I sondaggi politici del Comune di Roma, nel periodo di massima crisi della giunta Raggi, sono impietosi: il Movimento 5 Stelle sta vivendo grosse difficoltà nella Capitale con le indagini a carico di alcuni importanti membri della giunta (Marra e Romeo, dopo Muraro negli corsi mesi) oltre ovviamente al sindaco stesso indagato per abuso d’ufficio. Se si votasse oggi, segnalano i sondaggi di Tecnè realizzati per Porta a Porta, non solo l’avvocatessa grillina perderebbe moltissimo consenso rispetto al giugno 2016, ma perderebbe oltre che con Giachetti anche con Giorgia Meloni. Un anno fa la candidata di Fratelli d’Italia aveva mancato di un soffio il ballottaggio con la collega M5s, complice la disgregazione del centrodestra che aveva candidato anche Alfio Marchini. Nei sondaggi elettorali prodotti sulla città di Roma, il sindaco attualmente prenderebbe il 39%, al netto del 67,2% mentre Giorgia Meloni ottiene un largo 61%, sfruttando a pieno la crisi senza sostanza della sindaca M5s. Non si vota però, e questa è l’unica buona notizia per il Movimento 5 Stelle romano.



I sondaggi politici elettorali rischiano di condizionare le prossime mosse del segretario del Pd, Matteo Renzi. Stando all’ultima intervista realizzata dall’istituto Index Research per Piazza Pulita, il programma di Corrado Formigli andato in onda ieri sera su La7, la nuova formazione di sinistra che potrebbe derivare da una scissione del Pd e vedere al suo interno Massimo D’Alema, Pierluigi Bersani, Enrico Rossi e Michele Emiliano, farebbe sì che a sorpassare il Partito Democratico sarebbe non soltanto il Movimento Cinque Stelle, ma anche la coalizione di centrodestra. Secondo la rilevazione pubblicata ieri sera, infatti, i grillini otterrebbero il 31,7%, il centrodestra sarebbe secondo con il 25,2%, il Pd renziano sarebbe fermo al 24,1% e la Lista di sinistra conquisterebbe il 7,7%. Nessuna delle formazioni politiche in campo conquisterebbe comunque il 40% dei voti necessario ad ottenere il premio di maggioranza necessario a governare il Parlamento. In questo caso, a meno di novità in tema di legge elettorale, si renderebbe necessario un governo di larghe intese o un nuovo ricorso alle urne.



I sondaggi politici elettorali tornano quanto mai attuali in un periodo in cui lo spettro delle elezioni anticipate viene evocato da diversi partiti. Nel caso in cui la legislatura dovesse terminare prima della sua naturale scadenza uno dei temi sui quali si dibatterà è certamente quello riguardante l’Euro. La decisione di preservare la moneta unica è stata messa in dubbio fortemente in Francia dal Front National di Marine Le Pen, ma anche in Italia la Lega Nord di Matteo Salvini vede nell’uscita dall’Euro la ricetta per far ripartire la crescita. Ma in caso di referendum sull’unione monetaria, cosa deciderebbero gli italiani? Il quotidiano Il Giornale ha commissionato un sondaggio su questo argomento all’istituto Eumetra Monterosa e la risposta è stata sorprendente: solo il 38% degli intervistati, infatti, ha asserito che voterebbe per il ritorno delle vecchie lire; il 47% ha detto che voterebbe per restare nell’Euro, mentre il 10% si asterrebbe e il 5% non sa. Insomma, moneta unica vituperata: ma ad oggi gli italiani non tornerebbero indietro…



Negli ultimi sondaggi politici prodotti da Demos Demetra per Repubblica si scopre come negli ultimi due mesi – quelli cioè dopo il referendum costituzionale e la sconfitta di Renzi – il Pd non ha perso consenso, ma anzi guadagna sul Movimento 5 Stelle. Resta però il grande rebus della maggioranza, visto che andando ad elezioni oggi e con questi risultati fuoriusciti dai sondaggi elettorali di Demos, non vi sarebbe una vera maggioranza dai governo: il Consultellum, che probabilmente verrà modificato, non permette infatti la governabilità con questi numeri e invita alle coalizioni (per la verità neanche tanto facili, visto che servirebbe un governo di maxi larghe intese, con dentro molte forze politiche avverse insieme). I dati del sondaggio sono molto chiari: se si votasse oggi, alla Camera il Pd conquisterebbe il 29,5% delle preferenze, M5s invece staccato di 4 punti, indietro a 26,5%. Molto staccate ancora le forze del centrodestra, con Lega Nord al 13,4% e con Forza Italia che vede Berlusconi incollato a Salvini, con il 13,2%. Chiudono le minori forze politiche sondate: Sinistra Italiana al 5,4%, Fratelli d’Italia al 5,2% e Ncd in fondo con il 3,5%.

I sondaggi politici che provano ad inquadrare la complessa situazione del comune di Roma, ormai da anni in queste condizioni, mostrano in pratica la medesima condizione: Virginia Raggi, trionfatrice pochi mesi fa nel ballottaggio contro Roberto Giachetti (Pd), ad oggi non solo verrebbe sconfitta ma anche con cifre impietose. Il risultato dei sondaggi prodotti da Tecnè mostrano proprio la crisi sotto agli occhi di tutti del sistema M5s a Roma, con le varie indagini e vicende che non stanno facendo svolgere il lavoro con serenità alla giunta Raggi. Gli elettori ad oggi farebbero questa scelta: se il 5 giugno 2016, il sindaco M5s aveva preso il 67,% contro il 32,8% dello sfidante renziano Roberto Giachetti. Ecco, ad oggi la situazione sarebbe del tutto capovolta: sindaco grillino al 43%, travolta dalle inchieste e i casi politici presunti o reali, mentre Giachetti troverebbe un secco 57% di preferenze. