++Direzione Pd approva mozione della maggioranza: “vince” Renzi, assembrlea nei prossimi giorni per decidere la data del Congresso++

La Direzione Nazionale del Pd si concluderà probabilmente con un voto su due mozioni presentate: la prima, quella della maggioranza che sta con Renzi, proporrà di convocare immediatamente l’assemblea del Pd per indire subito il Congresso. La seconda invece, della minoranza, chiede tempi più lunghi per un congresso che potrebbe tenersi tra settembre e ottobre; forte divisione interna come stanno dimostrando anche gli ultimi interventi in Direzione dopo le parole iniziali di Matteo Renzi. Delrio ha sottolineato come «Il congresso non è una sfida ma una necessità e un dovere. E’ una necessità perché abbiamo bisogno di riposizionarci, di prendere in mano una discussione collettiva. Spero che coloro che si candidano abbiano la forza e la capacità di mettere in campo idee nuove, di radunare gli intellettuali migliori di questo Paese». Di contro, Michele Emiliano replica guardando in faccia il segretario: «Io escludo che nel tuo ragionamento si possa andare al congresso ad aprile, un congresso ad aprile senza conoscere la legge elettorale, è una di quelle cose che fa rischiare la scissione. Io e te possiamo condividere che chiunque vinca sostenga l’altro. In alcuni momenti sei sembrato lontano e hai dato l’immagine di un partito lontanissimo dalle persone. Tu, o il segretario che ti succederà, devi rappresentare queste persone».



Concluso l’intervento di Matteo Renzi alla Direzione Nazionale Pd di questo pomeriggio, sono ancora in corso tutti gli altri interventi da Cuperlo fino alla Serracchiani, da Bersani fino ad Emiliano che si è anche candidato ufficialmente alla segreteria dem. Il Congresso si farà e sarà prima delle elezioni, piccola vittoria dunque per la minoranza dem che spingeva per questa soluzione. «Non voglio scissioni. Ma se deve essere sia una scissione sulle idee, senza alibi, e non sul calendario. Ho un’idea alta del congresso e ancor di più della scissione. E’ un momento drammatico che mette in subbuglio i sentimenti. Discutiamo le linee politiche e poi ci dividiamo. Mai avrei pensato a una discussione sul calendario: o si fa il congresso prima delle elezioni o è scissione. E’ una specie di ricatto morale e sono allergico ai ricatti», ha detto Renzi sul finire del suo intervento. Bersani ha invece rilanciato sulla questione Elezioni: «Prima di tutto il Paese. Quindi la prima cosa che dobbiamo dire è quando si vota. Comandiamo noi, possiamo lasciare un punto interrogativo sulle sorti del nostro governo? Non possiamo o mettiamo l’Italia nei guai. Io propongo che diciamo non solo il 2018, ma garantiamo davanti all’Europa, i mercati, gli italiani, la conclusione ordinaria della legislatura. Non possiamo parlare come la sibilla, lasciare la spada di Damocle sul governo per cui ci si aspetta che si dimetta in streaming…».



Non ha mai usato la parola “dimissioni” nel suo intervento alla Direzione Nazionale Pd, appena concluso: Matteo Renzi non strappa, ma lancia come sempre grosse o piccole punzecchiature ai vari leader della minoranza, tutti presenti per la Direzione ancora in corso in questi minuti (parola a Cuperlo subito dopo il segretario). «Facciamo il congresso, si chiude un ciclo alla guida del partito», afferma Renzi a metà del suo intervento facendo capire che si va verso la dismissione della sua segreteria per poter convocare “prima delle prossime elezioni, di cui non decido io la data” il vero Congresso Pd. Norme saranno le stesse del 2013, ma le ufficiali dimissioni non sono giunte in questa occasione come in tanti invece si aspettavano: «Credo che sia buon senso da parte di chi ha responsabilità di conduzione di una comunità accettare l’invito a fare il congresso prima delle elezioni». In questo senso pare ormai scontato il tramonto delle elezioni anticipate, si terranno nel 2018 quasi sicuramente con il Congresso che probabilmente avverrà ad inizio autunno. «Non possiamo più prendere in giro la nostra gente – ha detto in un altro passaggio – potete prendere in giro me ma non la nostra gente. Nel pieno rispetto dello statuto, con le stesse regole dell’ultima volta” si faccia il congresso. “Così che non si discuta da domani sulle regole. Ma torni la politica», conclude Renzi invitando i suoi prossimi sfidanti e chiamandoli per nome alla sfida leale nei prossimi mesi congressuali, Enrico Rossi, Roberto Speranza e Michele Emiliano.



