Rino Formica vede le cose con distacco. E’ il suo pregio e l’analisi va più lontano. Per l’ex ministro socialista, Renzi non è in grado di sfiduciare il governo perché i giochi che contano si svolgono ormai altrove. E Gentiloni potrebbe averlo capito di più e meglio del segretario fiorentino.
Renzi ha detto a Padoan che la manovra aggiuntiva non serve. E’ l’inizio di una campagna contro il governo per mandare a casa Gentiloni?
Renzi non è in condizione di farlo. Assistiamo a un dibattito che esprime atteggiamenti contingenti, schieramenti e contro-schieramenti improvvisati di forze, tatticismi all’insegna dell’incertezza e dell’assenza di visione politica. Difficile dare a tutto questo un valore razionale.
E che cosa avrebbe invece valore razionale, Formica?
La sentenza della Corte costituzionale ha recepito al suo interno l’orientamento della massima istituzione italiana, vale a dire la presidenza della Repubblica, a fissare il criterio dell’omogeneità delle leggi elettorali. Con ciò ha stabilito un principio forte, quello della pari dignità e dei pari compiti di Camera e Senato.
Quindi?
La Corte ha dettato l’agenda politica del 2017. Insieme alla legge elettorale, che non deve contrastare la formazione di maggioranze dello stesso orientamento politico, si pone un problema: l’aggiustamento dei regolamenti interni delle camere per accelerare il processo formativo delle leggi.
Intanto si stanno muovendo le pedine di quella che assomiglia a una grande campagna elettorale europea. Merkel e Draghi si sono alleati per per contenere i populismi continentali.
Quella del fronte europeista contro il cosiddetto schieramento populistico è una semplificazione contingente e poco adatta alla realtà. Quest’ultimo è troppo variegato per essere racchiuso sotto una sola etichetta. C’è l’anti-sistema, ma anche l’opposizione alla trasformazione dell’Europa in un’entità politica: sono cose diverse.
Come sarà questo 2017?
Un anno di riflessione per vedere quello che avverrà nelle elezioni francesi e tedesche, ma soprattutto per capire bene come evolverà la politica estera degli Usa.
Trump ha mostrato le sue carte molto rapidamente. Perché?
Perché deve fare una cernita tra ciò che va subito scartato e ciò che va approfondito, sia da parte dell’opinione pubblica americana sia delle resistenze presenti nel mondo. Mettendo sul tavolo tutti gli argomenti, può misurare qual è la forza delle reazioni avverse.
Il presidente americano ha detto che l’euro è uno strumento al servizio della politica economica tedesca. Una dichiarazione che, unita alla svolta di Trump, esprime un chiaro programma, non trova?
E’ uno sviluppo che dipende molto dall’Europa. Come ha risposto la Germania all’insinuazione di Trump, che tale non è perché è un discorso che in realtà si fa da anni? Con l’architettura di una Europa a più velocità. Ci saranno probabilmente due aree di integrazione economica e due aree monetarie.
E chi decide chi sta dove?
Decideranno i sistemi economici, sociali e politici più forti. Il vero rischio è che in Europa si formino blocchi pre-1915. Un blocco occidentale e un blocco centrale. Con in più una variabile indipendente, sulla quale occorrerebbe riflettere di più.
Ci lasci indovinare: La Gran Bretagna.
La Gran Bretagna non è uscita dall’Ue per isolarsi dall’Europa: è uscita dai vincoli troppo stretti imposti dall’Ue per instaurare nuove relazioni bilaterali con i paesi dell’Unione. Tutto questo non sarà ininfluente nel riordino della politica europea.
Un blocco occidentale e un blocco centrale nel nuovo probabile riassetto europeo, ha detto. Un blocco mediterraneo no?
Quello mediterraneo non è mai stato un blocco a sé: è sempre stato anglo-mediterraneo. Perciò dico: attenzione alla politica della Gran Bretagna. Essa storicamente ha sempre avuto due paesi ai quali ha guardato con estremo interesse nell’area: la Grecia e l’Italia.
Gentiloni incontrando Theresa May ha parlato di negoziato post Brexit “amichevole e costruttivo”.
Gentiloni ha capito la situazione. All’interno della sinistra italiana, del mondo cattolico, ma anche dell’area democratica liberale vi è sempre stato un “partito inglese”.
Questo partito è morto o è vivo?
Se era in sonno si sta svegliando. Sarà questo da ora in poi il tema determinante. I partiti politici in Italia si sono modellati sulla prima repubblica, ma domani prenderanno una veste e un corpo diversi. Saranno la politica internazionale e le strategie dei paesi forti in Europa a ridefinirli e a determinarli.
Se Angela Merkel perde?
Se la Merkel perde, bisogna vedere chi vince. Se dovesse vincere una sinistra-sinistra, può prendere forza la tentazione di guardare ad est. La Germania ha sempre avuto due tentazioni: una, maggioritaria, che guarda al mondo slavo e l’altra, liberale e democratica ma minoritaria, rivolta al mondo atlantico. E questo sia nella sinistra che nel centro democratico.
E il partito dell’austerity?
Tra qualche anno non ci sarà più la discussione sul rigore o meno. Il rigore nasce come camicia di forza per aggregare paesi con tentazioni diverse. Ma quando prevarranno la disgregazione e il rompete le righe, i più forti faranno una politica espansionistica e i più deboli ne pagheranno le spese.
Marine Le Pen può vincere in Francia?
Non credo, perché Le Pen difende un’idea vecchia della grandeur francese, una grandeur senza la grandezza di De Gaulle e soprattutto senza il certificato della guerra vittoriosa. E’ probabile che prevalga il magma che sostiene Macron.
(Federico Ferraù)