Democratici e Progressisti, il nuovo soggetto politico venuto fuori dalla scissione dal Pd, è nato oggi alla Città dell’Altra Economia di Roma. A presentarlo sono stati Roberto Speranza, Enrico Rossi, Arturo Scotto e Massimiliano Smeriglio, mentre erano assenti i due “big” Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani, che hanno comunque fatto arrivare la loro “benedizione” all’operazione. Ed è stato proprio Roberto Speranza, frontman in pectore dei DP, come riportato da La Stampa, a chiarire la natura di questo nuovo partito di sinistra:”L’articolo 1 della Costituzione, “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”, è il tratto identitario più bello della nostra comunità. Noi siamo questo, è il nostro simbolo, il nostro progetto per l’Italia. Dobbiamo costruire un nuovo centrosinistra con una radicalità della proposta politica, dobbiamo avere il coraggio di essere forza di Governo”. Speranza ha aggiunto:”Oggi è il primo passo di un percorso che richiederà un confronto largo. È il primo passo di una storia bella che ha come obiettivo quello di riconnettere il popolo del centrosinistra. È un nuovo inizio, un primo passo ma siamo ottimisti. Faremo una cosa informale, senza effetti speciali e fuochi d’artificio che ne abbiamo avuto abbastanza”.
Alla fine scissione dal Pd doveva essere, e scissione dal Pd sarà. La minoranza dem, almeno fino a oggi, ha deciso di intraprendere la propria strada e di tagliare, forse definitivamente, i ponti con il Partito Democratico a guida renziana. Confermata l’indiscrezione delle ultime ore: il nuovo gruppo si chiamerà Democratici e Progressisti, lo si è appreso alla Città dell’Altra Economia dove Roberto Speranza ed Enrico Rossi presentano il loro nuovo movimento con Arturo Scotto e Massimiliano Smeriglio. Ma Democratici e Progressisti che programma presenterà agli elettori alla prossima chiamata alle urne? Qualche idea l’ha già espressa a La Stampa Enrico Rossi, governatore della Toscana, che ha delineato un programma di sinistra “vecchio stile”. Tra i cavalli di battaglia? Ovviamente la patrimoniale:”Niente bonus ma una patrimoniale per finanziare gli investimenti pubblici e una seria lotta al precariato”. Ma per una formazione che sta per nascere è impossibile pensare di proporsi come forza maggioritaria nel paese. Dunque, quale sarà la strategia post-voto? Se ieri Massimo D’Alema aveva fatto intendere che un’alleanza con il Pd sarebbe stata auspicabile in caso di vittoria di Orlando alle primarie, anche Enrico Rossi un paio di giorni fa chiariva:”Il nostro avversario è la destra, non il Pd. Coi dem bisognerà provare a ricucire, anche immaginare un’alleanza”. Tutto cambia perché nulla cambi?
Nel giorno in cui si consumerà ufficialmente la scissione del Pd con la presentazione del gruppo di Bersani, Speranza e Rossi ‘Democratici & Progressisti’, parla Ettore Rosato, il capogruppo dem alla Camera. Rosato, in un’intervista al Corriere della Sera, commenta la nascita del nuovo ‘partito’ di Centrosinistra sottolineando che “il confronto con la parola democratici non mi preoccupa. La formula politica invece mi sembra già sperimentata tante volte, da frange marginali della sinistra scissionista”. Riguardo invece alle Primarie del Partito Democratico, che sono state fissate il prossimo 30 aprile, Rosato afferma che “tutto quel che c’è nel Pd generalmente non è mai soporifero. Renzi starà sui contenuti e mi auguro sia così anche per Emiliano. Abbiamo trovato delle regole condivise ed è difficile che Emiliano possa ricorrere alle carte bollate dopo avere votato all’unanimità le regole”. E anche riguardo all’altro candidato alle Primarie Pd, Orlando, Rosato afferma: “E’ una persona seria. Per me è scontato che la sua campagna si svolgerà nel rispetto delle regole e, io credo, anche nel rispetto dell’etica di partito”.
Nasce oggi a Roma il post-scissione Pd con il nome scelto di Democratici & Progressisti (garantisce il Manifesto) che vede la luce del nuovo progetto di centrosinistra di Pierluigi Bersani, Enrico Rossi e Massimo D’Alema (nel classico ruolo di manovratore) che dietro al volto giovane di Roberto Speranza sperano di costruire un gruppo deciso a dar battaglia al Pd “renziano”. Alle 10.30 oggi il lancio della “cosa” nata dalla doppia scissione di Pd e Sinistra Italiana: l minoranza dem bersaniana da un lato, Campo Progressista di Scotto e Pisapia dall’altro per provare a rompere le uova nel paniere a Pd e Sinistra Italiana. Insomma un ritorno alle origini (la divisione a sinistra) che negli intenti di Bersani è invece il tentativo di ricostituire la sinistra (il nome scelto apposta per rassicura la base e per non finire ad una “cosa rossa” minoritaria). Ritrovo al Mattatoio, oggi Città dell’Altra Economia ieri glorioso centro sociale, il Villaggio Globale, negli anni 80 e 90 luogo di culto delle culture e delle musiche «meticce», ora un classico della sinistra del bio, del riciclo e del consumo alternativo. Il gruppo nascerà poi anche in Parlamento, con le cifre che danno circa 13 senatori e 37 deputati e ci sarà l’appoggio al governo Gentiloni, almeno fino a quando non si arriverà allo scontro con il Pd, specie se al Congresso di maggio sarà Renzi a trionfare nei dem. Tocca a Speranza a fare da tessitore e forse anche da frontman, visto che ad esempio sull’assistenza a Gentiloni gli ex Pd sono più avvezzi, gli ex Si già un po’ meno. Una curiosità? L’acronimo Dp rievoca un passato “glorioso” di assoluta sinistra, con buona pace di Mario Capanna e della sua Democrazia Proletaria…
Ma la vera domanda nel giorno della reale scissione Pd e della nascita di Democratici & Progressisti ha un nome e un cognome: Massimo D’Alema? Già, il principale manovratore e tessitore per lo strappo a Renzi e i dem, non ci sarà oggi (salvo sorprese) a Roma per la presentazione del nuovo gruppo; ancora non ha ufficialmente rotto con la sua tessera Pd e però da giorni spara a zero su Renzi ed Emiliano. Insomma, che farà Massimino si chiedono “tutti”? Un qualcosa di manovratore lo farà anche in questo nuovo gruppo, aveva giurato di non voler essere il front-man (lascerà campo a Speranza, probabilmente), anche se sarà certamente lui che reggerà di nuovo le fila delle strategie future. A meno di impensabili ripensamenti: già, le parole sibilline di ieri pronunciate da D’Alema fanno riflettere su una non totale scissione dal gruppo dem, almeno a seconda delle prossime conseguenze congressuali. Se infatti dovesse vincere Orlando le Primarie Pd, ecco cosa farebbe D’Alema: «Con lui segretario si potrebbe riaprire il dialogo: sarebbe un grosso passo avanti. Io rimprovero ad Orlando di aver condiviso anche scelte sbagliate compiute dal governo Renzi. Ma, detto questo, Orlando promuove l’idea di ricomporre l’unità del centrosinistra e questo è apprezzabile». Massimino, tu quoque? (Niccolò Magnani)