Prosegue e si inasprisce lo scontro tra Marine Le Pen, candidata Front National alla Elezioni in Francia ormai imminenti e la giustizia francese, attaccata a più riprese dalla leader di estrema destra. Domenica scorsa nel comizio a Nantes, Le Pen non ci è andata certo giù tanto dolcemente: «A quei magistrati e funzionari ai quali un potere politico allo sbando chiede di utilizzare l’autorità dello Stato per sorvegliare gli oppositori ed organizzare contro di loro persecuzioni, colpi bassi e complotti”, ha scandito, “dico di guardarsi bene dal partecipare a queste operazioni deviate: tra qualche settimana l’attuale potere politico sarà spazzato via dalle elezioni ma loro, i magistrati ed i funzionari di giustizia, saranno chiamati a rispondere di questi metodi illegali». Oggi la replica, sempre dalla Francia, dai sindacati dei magistrati e anche dalla polizia stessa che non accettano l’attacco della Le Pen: “Tattica intimidatoria”, l’hanno definita i rappresentanti sindacali dei magistrati; “Marine Le Pen ha gettato la maschera”, gridano quelli dei poliziotti. Se poi tutta questa vicenda dovesse anche indire nel consenso questo sarà la prova delle prossime settimane, di sicuro il clima prima delle elezioni non è certamente dei più tranquilli.
I guai del giovane Hamon… nella partita per le Elezioni in Francia del 23 aprile 2017 prossimo a sinistra le acque sono tutt’altro che tranquille, con il governo uscente che rischia di perdere una sonora bocciatura pur presentando un volto nuovo per la corsa all’Eliseo, come Benoit Hamon. Mentre la sfida sembra sempre più appannaggio di Marine Le Pen e Emmanuel Macron, la sinistra prova a convincere altri candidati ad unirsi alla battaglia socialista contro il “finto” indipendentista Macron e la nemica n.1 del Front National (Fillon dei Repubblicains sembra autotagliatosi fuori con lo scandalo della moglie Penelope). È di ieri però la notizia che arriva da Parigi di un “rifiuto” eccellente sbattuto in faccia ad Hamon ed alla diplomazia del centrosinistra francese: il leader del cartello elettorale dell’estrema sinistra “France insoumise” (“Francia non-sottomessa”, ndr), Jean-Luc Me’lenchon, ha definitivamente respinto l’ultimo tentativo di Hamon di convincerlo a desistere a favore di una candidatura unitaria di sinistra: Me’lenchon si presenterà alle presidenziali ed il sondaggio gli attribuisce il 10 per cento dei voti. Lo stesso sondaggio diffuso ieri in Francia in vista delle elezioni mostra come il buon Hamon non riesca ancora ad andare oltre il 15%, con l’ex collega di partito Macron che è sempre più calato nel ruolo di “fagocitatore” di voti del bacino centro-sinistro.
Mentre la favorita alle Elezioni Francia 2017 Marine Le Pen deve subire le tante proteste dai media e dai cittadini che non vedono di buon occhio le intenzioni della candidata all’Eliseo, anche le fazioni opposte che cercano di condurre la campagna a sostegno degli altri candidati provano ad alzare la voce. Su tutti in questo weekend a Parigi hanno fatto clamore le parole del primo ministro (Partito Socialista) Bernard Cazeneuve, che in una intervista a Journal du Dimanche ha attaccato senza molti fronzoli la leader del Front National, «La mia responsabilità è fare il possibile per dimostrare ai francesi che le proposte del Front National sono dei vicoli ciechi celati da menzogne. Per quanto riguarda la questione della lotta contro il terrorismo il Front National si è opposto tutte le misure che sono state adottate per proteggere il paese, comprese le leggi anti-terrorismo, la legge sull’intelligence e contro la creazione di un registro europeo dei passeggeri aerei». Secondo Cazeneuve alle prossime elezioni i cittadini francesi dovranno stare molto attenti alle possibili conseguenze “irreparabili, disastrose soprattutto per i cittadini più vulnerabili”. La giusta richiesta alla Le Pen di moderare i toni dello scontro divenuto forse tropo aspro in questi giorni, non può però valere solo in un senso: probabilmente affermare, «dimostrerò che il voto al Front National sia una scelta mortale» non è esattamente il modo migliore per abbassare i toni e permettere un dialogo politico. (Niccolò Magnani)