Nei sondaggi politici ed elettorali di norma i temi sono nell’ordine (sparso): governo, data elezioni, Renzi & Gentiloni, scissione Pd, M5s e beghe interne, Virginia Raggi, leadership centrodestra… Il fattore comune? Non sono temi per cui l’italiano non solo medio ma anche quello “meno medio” ci spende la giornata, la settimane e in poche parole che “cambiano” la vita del cittadino normale. Molti temi sono stati “dimenticati” dalla politica, per cui il populismo purtroppo ha proliferato in questi anni sempre di più e con sempre maggiore convinzione: ecco, nei sondaggi di Index Research del 17 febbraio scorso si prova a trattare questi grandi “temi dimenticati” per capire come effettivamente i cittadini italiani recepiscano i movimenti e soprattutto i mancati interventi della politica. Sulla sicurezza il giudizio è tutto sommato positivo per il 45%, male il 50% dimostrando come il lavoro del ministro Alfano prima e Minniti ora non abbiano convinto l’elettorato ancora sufficientemente. Sulla sanità ancora peggio, positivi il 32% dei commenti, meno bene per il 57%; sulla scuola il governo fa meglio, con il giudizio sul 48% positivo, male il 49% dei giudizi, così come per i trasporti pubblici che vedono una positiva accettazione degli ultimi risultati per il 41% degli italiani. Malissimo sulla giustizia (positivi solo il 29%!) e benissimo invece sulla cultura, con gli interventi del Ministro Franceschini che sono piaciuti al 53% degli elettori.
Negli ultimi sondaggi politici gli Istituti di ricerca hanno indagato anche sulle intenzioni di voto degli italiani alla luce di una possibile scissione del Partito Democratico con la formazione di una Lista di Sinistra. I sondaggi hanno così valutato quale sarebbe, in percentuali dei voti per lista, il peso elettorale di un nuovo partito. La rilevazione è stata effettuata da EMG Acqua per La7 Srl dal 17 al 19 febbraio scorso. Da questi sondaggi emerge che il Partito Democratico resta in testa nelle intenzioni di voto degli italiani con il 28,1% (e 188 seggi). Una ipotetica Lista unitaria di Sinistra raccoglierebbe il 6,5% delle preferenze degli elettori (e 43 seggi): quindi si piazzerebbe al quinto posto. Al secondo invece arriverebbe il Movimento 5 Stelle, a solo 0,4% di distanza dal Pd, con il 27,7% delle preferenze (e 179 seggi). Al terzo e quarto posto si piazzerebbero la Lega Nord con il 12,9% (e 83 seggi) e Forza Italia con l’11,5% (e 75 seggi). A seguire, secondo questi sondaggi, gli altri partiti: Fratelli d’Italia – An raccoglierebbe il 4,7% (e 30 seggi), Ncd il 3,2% (e 20 seggi), altro partiti il 5,4% (e 12 seggi).
Il Partito Democratico è ancora una volta oggetto degli ultimi sondaggi politici. Il Pd sta infatti vivendo una fase di scissione interna con una minoranza uscita ufficialmente ieri dal Partito. Ma che cosa ne pensano gli elettori? L’Istituto Scenari Politici – Winpoll lo ha chiesto a un campione di italiani qualche giorno fa per una rilevazione realizzata per l’Huffington Post. Il sondaggio è stato effettuato solo tra gli elettori del Partito Democratico ai quali è stata chiesta una valutazione sull’ipotesi di scissione. Secondo il 64% degli intervistati è bene che il Pd resti unito mentre solo il 32% ritiene che sia meglio che si arrivi ad una scissione (il 4% invece non ha dato una risposta a riguardo). I sondaggi hanno anche chiesto al campione di elettori Pd quale potrebbe essere una mediazione possibile all’interno del partito. Su questo gli italiani sono divisi. Il 46% ritiene che si debba tenere il Congresso a maggio e poi il voto a scadenza naturale della legislatura, nel 2018 mentre il 43% vorrebbe tutto quest’anno, il Congresso in estate e il voto in autunno. Infine per l’11% Matteo Renzi dovrebbe essere il candidato premier (senza effettuare le primarie) e il voto e il Congresso dovrebbero tenersi entrambi a scadenza naturale.
Nel weekend i sondaggi e le analisi politiche hanno dovuto assistere al concretizzarsi della scissione del maggior partito del Paese, il PD: è nato Dp (ok, la fantasia non è proprio di quelle incredibili) e ora cosa succederà nei prossimi scenari elettorali? La domanda dei sondaggi politici di questo periodo, dopo una prima rilevazione su cosa si possa pensare della scissione del principale partito del Paese, il Pd, inevitabilmente finisce su: «ma lei, caro elettore, lo voterebbe ancora il Pd dopo quanto successo?». E la “risposta” clamorosa a suo modo è: “senz’altro”. Ci siamo permessi di inventare questo dialogo immaginario tra l’elettore e il sondaggista, ma esprime al meglio quanto i risultati degli ultimi sondaggi politici di Tecnè mostrano questa mattina. Agli elettori dem è stato chiesto se il voto al Partito Democratico alle prossime elezioni arriverà nonostante la scissione della minoranza di Rossi, Speranza e Bersani (oltre al “sempiterno” D’Alema). La risposta è eloquente e farà sorridere Renzi: il 70,2% decide comunque di votare Pd, con questa distribuzione territoriale. Al nord ovest 7’,4% per il Pd, 29,6% per la minoranza, Nord Est fa invece meglio il partito che tiene il 79,3% dei voti, contro il 20,7% degli scissionisti. Meno bene il mezzogiorno che storicamente è meno avvezzo al Pd, con il 64,5% che tiene, contro un 35,5% dei bersaniani; al centro invece il 71,2% è ancora con Renzi e Orlando, mentre il 28,8% è con D’Alema.
Come spesso accade, non solo i sondaggi ma l’intera politica italiana vive riflessa quasi sempre sulle proprie vicende interne, magari non considerano fenomeni mondiali o europei che potrebbero alle volte invece servire per spiegare il perché di alcune nostre problematiche, specie in campo economico. I sondaggi prodotti da Index Research in questo mese di febbraio, mostrano il gradimento per i leader internazionali che più stanno determinando gli sviluppi e gli scenari del prossimo futuro politico e sociale; ebbene, per gli elettori italiani il più gradito di tutti (a conferma del maggiore interesse per vicende o personaggi italici, ndr) è Mario Draghi con il 47% del favore, mentre la peggior indicazione di fiducia arriva per Angela Merkel, cancelliera tedesca, che piace al solo 12%, con l’84% degli sfavori. A sorpresa, anche Marine Le Pen massima rappresentante della politica anti-europeista, viene vista con poca fiducia (piace solo al 12% degli elettori italiani): pro Europa e anti Europa, in tutti e due i casi i sondaggi vedono le massime esponenti di questi due “mondi” in totale mancanza di fiducia. Bene invece Trump, nonostante tutta la campagna dei media anti-presidente Usa, piace al 31%, mentre Putin scende al 25% di gradimento.