È scattata la Direzione Nazionale del Pd a Roma con l’intervento del segretario Matteo Renzi che ancora in questi minuti sta conducendo i punti principali delle sue proposte. Inizio “soft” con un’analisi generale sullo stato di Europa, Stati Uniti ed Italia in questo difficile periodo di austerity, migranti e terrorismo praticamente in tutto l’ìOccidente. Dopo la premessa del presidente Orfini – «Questa direzione terminerà con un voto sulla relazione del segretario e come sempre cercheremo di fare in modo che tutti possano partecipare al voto e quindi di non allungare troppo i tempi» – Renzi ha preso la parola. «Dal giorno dopo del referendum la politica italiana ha messo le lancette indietro. Il Pd ha ricominciato con discussioni dure e autoreferenziali. Non ci si domanda più dove va il paese ma quando si fa il congresso. Basta. Diamoci una regolata tutti insieme. Non e’ immaginabile che tutto rivenga messo in discussione». Poi l’affondo alla minoranza e a tutto il Partito Democratico: «Per me la scissione è un momento traumatico, un momento drammatico. Non ho mai immaginato si potesse arrivare ad una scissione sul calendario. Credo sia buon senso da parte di chi ha responsabilità di conduzione di una comunità, accettare l’invito a fare il congresso prima delle elezioni. Io non voglio scissioni. Se le voglio, le vorrei sulle basi delle idee. Vorrei fosse una scissione senza alibi, non sul calendario».

La direzione Nazionale del Pd in questi minuti si sta riunendo a Roma con tutti i vertici più importanti della segreteria e delle varie correnti interne di minoranza. Molto atteso ovviamente l’intervento di Matteo Renzi che scioglierà i mille dubbi circolati in queste ore della vigilia sui temi più nodali, come elezioni, governo, legge elettorale, congresso e primarie. Sull’Unità però, in questi minuti è uscito un breve articolo di commento del collega Mario Lavio esperto di casa Pd e dintorni e i rumors che fa circolare sono nuovi rispetti a quelli di questi giorni: «Non è detto che Matteo Renzi rassegni oggi le dimissioni alla Direzione del Pd. Potrebbe farlo sabato alla Assemblea Nazionale che la riunione di oggi dovrebbe convocare. Alla Assemblea non resterebbe che prenderne atto e non eleggere un nuovo segretario ma istituire una commissione congressuale guidata dal presidente dell’Assemblea Matteo Orfini insieme ai vicesegretari Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani, naturalmente con la presenza delle minoranze interne». Che sia la “direzione” che prenderà la Direzione dem di oggi? La partita congressuale dovrebbe comunque essere il vero fulcro della giornata di oggi: resta però da capire come e in che modo le minoranze prenderanno le proposte di Renzi. La partita si apre.

