Salgono le quotazioni di Luigi Di Maio tra i sondaggi politici ed elettorali di queste ultime settimane dopo le varie crisi interne al Pd e all’interno della maxi discussione sulla prossima legge elettorale che segnerà le dinamiche e gli scenari dei prossimi mesi prima delle elezioni politiche inevitabili dalla prossima primavera fino a febbraio-marzo 2018. Stando alle rilevazioni prodotte da Ipsos a fine dicembre 2016, scopriamo come i sondaggi su base diffusa e non solo tra gli elettori dell’ultimo referendum le speranze degli italiani per il prossimo governo vedono una guida tendenzialmente a Cinque Stelle. Al netto dei grossi problemi del Movimento a Roma con la Giunta Raggi, restano comunque in testa alla fiducia degli elettori rispetto ad altri governi, dal Pd fino al centrodestra: i sondaggi Ipsos inquadrano nel dettaglio la situazione futuro premier, scoprendo che per il 23% deve essere Luigi Di Maio a succedere a Gentiloni alle prossime elezioni. Per il 18% invece dovrà essere ancora una carica istituzionale a prendere quel ruolo, mentre per il 12% dovrebbe essere di nuovo Matteo Renzi a traghettare il Paese fuori dalla crisi in cui ancora versa e non solo a livello politico. Male invece Salvini, solo per il 9% sarebbe indicato come possibile nuovo premier, poco più di una figura di un “tecnico” in una riedizione del governo Monti.



Sondaggi impietosi in questo periodo per Matteo Renzi, che proprio non riesce ad uscire da un periodo abbastanza oscuro, seguito naturale della sconfitta dal referendum. Via dal governo, via ora anche dalla segreteria del Pd (ma si ricandida e potrebbe vincere a mani basse, con un partito però “monco” per la scissione della minoranza) e con un complesso rapporto con il nuovo capo del governo. Entrato come il suo “delfino”, Paolo Gentiloni ora risulta essere assai più gradito dell’ex premier fiorentino con i sondaggi politici sulla fiducia nei leader che mostrano un sorpasso tanto importante quanto “clamoroso”. Non tanto nei numeri ma nei simboli, con Renzi che doveva sfruttar Gentiloni per arrivare al più presto alle urne e che ora si ritrova un Governo molto simile al suo ma che viene stimato molto di più. L’unica vera differenza? Oltre ad un buon ministro degli interni come Minniti, è proprio Renzi-Gentiloni l’unica sostanziale novità: nei sondaggi Ixè si scopre che l’attuale premier porta via un 33% di preferenze nella fiducia personale, Renzi invece resta sul 30%; dietro di loro il vuoto, con Matteo Salvini e Giorgia Meloni al 23%. Ancora peggio il Movimento 5 Stelle che mette Di Maio e Grillo con un basso 18% e 17% che potrebbe preoccupare, molto più del 16% di Berlusconi ormai sempre di più “fuori” dai giochi di una autentica maggioranza di consensi.



Gli ultimi sondaggi politici elettorali il giorno dopo decisivo per il primo partito d’Italia, con l’Assemblea Nazionale del Pd e lo strappo Renzi-minoranza dem, sono ovviamente interlocutori e riportano rilevazioni con probabili “vecchie” tipologia di partiti alle elezioni. Se infatti tra una settimana si dovessero rifare questo sondaggi si porterebbe il rischio di avere non più un Pd diviso, ma scisso in almeno un altro gruppo che fa capo alla famosa minoranza dem. Prima di conoscere il destino della politica italiano, lato, Pd, guardiamo ai sondaggi che in un certo modo fanno capire come il vero problema futuro a cui tutti i partiti dovrebbero guardare non è la scissione, bensì l’unione in coalizioni più grandi. Il perché lo mostrano le intenzioni di voto e il calcolo dei seggi dei sondaggi di Emg Acqua: Pd davanti con 201 seggi conquistati ad oggi, M5s sale a 180 possibili seggi, mentre Lega Nord con 86 batterebbe Forza Italia, con 79 seggi alla Camera. Sinistra Italiana ne prenderebbe 22, Fratelli d’Italia 29 e Ncd ancora 21; nessuno però riesce così ad arrivare a 316 seggi, necessari per governare con una maggioranza seppur minima in Parlamento. Il futuro, come si può notare, è sempre più incerto…



La giornata di ieri ha forse visto consumarsi la definitiva scissione del Pd: i sondaggi politici negli scorsi giorni avevano già iniziato a paventare la possibilità con le ultime rilevazioni e intenzioni di voto, provando a chiedere agli elettori cosa potrebbe combinare il Pd senza la minoranza dei D’Alema, Rossi, Speranza ed Emiliano. Ancora non c’è stata la conferma ufficiale con l’atto di scissione dal Partito del segretario dimissionario Matteo Renzi, eppure i prossimi scenari elettorali rischiano davvero di vedere una sinistra che “ritorna alle origini” ovvero divisa in più realtà e formazioni politiche. Le nuove figure al momento potrebbero essere riassunti in due elementi: sono Massimo D’Alema, con la minaccia di scissione dal Pd e Giuliano Pisapia, con la sua corrente di Riformisti di sinistra i possibili “nuovi” volti della politica italiana in vista del ritorno alle urne. Le intenzioni di voto registrate dai sondaggi di Winpll – Scenari Politici vedono subito qualche novità interessante, con il Pd che resta davanti ma con calo vistoso, così come i Cinque Stelle. Ecco i risultati nel dettaglio: se ci fossero oggi le elezioni, il Partito Democratico senza parte della minoranza “fuggita” con D’Alema prenderebbe il 25,7%, davanti al M5s al 24,1%; centro destra pressoché pari alla norma, con Lega Nord al 12,9%, Forza Italia al 13,1% e Fratelli d’Italia al 4,5%. Ed ecco la novità: Sinistra Italiana si vede spolpata, al 1,8%, visto che la possibile lista D’Alema prenderebbe il 5,8% e quella di Giuliano Pisapia otterrebbe invece un 4,3%. Una fetta interessante che potrebbe segnare e non poco le alleanze e i possibili futuri accordi elettorali.