Nei sondaggi politici elettorali prodotti da Ipsos negli ultimi giorni si cerca di fare una sorta di “bilancio” per l’imminente ormai scissione del Pd: oggi in Direzione Nazionale ci sarà a conferma ufficiale delle date di Congresso e primarie e non saranno presenti Speranza, Bersani ed Enrico Rossi, oltre a Massimo D’Alema che dovrebbero domani dare vita a Roma al nuovo soggetto di Sinistra assieme ai transfughi di Scotto da Sinistra Italiana. Ebbene, nei sondaggi Ipsos è stato chiesto agli elettori dem se dopo l’Assemblea Nazionale di domenica scorsa, la scissione nel Partito Democratico sia un problema per il Paese interno o per i dirigenti dem, Renzi in primis. La risposta è praticamente simile, con il 42% che ritiene come i dissidi interni al Pd siano un forte intralcio alle questioni del Paese e con la probabile scissione che non potrà che indebolire il governo Gentiloni nei prossimi mesi (con ricadute sulla stabilità intera del sistema politico-sociale intero). Per il 48% invece la scissione è un problema che riguarda il Pd e i suoi dirigenti, con il prossimo Segretario che sarà eletto nel Congresso dem che dovrà cercare di rivoluzione un partito che ad oggi sembra un insieme neanche tanto composto di cocci rotti o malandati.



Gli ultimi sondaggi politici prodotti da Istituto Piepoli e pubblicati proprio oggi mostrano una situazione ossa “stratificata” per quanto riguarda la conclusione del Governo Gentiloni. Il quarto governo di questa legislatura (dopo Bersani, Letta e Renzi) quando avrà la sua scadenza? La domanda è ancora irrisolta visto che i tanti guai interni al Pd, con scissione annessa della minoranza e il Congresso chiamato tra aprile e maggio, non hanno ancora dato una definitoria situazione per la durata del Governo Gentiloni (tra l’altro a guida Pd, il che aumenta la paradossalità della situaizne attuale). Guardando i sondaggi elettorali prodotti da Piepoli si scopre come secondo gli italiani la legislatura andrà a compimento, “scommettendo” forse sulla volontà di arrivare al termine mini per poter percepire la pensione da parlamentare (da settembre in poi scatta il termine). Governo fino a primavera 2017? Solo il 13% di crede, dato anche i tanti appuntamenti nei prossimi mesi che rendono forse irrealizzabile l’idea iniziale di Matteo Renzi di andare subito al voto dopo la sconfitta al referendum; il 21% ritiene che ci saranno elezioni nel giugno di quest’anno, mentre solo l’11% ritiene che il Governo Gentiloni rimarrà in carico fino a fine anno. È infatti la maggioranza dei sondaggi, il 40%, ad indicare come alla fine la durata dell’esecutivo sarà naturale e dunque le urne verranno indette a primavera 2018. E voi, cosa ne pensate?



) – La domanda dei sondaggi politici di questo periodo, dopo una prima rilevazione su cosa si possa pensare della scissione del principale partito del Paese, il Pd, inevitabilmente finisce su: «ma lei, caro elettore, lo voterebbe ancora il Pd dopo quanto successo?». E la “risposta” clamorosa a suo modo è: “senz’altro”. Ci siamo permessi di inventare questo dialogo immaginario tra l’elettore e il sondaggista, ma esprime al meglio quanto i risultati degli ultimi sondaggi politici di Tecnè mostrano questa mattina. Agli elettori dem è stato chiesto se il voto al Partito Democratico alle prossime elezioni arriverà nonostante la scissione della minoranza di Rossi, Speranza e Bersani (oltre al “sempiterno” D’Alema). La risposta è eloquente e farà sorridere Renzi: il 70,2% decide comunque di votare Pd, con questa distribuzione territoriale. Al nord ovest 7’,4% per il Pd, 29,6% per la minoranza, Nord Est fa invece meglio il partito che tiene il 79,3% dei voti, contro il 20,7% degli scissionisti. Meno bene il mezzogiorno che storicamente è meno avvezzo al Pd, con il 64,5% che tiene, contro un 35,5% dei bersaniani; al centro invece il 71,2% è ancora con Renzi e Orlando, mentre il 28,8% è con D’Alema. 



Gli ultimi sondaggi politici ed elettorali testano non solo le intenzioni di voto degli italiani. La rilevazione effettuata dall’Istituto Piepoli per Sky TG24 ha infatti indagato anche sulla fiducia degli elettori nei confronti di due cariche dello Stato, il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio. Secondo questi sondaggi, effettuati lo scorso 20 febbraio, emerge che è il capo dello Stato Sergio Mattarella ad riscuotere la fiducia dalla maggioranza degli italiani. Su questo piano viene così battuto il premier Paolo Gentiloni che è succeduto con il nuovo governo all’Esecutivo guidato da Matteo Renzi. In base ai risultati di questi ultimi sondaggi il 58% degli elettori intervistati ha dichiarato di avere fiducia in Sergio Mattarella, contro il 38% che ha invece risposto di non averne. Il restante 4% non ha espresso un’opinione a riguardo. Al contrario, per quanto riguarda il premier Paolo Gentiloni, la maggioranza degli elettori, il 52% ha risposto di non avere fiducia. Sono il 43% gli italiani che hanno invece dichiarato di avere fiducia e il restante 5% si è detto senza opinione.

In base agli ultimi sondaggi politici ed elettorali la distanza tra i primi due partiti sarebbe di 4,5 punti percentuali: il Pd sarebbe infatti al primo posto con il 32% delle preferenze mentre il Movimento 5 Stelle arriverebeb al secondo posto con il 27,5%. Sono questi i numeri relativi alle intenzioni di voto degli elettori che sono stati rilevati dai sondaggi effettuati dall’Istituto Piepoli per Sky TG24 lo scorso 20 febbraio. Per quanto riguarda tutti gli altri partiti ecco quali sono le percentuali che raggiungerebbero se si andasse oggi alle elezioni. La Lega Nord arriverebbe al 12% mentre Forza Italia raccoglierebbe l’11%. Sempre nell’area del Centrodestra, Fratelli d’Italia raggiungerebbe il 4,5% e il Nuovo Centrodestra il 3%. Altri partiti di Centrodestra arriverebbero all’1,5% secondo i dati di questi sondaggi. Per quanto riguarda il Centrosinistra Sinistra Italiana arriverebbe al 3% e un altro 3% andrebbe ad altri partiti di Centrosinistra. Infine il restante 2,5% finirebbe ad altri partiti.