Nella Direzione Nazionale del Pd in vista tra poco meno di un’ora, saranno presenti anche il premier Gentiloni e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, invitato direttamente dal segretario Renzi. Ci sarà ovviamente anche il governatore della Toscana, Enrico Rossi, il primo in ordine di tempo ad aver sfidato ormai mesi fa Renzi per il prossimo Congresso che eleggerà il nuovo segretario: ci sarà e ha già annunciato la sua linea, che dovrebbe essere presentata in un intervento specifico. «Si dimetta, come fece Bersani. E si vada a un congresso vero e lungo, con un segretario di garanzia. Per definire la situazione, potrei usare un termine da presidente emerito: aberrante, da una parte, per il modo in cui reagisce Renzi, con la coazione a ripetere della personalizzazione. Dall’altra, per il modo in cui molti spingono per la rottura», scrive Rossi sul Corriere della Sera. Il Governatore prosegue nelle parole non proprio tenere nei confronti del suo attuale segretario: «Renzi si lamenta perché sono due mesi che viene tambureggiato. Si vuole un clima più disteso. Bene, segua il percorso indicato e così lui suonerà i tamburi, noi le campane, e tornerà un clima più disteso. Il suo percorso, precisa, parte dalle sue dimissioni, invece mi pare che Renzi spinga per rifare la conta subito, per personalizzare ancora. Un gioco disperato».

E se alla fine l’unica vera “speranza” della minoranza dem dopo la Direzione Nazionale Pd di oggi pomeriggio, si chiamasse Paolo Gentiloni? Fuori dagli schemi della leadership del Partito, tendenzialmente stimato da quasi tutti i capicorrenti dem, da Renzi fino a Bersani, l’attuale premier nato quasi per caso in quel ruolo dopo il fallimento del referendum renziano, potrebbe non limitarsi a portare a termine la legislatura. Ma prendere ad esempio parte attiva anche nella prossima: rarissimi sono stati i casi in passato di un premier che resiste tra una legislatura e l’altra, ma Gentiloni (che finora non ha dimostrato particolare interesse di ambizione per gli anni a venire con ruoli importanti nel partito) potrebbe rafforzarsi nei prossimi mesi. Come riporta l’Espresso questa mattina, «se l’ipotesi del voto anticipato dovesse definitivamente tramontare: con Renzi impegnato in una gara congressuale per la leadership del Pd la guida del governo resterebbe solidamente nelle sue mani. Renzi in prima persona potrebbe preferirlo a tanti altri candidati più ostili. Salvo accorgersi che il politicamente fragile Gentiloni, l’uomo che non esprime leadership, dopo un anno di governo potrebbe rivelarsi inamovibile». Se tra i tanti litiganti dunque dovesse essere proprio Gentiloni l’uomo forte da opporre a Renzi, che vuole il voto subito come quasi nessun altro all’interno del Pd?

Il punto è sempre il medesimo: anche e soprattutto in vista della Direzione Nazionale Pd dove effettivamente dovrà esserci una resa dei conti da tempo attesa, la leadership del segretario Renzi è il punto di massima discussione. Purtroppo le dinamiche e correnti interne non aiutano ad un clima “sereno” sui temi di massima importanza del Paese, e la lotta tra correnti fanno assomigliare sempre più il Partito Democratico agli ultimi anni della Democrazia Cristiana. Oggi ci sarà un cambio di passo da parte di tutti? Ognuno fa i suoi calcoli, li fa il segretario tentato dalle dimissioni per poter andare in tempi rapidi a Congresso e legittimazione popolare (è sempre convinto che la base lo seguirà, altro punto che meriterebbe discussioni assai ampie) e li fa ovviamente la minoranza del Partito Democratico che oggi alla Direzione attende di vedere quali passi farà Renzi. Intanto però continua il fuoco incrociato: “Una campagna elettorale con l’immagine di Renzi come leader del Pd per noi sarebbe una rovina”, afferma il candidato al Congresso Michele Emiliano. Spero che il congresso non si riduca alla “domenica dei gazebo” e chiedo che il segretario si faccia garante dell’unità del partito, ha invece voluto sottolineare Gianni Cuperlo. Mistero su Bersani che non si sa se sarà presente alla Direzione Pd delle 14.30 mentre prosegue l’attacco di D’Alema che, qualora Renzi non facesse un passo verso la conciliazione e l’unità del Partito, ha già dichiarato la volontà di scissione. Il guazzabuglio è servito…

