Matteo Renzi ricompare, dopo la trasferta americana, in televisione, ieri sera alla trasmissione di Fabio Fazio, e conversando con Il Messaggero. Non ci sono grandi colpi di scena, in questa riapparizione sui media italiani.
Fazio è notoriamente “garbatissimo” e anche Il Messaggero sembra che si intrattenga a parlare più con un turista, non tanto con il personaggio che per mille giorni ha guidato il Paese da Palazzo Chigi, alimentando grandi speranze, per poi perdere il referendum costituzionale clamorosamente il 4 dicembre scorso. E oggi, ancora protagonista, pronto a subire i contraccolpi che si vedono nel Partito democratico, da cui si è dimesso da segretario pochi giorni fa e dove si prepara a un nuovo congresso, quello che dovrebbe poi portare alle elezioni politiche, con una data però molto incerta. Mentre si vede che Renzi ha molta fretta.
Ci sono due concetti di Matteo Renzi che escono in modo abbastanza nuovo e chiaro, quasi in maniera perentoria. Il primo è quando Fabio Fazio gli chiede un giudizio sulla scissione.
L’aria di apparire sereno che Renzi si sforza di far vedere, pur restando un po’ troppo nervoso su una poltroncina, è sintetizzata in una risposta netta. Spiega l’ex segretario del Pd: “Sono molto addolorato di quello che è avvenuto, anche se mi sembra che fosse tutto scritto da tempo, tutto preparato da tanto tempo”. E naturalmente salta fuori il nome del playmaker indiscusso di tutta la vicenda “scissione” o comunque lenta emorragia del Pd. Renzi lo dice senza alcuna reticenza e senza peli sulla lingua: è stata un’operazione condotta e preparata da molto tempo. Realizzata da Massimo D’Alema.
L’ex segretario ed ex presidente del Consiglio aggiunge: non hanno mai digerito la mia presenza, che uno come me prendesse il posto che “doveva spettare a loro”. E’ come se mi avessero trattato come un rospo che non potevano digerire.
Alla fine della mezz’oretta di colloquio della trasmissione, che sta a cavallo tra l’intrattenimento e un’autoreferenziale competenza su tutto e tutti, Renzi insiste su un altro concetto: quello che occorre fare politica non contro qualcuno, ma insieme, per ottenere un futuro per l’Italia. In pratica il messaggio è: adesso che non ci sono più “guastatori”, prepariamoci a ricostruire un’unità reale che realizzi quello che abbiamo cercato di fare in questi anni. E’ un ottimista inguaribile.
Francamente, il resto dell’intervista condotta da Fazio e anche le cose dette al Messaggero non hanno portato grandi novità. Forse rileggendo il testo con cura, stanotte e domani, si riuscirà a “pescare” importantissime allusioni oppure verità nascoste o ancora messaggi trasversali. Ma a prima vista. c’è stata una sorta di “rosario” di cose dette e ripetute da mesi se non da anni.
Matteo Renzi fa le sue autocritiche, che sono sempre ben calibrate: abbiamo rovesciato una tendenza, perché l’Italia perdeva il 2 per cento di Pil, oggi viaggia sul più 1 per cento. Poi la disoccupazione: anche qui si è invertita una tendenza, si è migliorato. Certo, non è sufficiente. Quindi le tasse, che devono essere abbassate e noi abbiamo fatto di tutto per farlo. Ma quello che abbiamo fatto, spiega Renzi, non è stato sufficiente, non è ancora sufficiente, ma in un certo senso abbiamo imboccato una strada diversa da quella di qualche anno fa.
Non sono grandi novità, perché le abbiamo sentite durante la campagna referendaria, durante le assemblee del Pd e quasi ogni giorno le abbiamo viste su giornali e tv.
Ma quello che appare più chiaro nei discorsi di Renzi è l’elemento personale, il fatto di un rifiuto, di un ricatto operato da un ceto dirigente o da un gruppo di potere che lo ha rifiutato. Senza che emergano modelli sociali o scelte politiche contrapposte.
E’ piuttosto difficile immaginare che il prossimo congresso, anche con quelli che sono rimasti nel Pd, possa svolgersi su questa base di discussione. I problemi che emergono in quasi tutto il mondo, le scadenze elettorali che si devono affrontare in vari paesi d’Europa, gli stesso scenari geopolitici che si intravedono all’orizzonte, non possono di cero ridursi a uno scontro tra Massimo D’Alema, capo di un gruppo di irriducibili, contro Renzi che ha ancora amici, quelli “migliori”, specifica lui, facendo capire che la partita del congresso, anche se si sente favorito, è aperta, è tutta da giocare.
Giusto per non far mancare un poco di thrilling alla trasmissione e all’intervista, nella penultima domanda Fazio introduce la vicenda giudiziaria del padre di Renzi. L’ex presidente del Consiglio si mostra tranquillo, ha fiducia nella magistratura e spera che tutto si svolga nel tempo più veloce possibile.
Il viaggio in California? Utile per vedere che cos’è il futuro del lavoro e del mondo. A ben pensarci neppure questa è una grande novità. In tutti i casi, il “silenzio è rotto”, la battaglia nel Pd adesso può cominciare a tutti gli effetti.