Emmanuel Macron è sempre più lo sfidante più legittimo e investito dai sondaggi della rivale e temuta Marine Le Pen: la sinistra sempre più in crisi, con il candidato Benoit Hamon in calo nei sondaggi e nella visibilità politica, e un candidato centrista anomalo come Macron che invece ha sempre più vento in poppa. Non solo, prosegue la sua personale “campagna acquisti” tra le file dei Socialisti e della sinistra tradizionale, facendo ben capire quanto la sua spinta centrista assomiglia sempre di più ad un centrosinistra mascherato da indipendenza partitica. Dopo l’alleanza stretta con Francois Bayrou, il leader del partito centrista Movimento democratico (MoDem), nel fine settimana appena trascorso Emmanuel Macron ha reclutato due nuovi sostenitori di peso: si tratta di Daniel Cohn-Bendit, ex parlamentare europeo ecologista, e di Christophe Caresche, il principale esponente dell’ala riformista del Partito socialista. Quali prossimi scenari aprirà Macron e soprattutto riceverà l’investitura, magari non in maniera troppo evidente, dai colleghi socialisti Hollande e Valls?



Criticata, insultata e sempre più temuta: nelle prossime Elezioni in Francia, è Marine Le Pen la nemica numero 1 di metà paese Transalpino. Un effetto sempre più simile alla Campagna Elettorale lanciata da Donald Trump e dai pro-Brexit che la Le Pen ha aiutato e sta perseguendo quasi pedissequamente. “I media hanno perso la fiducia del popolo”, “ripristineremo i confini nazionali”, “azzererò i trattati europei”: sì, non è il buon Donald a parlare ma proprio la leader del Front National che si assottiglia sempre di più verso l’estremismo radicale della ultra destra. Ma i sondaggi pagano e l’effetto premia, nonostante le polemiche: mentre nel caso di Francois Fillon l’effetto è il crollo della popolarità del rappresentante della destra dei Républicains (un ultimo sondaggio lo dà eliminato al primo turno con il 20%), sul fronte Le Pen sembra sospingere in alto la candidata: 27% stasera per la presidente del Fn, inseguita ormai con il 25% da Emmanuel Macron, che approfitta della propulsione di almeno 5 punti garantita dall’accordo con il centrista Francois Bayrou. Neanche i guai giudiziari sembrano abbattere la Le Pen che si prepara certamente a due mesi iper intensivi ma con un obiettivo fisso: sbaragliare al primo turno per presentarsi fortissima con il secondo turno da favorita.



Ancora giorni non semplice per Marine Le Pen, impegnata nella campagna elettorale verso le Elezioni Francia 2017: l’inchiesta sugli incarichi fittizi dei suoi assistenti parlamentari a Strasburgo e poi il suo capo di Gabinetto Frederic Chatillon, indagato per presente irregolarità nelle campagne elettorali del 2014 e del 2015. Il Front National, e più precisamente la donna più “temuta” d’Europa sono del tutto sotto assedio, di media e non solo: ieri in un comizio elettorale a Nantes, Marine Le Pen è stata pesantemente contesta e attaccata da un nutrito gruppo di manifestanti. Come riporta Repubblica, «I pullman con a bordo i sostenitori di Marine Le Pen sono stati attaccati con un fitto lancio di sassi mentre si dirigevano al teatro di Nantes per il comizio della loro leader. Nessuno è rimasto ferito. Gli aggressori, un centinaio di persone a volto coperto, hanno preso a sprangate i bus, bersagliandoli con sassi e vernice». La situazione e il clima generale in Francia, a meno di due mesi dalla grande tornata elettorale che chiamerà l’Europa ad un altro grande esame paragonabile alla Brexit dell’Inghilterra, specie se dovesse vincere l’antieuropeista Marine. Proprio la figlia di Le Pen non ha abbassato i toni nel suo comizio successivo, ribadendo «Riporteremo i clandestini al di là di una frontiera che esiste veramente. Ripristineremo le frontiere nazionali! I francesi non ne possono più dell’immigrazione di massa, legale e illegale, incontrollata, sotto tutti i governi». Sul clima che invece accompagna questi ultimi giorni della leader del Front National, ha parlato il direttore della sua campagna elettorale, David Rachline: «clima antidemocratico grave e preoccupante all’approssimarsi delle elezioni presidenziali». (Niccolò Magnani)

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