Le ultime ore di vigilia prima della Direzione Nazionale del Pd, le cronache attorno al Partito Democratico (che oggi dovrà decidere su Congresso, Primarie e probabilmente anche periodo per le nuove Elezioni Politiche), si riuniscono nella lettera anticipata dall’Ansa che il segretario Matteo Renzi invierà ufficialmente a tutti gli iscritti al termine della Direzione del Partito oggi pomeriggio. «Per rilanciare l’idea del Pd come “motore del cambiamento” in Italia e in Europa, abbiamo bisogno di due cose: un grande coinvolgimento popolare e una leadership legittimata da un passaggio popolare. Ma abbiamo anche bisogno che chi perde un congresso o le primarie il giorno dopo rispetti l’esito del voto», è uno dei passaggi più importanti della missiva scritta per tutti gli iscritti al Pd. Non ci sono anticipazioni su possibile Congresso anticipato o primarie preventive, ma di certo un tentativo, l’ennesimo, di cambio di passo. «Dobbiamo rilanciare, con energia e entusiasmo, l’idea del Pd come motore del cambiamento, in Italia e in Europa». Il segretario prosegue osservando che «non possiamo lasciare l’Europa al lepenismo e al populismo. Dobbiamo avanzare le nostre idee e far sentire alta la voce dei nostri valori, dei nostri ideali ma anche delle nostre proposte concrete». Resta da capire se all’invito di Renzi oggi ci sarà una risposta univoca o se la giornata del 13 febbraio 2017 sarà ricordata come l’inizio della maxi scissione all’interno del Pd. La resa dei conti, quella vera, pare sia arrivata…

A partire dalle ore 14:30, questo pomeriggio la Direzione nazionale del Pd si riunirà a Roma per un appuntamento a porte chiuse ma che sarà trasmesso in streaming tramite vari canali (dal sito del partito alla sua pagina Facebook, fino al sito dell’Unità). Quella odierna sarà un’occasione per chiarire finalmente molti argomenti ancora ricchi di ombre e sui quali si basa il futuro del nostro Paese. Intanto, alla vigilia della Direzione, non sono mancate le ipotesi su cosa attendersi dall’importante appuntamento del primo pomeriggio odierno. Come rivela IlPost.it, secondo molti osservatori politici oggi l’ex premier Matteo Renzi potrebbe presentare le dimissioni e puntare a un congresso lampo per ottenere una nuova legittimazione che lo porterebbe dritto alle elezioni. Secondo le stime emerse dai maggiori giornali, il congresso per l’elezione del nuovo segretario potrebbe avvenire entro il prossimo maggio. Dubbi sul voto nazionale: le elezioni potrebbero avvenire quest’anno oppure nel 2018, al termine della legislatura. In tal caso, quale sarebbe il sistema elettorale da adottare e il tipo di coalizione? Dubbi anche su questo aspetto cruciale, così come sull’approccio relativo all’attuale governo Gentiloni. La Direzione nazionale del Pd, dunque, rappresenta esattamente il luogo nel quale si dovrebbero prendere le decisioni sulla linea, le scelte e l’indirizzo politico.

