Si è conclusa la Direzione Nazionale del Pd con pochi punti ma chiari: il 30 aprile le Primarie per il Congresso, la proclamazione del Segretario Pd il 7 maggio, le candidature per la segreteria (ad oggi, sono Renzi, Salerno, Emiliano e Orlando i candidati segretari) entro il 6 marzo, mentre sarà il 9 aprile quella conferenza programmatica che Orlando aveva proposta in Assemblea Nazionale domenica scorsa, ora chiamata “Convenzione Nazionale” dal presidente della Commissione Congresso dem, Lorenzo Guerini. L’elettorato attivo – ha aggiunto – è garantito agli iscritti al 28 febbraio, l’elettorato passivo agli iscritti fino all’approvazione del regolamento, cioè questa sera, in linea con le previsioni del nostro statuto. La presentazione delle liste per le primarie dovrà avvenire entro il 10 aprile», ha continuato Guerini prima di rispondere agli attacchi ricevuti da Cuperlo durante la Direzione. «Credo che” quella del 30 aprile per le primarie “sia una scelta saggia, corretta, arrivata grazie al lavoro generoso e all’impegno di tutti. A chi dice che è un congresso lampo, vorrei dire che dal giorno dell’approvazione del regolamento alle primarie ci sono 66 giorni, nel 2013 erano 71 giorni. Siamo in linea con i tempi utilizzati nel 2013». Mediazione con la minoranza andata a buon fine, anche se alla fine della Direzione dem arriva sibillino il commento di Massimo D’Alema, che domani lancerà il nuovo soggetto politico a Roma con Speranza e Bersani: «Con Andrea Orlando segretario Pd “sarebbe un grosso passo avanti” e”si riaprirebbe un dialogo positivo. Io rimprovero ad Orlando di aver condiviso anche scelte sbagliate compiute dal governo Renzi. Ma, detto questo, Orlando promuove l’idea di ricomporre l’unità del centrosinistra e questo è apprezzabile», ha dichiarato Massimo D’Alema, conversando con i giornalisti a margine di un incontro a Brescia.



Alla fine la mediazione c’è stata: alla Direzione Nazionale del Pd la commissione per il Congresso ha comunicato la decisione votata all’unanimità sulla data di Primarie dem e sull’elezione del Segretario che sarà votato dai gazebo distribuiti in tutta Italia.. Primarie il 30 aprile e assemblea nazionale, per un eventuale ballottaggio o la proclamazione del segretario, il 7 maggio. E’ la proposta votata dalla commissione per il congresso del Pd, che dovrà adesso essere approvata dalla direzione. «Ringrazio tutti i componenti della commissione, abbiamo ricevuto un mandato da compiere in tempi molto stretti. Il regolamento è stato approvato all’unanimità dalla commissione e questo è un fatto importante». Lo ha detto il presidente della commissione per il congresso e vicesegretario Pd Lorenzo Guerini, intervenendo alla Direzione dem. Sempre Guerini ha voluto esprimere una sottolineatura sulle regole del Congresso: «Siamo partiti dal regolamento utilizzato nel congresso del 2013. Abbiamo tenuto quella struttura intervenendo su cose specifiche. Abbiamo ritenuto di fissare una data certa sull’elettorato attivo. Abbiamo stabilito che la platea congressuale di riferimento fosse quella definita dal tesseramento 2016, prorogata al 28 febbraio, dando così un elemento di trasparenza».



Inizia la Direzione Nazionale Pd, la terza nel giro di due settimane, che dovrà stabilire le tempistiche e le regole del prossimo Congresso: il punto di massima distanza tra la maggioranza “renziana” e la restante parte del Partito Democratico, con Orlando, Emiliano e Salerno (gli altri tre candidati) che spingono per tenere tempi più larghi in modo da confrontarsi maggiormente e girare per l’Italia a presentare i programmi ai circoli. Le due date possibili che la Commissione Congresso metterà alla scelta della Direzione sono 9 aprile o 23 aprile, al massimo il 7 maggio; la minoranza e i Giovani Turchi provano ad ottenere più tempo, con la vicepresidente dell’Assemblea dem Sandra Zampa che ha appena riferito come “un’intesa la si può trovare tranquillamente”. Per questo motivo alla fine potrebbe essere la data del 23 aprile una buona via di mezzo tra le richieste e pretese di Renzi e degli altri candidati segretari al prossimo Congresso Pd.



