raineri. Proprio con quella uscita di scena nascono tutti i problemi in seno al Campidoglio: basta rileggere il memoriale della stessa dimissionaria Raineri per capire qualcosa di più degli schizofrenici fatti di questo inizio 2017. «Appena insediata in Campidoglio, il 29 luglio 2016, ho subito avvertito intorno a me una crescente ostilità. Ostilità sia perché occupavo una casella cui palesemente ambivano altri soggetti molto cari alla Raggi (Frongia, Romeo, Marra) sia perché, da subito, mi sono scontrata con la sindaco sulla procedura di nomina di Romeo, da me ritenuta assolutamente illegittima, e sulla indisponibilità di trattenere Marra nel Gabinetto. Mi sono quindi progressivamente trovata collocata (direi letteralmente schiacciata) tra Romeo e Marra. La sindaco, per limitare le mie prerogative, ha immediatamente concepito una Segreteria particolare, che era in realtà il “vero Gabinetto”, a capo del quale ha posto Romeo». Fa impressione a rileggere oggi quanto detto dalla Raineri, visto quanto capitato proprio a quel “raggio-magico”. Da ultimo il caso Paolo Berdini che con le sue parole durissime sulla giunta di cui fa parte ha assestato un colpo mica da ridere alla considerazione della Raggi all’interno del Movimento 5 Stelle, figuriamoci negli elettori romani. È notizia di ieri di un’apparizione semi-segreta del possibile successore all’assessorato Urbanistica al Campidoglio: si chiama Emanuele Montini, uomo fidato del vicesindaco Daniele Frongia e potrebbe diventare il nuovo assessore alla Urbanistica dopo le dimissioni di Berdini, respinte con riserva dalla Raggi. Le indiscrezioni dell’Ansa mostrano come il suo nome «rischia di creare ulteriori crepe all’interno del Movimento, già in difficoltà per tutti i passi falsi della Raggi e del suo staff. Coordinatore nazionale di Italia Nostra e capo del legislatico del gruppo M5S (e un passato di un certo peso all’interno della giunta Rutelli)». Crepe intano all’interno della Giunta stessa, con le verifiche al lavoro di Berdini, specie sullo stadio della Roma (altro tormentone in queste ultime settimane), che non sono piaciute ad alcuni membri dello staff di Virginia Raggi.
È un tiro incrociato ormai: Virginia Raggi e la sua giunta di nuovo sotto accusa, questa volta dalle parole dell’ex assessore Paola Muraro, responsabile con il suo avviso di garanzia di un lungo tira e molla in Campidoglio (e nelle opposizioni) per chi voleva le dimissioni dell’ex assessore all’Ambiente e chi invece la difendeva strenuamente. Alla fine, dopo l’arrivo effettivo dell’avviso di garanzia, la base del Movimento avrebbe prevalso facendo dimettere la Muraro, che oggi in qualche modo si toglie qualche sassolino. «È una guerra tra bande, non lavorano per Roma. Sono delusa ed amareggiata – aggiunge – non rivoterei Virginia. Resterei a casa», sono le prime parole della assessore dimissionaria dopo l’ennesimo caso che ha coinvolto la giunta M5s, con l’audio di Paolo Berdini. Nell’intervista al Messaggero la Muraro va anche oltre il caso Berdini: «sono cose che Berdini ha sempre detto, anche in giunta davanti a tutti. Pure di me parlò in quei toni, so che chiese le mie dimissioni se fossi stata indagata. Ma poi si è scusato. in questa giunta manca coerenza. Mancano soprattutto delle risposte a chi ha votato Cinquestelle. Prima avevamo un programma che era considerato come un vangelo, ora non mi sembra più così». Poi l’attacco finale al “Raggio Magico” con Marra, Frongia e Romeo, oltre ovviamente al sindaco Virginia Raggi: «Questo gruppetto di fedelissimi aveva fatto la campagna elettorale con la sindaca. Si erano creati rapporti effettivamente molto stretti. E la sindaca si è appoggiata a loro. Alla fine è stato un errore. Alla luce di questi fatti anche io non so più con chi ho parlato. Sa, a Roma si fa fatica a capire di chi ci si può fidare…». Sarebbero pi i vertici del Movimento 5 Stelle ad aver impedito alla Raggi di respingere anche le dimissioni della Muraro, riporta l’ex assessora ancora ai colleghi del Messaggero: arriveranno repliche ufficiali? (Niccolò Magnani)