Oggi è la grande giornata della Direzione Nazionale del Pd dove il partito Democratico dovrà sciogliere tutti gli ultimi nodi su temi decisivi, in quanto primo partito di maggioranza del Governo: elezioni anticipate o fine legislatura, legge elettorale, ma soprattutto leadership interna. Ed è proprio su questo punto che il Pd si è spaccato una volta di più in queste ultime ore della vigilia, con le indiscrezioni su possibili dimissioni del segretario Matteo Renzi per poter dar via così subito al Congresso (i termini tecnici stabiliti per lo statuto danno comunque almeno 4 mesi dal giorno dell’indizione fino all’effettivo Congresso Nazionale). «Ancora una volta diversi quotidiani attribuiscono al segretario del partito democratico dichiaraziomi e virgolettati che non ha mai fatto, nè reso ai giornali. Virgolettati, dunque, che sono smentiti. Come è noto, Renzi interverrà e parlerà domani nella direzione del Pd», diffusa la nota ufficiale del Pd dopo le correnti che davano Renzi vicino all’addio per poter sorprendere una volta di più la minoranza del suo partito.  Il governatore toscano Enrico Rossi indica come ci si dovrebbe arrivare al Congresso: “Renzi dia le dimissioni, come ha annunciato di dare, come ha già fatto Bersani, poi una segreteria di garanzia come quella di Epifani che ci porti a fare il congresso e a discutere sulla linea politica”. Al momento però Renzi non ha detto nulla, anzi ha mandato avanti il suo fedelissimo, nonché vicesegretario dem, Lorenzo Guerini: «Finiamola con polemiche inutili che non fanno bene al Pd, si è superato il livello di guardia. si terrà una direzione in cui il segretario dirà in modo chiaro la prospettiva che intende proporre al partito e al Paese. Da lì, dalla proposta che verrà avanzata ognuno, mi auguro, assumerà responsabilmente una posizione chiara. A dicembre ci è stato chiesto di non fare subito il congresso, poi no elezioni senza congresso, poi no alle primarie, poi sì al congresso ma non “troppo anticipato”. Ora spunta la segreteria di garanzia. A tutti vorrei rispondere così: se si anticipa il congresso lo si anticipa davvero, senza formule fantasiose, ma con le procedure e la strada indicata dallo statuto e cioè convenzioni nei circoli e poi elezione del segretario con primarie aperte. Punto».

La Direzione nazionale del Partito Democratico si riunisce oggi lunedì 13: l’appuntamento è a partire dalle ore 14.30 presso il centro congressi ‘Roma Eventi’. I lavori della Direzione nazionale Pd si svolgeranno, come sempre, a porte chiuse. Saranno però trasmessi in diretta streaming video sul sito del Partito Democratico, www.partitodemocratico.it, su www.unita.tv e sulla pagina Facebook del Pd. Sarà l’occasione per arrivare a un chiarimento all’interno del Partito? Sulle polemiche interne al Pd, nella sua Enews di lunedì scorso 6 febbraio, Matteo Renzi ha chiarito: “Siamo pronti a qualsiasi confronto pubblico e democratico che sia rispettoso delle regole e dello Statuto interno. Accettare le regole e il risultato di un congresso o delle primarie è il primo passo per rispettare una comunità; e come ci insegna la storia anche recente, non sempre è accaduto. Di tutto questo discuteremo lunedì 13 febbraio nella direzione già convocata”. L’ex premier ha sottolineato poi di aver chiesto alla presidenza del partito di allargare gli inviti alla Direzione nazionale del Pd anche a tutti i parlamentari e tutti i segretari provinciali: “Almeno ci parliamo chiaramente, in faccia, di tutto. Rigorosamente in streaming, sia chiaro. Ma fino ad allora occupiamoci dei problemi veri, non delle risse interne”.

Chiede un “confronto di sostanza” Roberto Speranza all’interno del Partito Democratico che oggi si riunisce nella Direzione Nazionale. Il leader della minoranza Dem, in un’intervista a La Repubblica sabato scorso, ha infatti sottolineato che con un congresso lampo per andare al voto a giugno resterebbe il rischio scissione all’interno del partito: “il Pd non sarebbe più il Pd. Sarebbe come far finta che non esistono tanti nosri elettori che non sono rappresentati e si sentono già fuori dal Pd. In questo caso la situazione non sarà più recuperabile”. Speranza chiede “un congresso vero”, non “una sfida tra figurine Panini con le faccine di Renzi o Speranza. Dobbiamo riempire questo appuntamento di sostanza”. Dunque per il leader della minoranza Dem “va avviata la macchina nel modo più opportuno” per poi “valutare i tempi secondo lo schema che abbiamo in mente: non è irrilevante immaginare una legge elettorale con le coalizioni o con un meccanismo diverso”. E c’è anche da tener conto dell’ “l’improvvisazione” nel Pd di chi “passa dalla legge più maggioritaria del mondo al meccanismo più proporzionale possibile”.