La Direzione Nazionale del Pd proporrà ai delegati il 9 aprile come data per le Primarie Pd in vista del Congresso: per la maggioranza, come ha spiegato Guerini (leggi qui sotto) sarebbe la data giusta per la questione formale e statutaria del simbolo da presentare alle Amministrative. Il problema è che la minoranza rimasta nel Pd e lo stesso Andrea Orlando non è per nulla d’accordo con l’affettare i tempi (temendo ci sia dietro la manovra del voto anticipato in Estate). «Dobbiamo dare il tempo ai nostri militanti non soltanto di ascoltarci, ma anche di poter dire qualcosa, della politica di palazzo in questo momento non mi interesso, mi interessa soprattutto ascoltare le persone, abbiamo detto molte cose in questi anni, alcune giuste, altre sbagliate, ma ci siamo un pò dimenticati di ascoltare la gente», ha spiegato oggi il ministro Orlando in visita a Palermo. Non lesina una neanche tanto velata critica all’altro candidato Michele Emiliano, parlando di politica “della prepotenza”: «Un tasso di populismo purtroppo è entrato nelle vene di ciascuno di noi e quello che è pericoloso è e che è entrato anche nel dibattito del Pd. Io penso che se diventiamo troppo simili agli altri allora è meglio l’originale della copia». 

Spunta un quarto candidato alla guida del Pd, e verrà ufficializzato alla Direzione Nazionale dem di oggi pomeriggio: la novità, sarà non tanto sul nome ma sulle conseguenze che questa candidatura porta con sé. Carlotta Salerno, segretario cittadino a Torino dei Moderati, partito fondato da Giacomo Portas e alleato del Pd, ha annunciato le sue intenzioni al programma di Rai Radio1 Un Giorno da Pecora: la svolta non è tanto sulla reale possibilità di vittoria della candidata, assai minime conto Renzi, Orlando ed Emiliano, ma per quanto riserva lo statuto Pd in merito. Se infatti i candidati fossero stati tre, la commissione poteva anche decidere di annullare il passaggio del voto degli iscritti dei circoli che ha l’obiettivo di scremare i candidati fino ai primi 3 ammessi alle primarie; questa candidatura dunque permette una iniziale fase congressuale che altrimenti sarebbe saltata, come forse sperava l’ex segretario Matteo Renzi dopo l’ormai annunciata scissione di parte della minoranza dem.

La Direzione nazionale Pd di questo pomeriggio vedrà l’intervento del presidente Commissione Congresso nominato nella precedente riunione del partito e ribadirà i motivi per la convocazione delle primarie e del Congresso nel mese di aprile. Lorenzo Guerini questa mattina ha fatto sapere che nel suo intervento ribadirà i reali motivi di questa scelta, non legate secondo la maggioranza renziana al voto delle Politiche come invece in queste ore tanti membri del “vecchio” Pd (da Prodi fino a Rosy Bindi) vedono come rischio contro il Governo Gentiloni. «Sgombriamo il campo da interpretazioni interessate sulla data conclusiva del Congresso. La data finale delle primarie deve tenere conto in primo luogo di un importante passaggio tecnico. Il Pd ha necessità di depositare il simbolo per le amministrative senza rischiare ricorsi. Lo Statuto infatti lascia margini di incertezza sulla titolarità del simbolo in caso di vacanza del segretario. Per questa ragione abbiamo necessità di avere un segretario formalmente eletto – quindi insediato con la prima assemblea al massimo dieci giorni dopo le primarie – entro e non oltre la data di presentazione delle liste». Per questo motivo Guerini prova a spegnere le polemiche, attaccando chi dice il contrario (non certo il miglior “pompiere” in questo modo): «Ai fini della individuazione della data delle primarie – aggiunge – questo fatto tecnico rende impraticabile ogni soluzione che non ne tenga conto: nessun democratico può accettare l’idea che le nostre liste siano escluse da qualche tribunale». Importante anche il messaggio finale che nella nota Guerini “regala” alla minoranza, facendo ben capire l’interno di Matteo Renzi ancora una volta ufficialmente al fianco di Gentiloni e non contro (per ora). «Rimangono per questo solo alcune date possibili su cui la commissione e la direzione decideranno, anche con l’attenzione di assicurare la massima partecipazione all’evento – aggiunge Guerini – Da ultimo inoltre mi sembra assurdo collegare la data delle primarie alle elezioni politiche, sia per l’oggettiva mancanza di una legge elettorale compiuta e organica sia perché, come più volte ribadito in tutte le sedi, il Pd è la principale forza che sostiene il Governo e continuerà a farlo con grande determinazione. Dunque si scelga la data liberi dai retroscena e dai retro pensieri di ogni tipo».

Oggi pomeriggio nella Direzione Nazionale Pd si deciderà sulla data del Congresso e dunque delle Primarie dem che nei prossimi mesi di fatto preparando il “campo” alle prossime elezioni. È intervenuto in queste ore anche Romano Prodi che ha provocato ad indicare la priorità per il suo partito, una sorta di “avvisaglia” lanciata a Renzi e Guerini. «Vedo che si vogliono affrettare le elezioni: non capisco. Secondo me il Paese, di fronte ai problemi internazionali, a tutte le tensioni che ci sono, ha bisogno di tranquillità, di votare la prossima primavera a tempi giusti». Elezioni anticipate potrebbero avvenire se davvero Congresso e Primarie fosse finite entro maggio, con il nuovo segretario insediato e a quel punto la possibilità di “abbandonare” il Governo Gentiloni. Contro questa ipotesi che filtra dalla maggioranza renziana, senza alcuna conferma ovviamente ufficiale; si schiera contro questa ipotesi anche Pietro Grasso, presidente del Senato. «la necessità che la legislatura si completi nei tempi naturali per discutere e approvare i tanti provvedimenti che riguardano la vita di persone e imprese e una legge elettorale omogenea per le due Camere. Faccio richiamo – ha proseguito – al senso di responsabilità delle forze politiche perché si dia modo al governo di lavorare anche in vista dei prossimi appuntamenti internazionali, con la serenità necessaria a programmare il lavoro di un orizzonte temporale che porti al 2018».

