Un Movimento diviso, spaccato? Il caso Virginia Raggi nel Comune di Roma, sotto tutti i suoi aspetti, ha fatto di certo emergere le due profonde anime diverse dei Cinque Stelle: gli “statisti” e i “movimentisti” che questa mattina sul caso dello stadio di Roma sono emersi in maniera evidente. L’attacco della Lombardi, una delle più grandi rappresentanti dell’anima “movimentista” è stato “seccato” dalla replica sul blog Cinque Stelle; nel pomeriggio però la Lombardi non solo non ci sta, ma rilancia ancora una volta, sempre su Facebook. «I miei dubbi sul progetto dello stadio di Roma sono esattamente gli stessi evidenziati da Virginia Raggi nel post apparso due giorni fa sul blog di Grillo. Verso la giunta e l’amministrazione del Campidoglio da parte mia c’è il massimo sostegno». Insomma, non certo una replica “serena” e tra l’altro controcorrente, visto che da sempre nel M5s romano la sfida è tra le due nemiche-rivali Lombardi e Virginia Raggi: aver scelto la posizione della stessa sindaca sottolinea un forte tentativo di “strappo” dalle posizioni eterodosse del Movimento di Grillo e Di Maio.
È un fiume in piena quella Carla Raineri, ex assessore dimissionario della Giunta M5s di Virginia Raggi, che scrive oggi al Fatto Quotidiano sui tanti casi sospetti e sulle indagini al Campidoglio. L’ex assessore, con le sue accuse contro il cosiddetto “Raggio-Magico” vicini alla sindaca (Marra, Frongia, Romeo) ha di fatto dato il via alle indagini della Procura nello scorso autunno contro i vari casi sospetti in Campidoglio. Oggi scrive così, con un mittente subito esplicitato: «il Dott. Cantone non si è preoccupato né in quell’occasione, né successivamente, di acquisire la mia versione, nonostante la decisione riguardasse la mia nomina. Sulla erroneità delle valutazioni effettuate dall’ANAC ha già fatto giustizia il provvedimento della Corte dei Conti; ma il punto principale è che Cantone si è arrogato una competenza che non gli spettava né per legge, né per regolamento, sulla nomina del Capo di Gabinetto ed ha reso il parere con sorprendente rapidità, senza effettuare alcuna istruttoria». La Raineri è una furia e ci chiede perché il parere su di lei è arrivato immediato mentre su Romeo è arrivato dopo qualche mese. La sua ipotesi formulata è molto grave e rileva un presunto conflitto d’interessi con il fratello di Raffaele Cantone, ricordiamo capo dell’Anac (anticorruzione), così come riferito nella lettera in conclusione: «Peccato che Cantone non abbia ravvisato nella delibera di nomina di Salvatore Romeo posta alla sua attenzione – come invece io ed altri ravvisammo all`epoca, tanto che non vi apposi il visto – una evidente ipotesi di abuso d`ufficio. Ipotesi ora contestata dalla Procura. Ed auspico che il Presidente Cantone possa riflettere anche sui possibili conflitti di interesse in riferimento agli incarichi di suo fratello, l`avv. Bruno Cantone, che, come è emerso dalle recenti indagini condotte dalla procura di Napoli sul caso Consip di cui ha riferito la stampa, assiste aziende ed imprese partecipanti a gare di appalti pubblici (fra cui la Romeo Gestioni di Alfredo Romeo) soggette, in quanto tali, alla vigilanza di Anac». Una lettera che farà discutere e di cui Raineri, a questo punto, dovrà ovviamente render conto.
Ancora lo stadio di Roma e ancora uno scontro sul sindaco Virginia Raggi all’interno del Movimento Cinque Stelle capitoino. Nasce tutto da una nota su Facebook della pasionaria romana del Movimento, Roberta Lombardi, storicamente assai lontana dalla collega Virginia Raggi: scrive questa mattina, «Questa è Roma e io non ci sto a vederla martoriata per soddisfare la volontà di qualche imprenditore. Bisogna annullare subito la delibera sullo stadio. Mi auguro che l’amministrazione capitolina faccia la scelta giusta e chieda al proponente di avanzare un nuovo progetto che rispetti la legge e la Capitale». Niente delibera, o almeno, “il sindaco annulli tutto e si riparta da capo” afferma la Lombardi, provocando nel giro di qualche ora la dura reazione del suo partito che tramite il blog di Grillo fa sapere la linea ufficiale “da tenere”: «I parlamentari pensino al loro lavoro. Per le questioni inerenti le amministrazioni guidate dal MoVimento 5 Stelle gli unici titolati a parlare, in nome e per conto del M5S, sono gli eletti. Chiunque altro si esprime solo a titolo personale e come tale devono essere prese le sue dichiarazioni», firma Manlio Di Stefano, durissimo contro la collega Lombardi. La pasionaria M5s ribadisce che il suo è un «Sì allo stadio di Roma, ma non con questo progetto”. “Un milione di metri cubi e uno stadio, un solo stadio. Grattacieli, business park, l’equivalente di oltre 200 palazzi in una zona disabitata da secoli. Sapete perché? Perchè è a fortissimo rischio idrogeologico». Poi l’affondo finale, probabilmente quello responsabile della durissima reazione di Beppe Grillo: «questo non è un progetto per la realizzazione di uno stadio, questo è un piano di speculazione immobiliare che una società statunitense vuole portare avanti ad ogni costo in deroga al nostro piano regolatore, nell’esclusivo interesse di fare profitto sulle nostre spalle. E noi non possiamo permetterlo», conclude la Lombardi in pieno contrasto ormai con il sindaco Raggi e con larga parte del Movimento.
