Con la scissione del Pd in atto, secondo gli ultimi sondaggi lanciati in questi ultimi giorni i maggiori “avvantaggiati” dall’operazione di “scarico” dei big come D’Alema, Bersani e Speranza sarebbero i Cinque Stelle. Facile da prevedere, giusto direte voi: eppure secondo i sondaggi politici pubblicati da Ipsos questa mattina, si scopre che un’altra grossa fetta di vantaggio elettorale che potrebbe provenire dalla scissione dem arriva anche per il centro destra, in questi giorni abbastanza silenzioso di fronte al caos dei rivali democratici. I numeri parlano abbastanza chiaramente: gli elettori credono che con l’uscita di parte del Pd in discussione aperta con l’ex segretario Matteo Renzi potrebbero portare voi in dote al Movimento Cinque Stelle, per il 46% degli intervistati. Il 22% invece ritiene che siano Berlusconi e Salvini a guadagnarci da questo collasso del primo partito d’Italia; solo il 7%, come prevedibile, è il vantaggio per chi ha subito questa scissione, ovvero il centrosinistra stesso che ritorna così “alle origini” con la grande distribuzione e divisione dei partiti di sinistra o centrosinistra. Con le prossime elezioni da qui ad un anno possibili saranno dati che avranno ovviamente il loro peso specifico…



Gli italiani non sono interessati alle Primarie del Partito Democratico. Lo rivela uno degli ultimi sondaggi politici ed elettorali. In queste ore all’interno del Pd è in corso una discussione politica che potrebbe portare alla scissione della sinistra interna al partito. Negli ultimi giorni si è parlato molto anche di primarie del Partito Democratico per scegliere il segretario del partito. Agli elettori l’Istituto di ricerche Ipsos ha chiesto una valutazione proprio su questa ipotesi. Questi sondaggi sono stati realizzati per il quotidiano Il Corriere della Sera nel periodo dal 31 gennaio al 1° febbraio scorso. La maggioranza degli elettori intervistati, il 78%, ha dichiarato di non essere interessata alle Primarie del Pd: stessa risposta per il 71% degli elettori di sinistra e per il 54% degli elettori del Pd. Si è detto un po’ interessato alle Primarie del Pd il 13% del totale degli intervistati (il 13% degli elettori di sinistra e il 30% di quelli del Pd). Mentre è molto interessato alle Primarie del Partito Democratico solo l’8% degli italiani: il 16% degli elettori di sinistra e il 17% di quelli del Pd.



Nei sondaggi prodotti da Tecnè dello scorso 20 febbraio si torna a parlare di referendum dopo tre mesi dal fragoroso “terrmeoto” politico che ha causato la crisi di Matteo Renzi. Ecco, però questi referendum sono quelli sul mondo del lavoro richiesti dalla Cgil dopo una ingente raccolta firme (circa 3,3 milioni di persone). Ebbene, i due referendum propongono di eliminare completamente i voucher, lo strumento per pagare prestazioni saltuarie di lavoro; il secondo invece è quello che riguarda la reintroduzione di maggiori tutele nei confronti dei lavoratori esternalizzati da società che stanno lavorando in appalto. La Consulta ha bocciato il terzo referendum, quello più “noto” che riguardava l’articolo 18 e la critica sostanziale al Jobs Act del governo Renzi, e perciò saranno solo due i quesiti che gli italiani troveranno nelle urne tra qualche mese in primavera (ancora manca la data, discussa in questi giorni). I sondaggi prodotti da Tecnè mostrano come gli italiani in realtà di questo referendum ne conoscono davvero poco: il 55% degli italiani sanno che ci saranno dei referendum a breve, ma solo il 12,4% sa esattamente di cosa si tratterà, cifra davvero bassissima. L’8,7% è convinto riguardi l’Articolo 18, il 17% l’abolizione dei voucher e l’1% la responsabilità delle imprese appaltanti. Almeno l’11,3% sa che i referendum sono due, ma sbaglia i contenuti (arti.18 e voucher), mentre appunto il 12,4% conosce la perfetta combinazione dei due referendum (voucher e società appaltatrici). Insomma, il bisogno di comunicazione e informazione è assolutamente necessario e urgente quanto prima…



Dagli ultimi sondaggi sulle intenzioni di voto degli italiani, nel caso si andasse oggi alle urne per le elezioni politiche, emerge che l’astensione è ancora alta. E’ questo infatti uno dei risultati della rilevazione che è stata effettuata dall’Istituto di ricerche EMG Acqua per La7 Srl nel periodo dal 17 al 19 febbraio scorso. Secondo i dati di questi ultimi sondaggi Gli italiani indecisi e astenuti sono il 56,5%. Nel dettaglio gli elettori intervistati che hanno dichiarato di essere indecisi sul partito al quale dare la propria preferenza sono il 17.9%. Gli italiani che invece hanno affermato che non si recheranno alle urne e che quindi si asterranno dal voto sono il 38.6%. Tra chi invece, in questi sondaggi, ha espresso le proprie intenzioni di voto il Partito Democratico risulta in testa con il 29.8% dei consensi. Il Movimento 5 Stelle arriva però al secondo posto nelle intenzioni di voto degli elettori, a solo un punto percentuale di distacco visto che raccoglierebbe il 28.7%.

Gli italiani, secondo gli ultimi sondaggi, hanno poca fiducia nel governo Gentiloni. A rilevarlo è stato l’Istituto Ixè nelle interviste al campione di elettori realizzate per il programma Agorà di Rai 3 lo scorso 15 febbraio. Il governo guidato da Paolo Gentiloni è in carica da due mesi, dopo che l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi ha rassegnato a metà dicembre le proprie dimissioni in seguito all’esito negativo del voto per il referendum costituzionale. Agli italiani è stato chiesto di esprimere il proprio livello di fiducia nell’operato dei ministri e del nuovo premier. La maggioranza degli elettori ha bocciato il governo dichiarando di avere poca fiducia nel governo Gentiloni: si tratta del 45%. Il 28% ha risposto alla domanda di questi sondaggi indicando di non avere alcuna fiducia nell’Esecutivo. Per il 27% degli elettori la fiducia nel governo Gentiloni è molta/abbastanza e per il 24% è molta. Infine solo il 3% degli italiani ha affermato di riporre molta fiducia nell’operato del nuovo Esecutivo.