Oggi alle 16 a Roma si tiene la terza Direzione Nazionale del Pd, dopo le due precedenti che hanno visto lo consumarsi dello strappo (prima dell’Assemblea) e la riconciliazione con Emiliano (giusto due giorni fa) che ha lanciato la sua candidatura. Ieri sera il comunicato lampo del Partito Democratico ha lanciato la nuova Direzione dem che vedrà ancora una volta la mancanza ingombrante di Matteo Renzi, in viaggio negli Usa. «La Direzione nazionale del Partito Democratico si riunisce venerdì 24 febbraio alle 16 a Roma, presso la sede nazionale di via S. Andrea delle Fratte 16. All’ordine del giorno, l’approvazione del Regolamento per il Congresso 2017. I lavori si svolgeranno, come sempre, a porte chiuse e saranno trasmessi in diretta streaming sul sito del Partito Democratico». E dunque di Congresso e Primarie si parlerà oggi, con la Commissione congressuale diretta da Lorenzo Guerini che presenterà i risultati e le proposte sulle date specifiche di Congresso, ormai al 100% in questa primavera. Le fonti interne al Pd riferiscono come entro la prima settimana di maggio deve essere dato il simbolo ai provinciali e questo lo deve per statuto fare il segretario; per questo motivo entro quella data deve essere eletto, contro ogni velleità della minoranza che non accetta tempi così lampo per il Congresso.  Il segretario – sottolineano le fonti di Repubblica – viene eletto formalmente dieci giorni dopo le Primarie (3 maggio in caso di primarie il 23 aprile). Per questi motivi la Commissione propone come data migliore il 9 aprile anche in considerazione del fatto che il 23 aprile è una data vicina al ponte e si potrebbe rallentare la partecipazione alle primarie. Oggi in Direzione Pd si cercherà una mediazione, anche perché né Orlando né Emiliano (gli sfidanti di Renzi) intendono affrettare così tanto i tempi, annunciando di non aver così molto tempo per poter lanciare una serie campagna elettorale nei circoli Pd di tutto il Paese. 

Oggi con la Direzione Pd al via alle ore 16 si darà inizio ufficiale alla fase del Congresso che porterà nel giro di 2-3 mesi la data delle Primarie dove si dovranno sfidare i tre candidati attualmente al ruolo di Segretario. Matteo Renzi, Michele Emiliano e da ieri Andrea Orlando, confermando così le strategie accurate di questi ultimi giorni. «Non sarò capo di una corrente, sarò capo del Partito democratico», sono le idee chiare di Andrea Orlando che ieri è uscito allo scoperto. «Farò di tutto, mi impegnerò in ogni modo, perché al Congresso seppure con regole sbagliate, ci possa essere un confronto e una discussione», ha continuato al circolo Pd Marconi di Roma. Orlando, lo ha ribadito, si candida “contro la prepotenza”. «Arriverò primo e dico al secondo e al terzo: non vi preoccupate perché io non sarò il capo della mia corrente ma il segretario del partito democratico. Mi candido per unire il centrosinistra, per essere il riferimento di tutto il centrosinistra. Il mio scopo è rifare il Pd, compiere quella speranza che non si è mai compiuta». La sfida sarà sui programmi che i tre dovranno presentare nei prossimi mesi, anche se il rischio possiamo già prevederlo sarà una sfida nella sfida su errori del passato e lotta intestina tra correnti, senza dover per forza scomodare la “vecchia” balena bianca della Democrazia Cristiana. Oltre a Damiano e Orfini, ieri il nuovo candidato e leader dei “giovani turchi” ha incassato un nuovo sostegno da uno dei possibili nomi circolati in passato per sfidare Renzi alla guida del Pd. «Dobbiamo cambiare il Pd. Così Non va. Ci vuole innovazione, protagonismo, coinvolgimento di chi ne fa parte, collegialità. Investimento per rafforzare la sua identità unitaria contro la frammentazione di gruppi e correnti per ricostruire una cultura politica. E serve un segretario che ci si dedichi. Andrea Orlando credo possa rappresentare questa novità e quindi lo sosterrò nella scommessa che ha lanciato oggi. Forza e coraggio, rimettiamoci in cammino». Così Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio. (Niccolò Magnani)