Nonostante la liberazione sessuale di sessantottina memoria, resta il fatto che certe birichinate si pagano. Max Mosley era a un passo dallo scettro mondiale della Formula uno, quando un filmato lo mostrò nudo e inerme preso a scudisciate da cinque professioniste del sado vestite da carceriere e pagate come piloti. Pagate da Max: pagò le girls e disse addio al mondo dei bolidi. Povero Max.
La memoria corre a Dominique Strauss-Khan, potente economista e politico francese ansioso di correre per la presidenza del suo paese. Galeotto quell’hotel dove tradì la quarta moglie cedendo alle grazie di una cameriera cubana. Dominique perse l’autobus per l’Eliseo. Ma non segnò l’extra sulla nota spese. Povero Dominique.
E il Cavaliere? Amante del burlesque, come disse lui stesso, e delle cene eleganti, come pure le definì, toglietegli tutto ma non il suo bunga-bunga. Gli aiuti umanitari alle olgettine li ha cavati dalle sue tasche, non è che da Palazzo Chigi ha fatto uscire fondi per l’Ape (Associazione per la Promozione dell’Eterosessualità) con circoli a Palazzo Grazioli e Villa S. Martino. Povero Silvio.
Tre autentici campioni della tradizione liberale: libero sesso in libero Stato. I servizi se li paghi il cittadino: chiede solo di alleggerire il carico fiscale, ma il biglietto del tram, la cena al ristorante, la gita in pullman, e il bunga-bunga… paghi mi.
Povero Silvio. Non gliel’hanno mica mai detto che esistesse l’Unar, Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali della presidenza del Consiglio. E sì che è stato istituito, il benemerito Ufficio, nel 2003, su indicazione dell’Unione Europea, e regnante lui stesso, Berlusconi. Ma quand’anche ne fosse stato informato, mai e poi mai avrebbe fatto finanziare l’Andem (Associazione nazionale contro la discriminazione degli eterosessuali moderati). L’Annddos invece (Associazione nazionale contro la discriminazione dovuta agli orientamenti sessuali) la sua cinquantamila l’ha presa.
Brave le Iene a far vedere che la lotta contro la discriminazione avveniva attraverso circoli (molte decine in Italia) non dissimili dai club privé: dalla sauna alla “espressione della sessualità”. La differenza dai club privé è che qui il tutto avviene fra gay. Non solo: è anche all’insegna della diffusione della “cultura del rispetto” della persona. Infatti ci sono in alcuni circoli le dark room, che sono stanze buie in cui si può fare o farsi fare tutto senza sapere nemmeno con chi, e i glory hole, che non è il caso qui di descrivere. L’associazione dichiara 200mila soci iscritti e un milione di preservativi distribuiti.
La cinquantamila è stata allungata dall’Unar, ente che fa capo al Dipartimento della presidenza del Consiglio per le Pari Opportunità, il cui direttore, Francesco Spano, risulterebbe secondo Le Iene socio dell’Annddos con tessera 710… Naturalmente, in perfetta linea con il metodo Scajola, a sua insaputa. Lui non si dichiara colpevole; solo ha staccato ieri il cappottino arancione-vivo ormai più famoso d’Italia dall’attaccapanni dell’ufficio dirigenziale a Palazzo Chigi, e si è dimesso in attesa di vedere se la cinquantamila è effettivamente dovuta alla benemerita associazione o no.
Noi siamo dell’idea che lo Stato non si debba immischiare in una materia che non è sua: paghi Cesare quel compete a Cesare, paghiamo noi quel che compete a noi. Il bunga-bunga, omo, etero o comunque sia, compete a noi. Meglio lo sputtanamento poco morale pagato di tasca propria che l’ipocrisia etico-affaristica fatta pagata dal cittadino. Dalla folla dei contribuenti dai facili costumi (che sono la maggioranza schiacciante) sale il grido: aridatece il bunga bunga.
PS. Nel frattempo a Roma protestano tassisti e ambulanti, volano uova e bombe carta davanti a Montecitorio e al Nazareno. Fate voi.