Non si placa la furia del Movimento 5 Stelle sul caso Virginia Raggi a Roma: gli attacchi e le informazioni pubblicate ogni giorni dai medi infastidiscono e non poco i grillini che già sono impegnati a cercare di districarsi tra i vari casi scoppiati in Campidoglio – l’ultimo solo in ordine di tempo, la terza polizza intestata da Salvatore Romeo alla Raggi -. Due giorni fa a “Quante Storie” il direttore di Repubblica ha spiegato la vicenda Virginia Raggi, dopo l’accusa del M5s di “giornalismo killer” da parte del leader grillino Luigi Di Maio per aver pubblicato le chat tra Raggi, Di Maio e Marra sempre all’interno della maxi confusione in giunta M5s. Ieri poi il direttore ha replicato con un video su RepubblicaTv per chiarire ancora meglio la difesa del suo quotidiano: ebbene, il Blog Cinque Stelle e poi lo stesso Di Maio hanno accusato Repubblica e Corriere per aver pubblicato chat “taglia e cuci” in cui Di Maio “sostiene” Marra con la Raggi dicendole che è un “servitore dello stato”. Il direttore Mario Calabresi però, di fronte a Corrado Augias ha spiegato in pochi passaggi la verità di questo presunto “taglia e cuci”: «il Movimento 5 Stelle fa killeraggio, altro che i giornali. Noi abbiamo pubblicato le chat in nostro possesso che la Raggi scambiava con Marra, perché presenti nel telefono dell’ex capo del personale M5s sequestrato quando è entrato in carcere. I Cinque Stelle hanno invece pubblicato le chat che Di Maio aveva mandato alla sindaca. Noi ovviamente e giustamente non abbiamo quel materiale, ci siamo limitati a dire quello che le nostre fonti hanno brillantemente riportato». Dunque, conclude Calabresi: «chi ha fatto il taglia e cuci allora? Noi o la Raggi?», spiega ironicamente il direttore di Repubblica.
È ancora scontro tra M5s e media, tra i difensori di Virginia Raggi e l’opinione pubblica che si interroga sui tanti, forse troppi, casi aperti in questi primi mesi di governo Cinque Stelle a Roma: da Marra a Muraro, da Berdini a Romeo, dalle indagini sull’ambiente e a quelle sulla corruzione, fino ai problemi di bilancio. I giornali sono sempre più critici con l’operato di Virginia Raggi e più ancora con l’opposizione da scontro a tutti i costi che pare costituire dai vertici del Movimento sempre più spesso. Ebbene, dopo la difesa di Repubblica sul caso delle chat tra Di Maio e la Raggi sul caso Raffaele Marra (qui sotto tutte le novità), arriva il contrattacco del blog a Cinque stelle che non le manda a dire al direttore Mario Calabresi. «Invece di chiedere scusa per il titolo falso sbattuto in prima pagina, in diretta web ha difeso gli articoli diffamatori di Carlo Bonini contro Luigi Di Maio e ha negato le menzogne che il suo giornale ha pubblicato per infangarlo, nonostante siano state smentite con tanto di prove». E poi ancora: «Calabresi dice che il messaggio tra Di Maio e Virginia Raggi pubblicato il 14 febbraio da Repubblica era l’unico a disposizione della stampa: quello avevano e quello hanno pubblicato. Quindi secondo lui per fare informazione è sufficiente pubblicare tutto ciò che arriva loro senza ulteriori verifiche. La pensano così anche gli altri colleghi di Calabresi? Sarebbe bastata una telefonata allo stesso Di Maio per scoprire che quei messaggi erano incompleti. Questa doverosa verifica non c’è mai stata e Calabresi non ci ha spiegato perché». Lo scontro è totale, la pazienza dei cittadini romani che assistono alla diatriba è forse ai minimi storici…(Niccolò Magnani)