Diciamoci la verità e chiediamoci l’indomandabile: l’Italia è sull’orlo di una rivoluzione?
Certo in un paese di vecchi in ritiro dove i giovani vivono a pensione di nonni e genitori non c’è da pensare a barricate per le strade e molotov o altro contro la polizia (anche se quanto accaduto a Roma nelle ultime ore con ambulanti e tassisti sembrerebbe dire proprio questo). Ma nemmeno la società di oggi è come quella di un secolo fa e le rivoluzioni di adesso possono essere molto diverse da quelle di ieri.
Del resto in Cina per tremila anni si sono succedute una dopo l’altra dinastie e imperatori, lontane dai fatti del resto del mondo. Eppure nel 1911 l’ultimo imperatore è stato deposto e il paese è stato scaraventato fuori dal suo isolamento millenario nel centro della scena globale, come mai era accaduto nella sua storia. Un avvenimento appena un po’ meno tragico non è possibile in Italia?
Non si sta parlando di ipotesi accademiche o di logica astratta, ma di conti della serva. Secondo alcuni sondaggi Salvini e Meloni, eredi della vecchia destra estrema che oggi aborrisce gli immigrati e l’Unione Europea, sarebbero oltre il 20%. Grillo e i suoi del M5s sarebbero invece oltre il 30%. Cioè oltre il 50% degli elettori sono contro il sistema dei partiti tradizionali. A questi va aggiunto poi il numero feroce di coloro che si astengono, che in elezioni non troppo lontane sono stati circa il 50%.
Facendo un po’ di addizioni raffazzonate, sommando preferenze anti sistema e astensioni, possiamo pensare a un orizzonte dove oltre il 70% degli italiani sono stufi del momento attuale.
I conti trovano due conferme esterne. C’è la disoccupazione giovanile al 40% (significa che al sud è praticamente all’80%). Quindi semplicemente le famiglie (due genitori, quattro nonni) di questi ragazzi sono allarmati e facilmente si arriva a quel 70% di ira rivoluzionaria.
Inoltre la rabbia pare non avere alternative. La destra è spaccata in mille fazioni intorno a capi piccoli e grandi. La sinistra è in caduta libera, “unita”, si fa per dire, solo da chi vuole Matteo Renzi e da chi non lo vuole.
L’alternativa è il M5s, che non è un partito tradizionale, ma è invece organizzato come una setta, o meglio come i bolscevichi di Lenin.
Intorno, il mondo si sgretola e nessuno è interessato a sostenere un paese che si sfarina fra le dita come sabbia appena umida. Sembra il 1917 in Russia, dove i vincitori alla fine furono un componente minoritaria ma più organizzata e settaria, gli uomini di Lenin. È questo il futuro dell’Italia quest’anno o il prossimo?
In teoria la strada contro la rivoluzione oggi sarebbe sostenere il governo ed eventuali sforzi di spingere per un po’ di riforme, cercare di dare una forma alla destra o alla sinistra, e cercare un dialogo di sistema con il M5s o chi per loro.
Ma chi vuole la rivoluzione, o chi lavora per essa, non vuole fare prigionieri.
Gli altri, i “governativi”, litigano come se in palio ci fosse davvero da arrivare a guidare il paese, come nel recente teatrino del congresso del Pd. Il problema è che mentre quelli litigano e gli altri si “armano” per la rivoluzione, il paese pare sull’orlo di scomparire.
(tradotto dal cinese da Francesco Sisci)