Minaccia scissione? Secondo Pier Luigi Bersani è già avvenuta: «Da Renzi dopo averlo sentito ieri non me lo aspetto. Ma da chi è intorno a lui sì. Chi ha buonsenso è il momento che ce lo metta perché siamo a un bivio totale e andiamo incontro a problemi molto seri”. “Voglio bene al Pd fino a quando è il Pd. Ma se diventa il Pdr (partito di Renzi, ndr) non gli voglio più bene». Questo è il frutto di una chiacchierata di Bersani in Transatlantico con i cornisti presente, il giorno dopo la Direzione del Pd che ha fissato nella imminente assemblea dem la data da fissare del Congresso in tempi brevi e non lunghi e ragionati come chiesa invece la minoranza. «La scissione è già avvenuta. E io mi chiedo come possiamo recuperare quella gente lì», riferisce Bersani raccontando come la base del partito, gli iscritti e i militanti semplici, sono già stacchi, fuggiti da Renzi o rinsaldati dalla svolta rottamatrice del segretario uscente. Bersani è dato come assai irritato per l’ennesimo colpo di mano del giovane Renzi, accusato di essere un continuo “pugno in faccia del nostro segretario, due dita negli occhi e zero possibilità di dialogo”.
Ma ora che si fa? Il rischio scissione nel Pd dopo le parole di Renzi ieri in Direzione sono state sottolineate a Bersani e Speranza, i due leader della minoranza dem che ora meditano di non presentarsi in Assemblea nel weekend per fissare la data del Congresso da qui a qualche mese. Secondo Bersani, innanzitutto bisogna garantire l’ordinaria amministrazione di questo governo: «Non si può lasciare aperto questo interrogativo sulla durata della legislatura e su quando si va a votare. Bisogna riconnettersi con il Paese e invece qui si parla ancora dei capilista bloccati», dice l’ex segretario dem. «Se perdiamo questo treno andiamo incontro a una roba sgradevole. Non accetto che siamo un partito che lascia un punto interrogativo su quello che facciamo, stiamo parlando di far dimettere Gentiloni in streaming. Non è possibile», spiega un irritato Bersani, ribadendo anche quanto affermati ieri all’uscita dalla Direzione. «no a un congresso cotto e mangiato con una spada di Damocle sul nostro governo mentre dobbiamo fare la legge elettorale e mentre dobbiamo fare le elezioni amministrative. Non è il messaggio giusto da dare al Paese. Siamo il partito che governa, dobbiamo garantire che la legislatura abbia il suo compimento normale». (Niccolò Magnani)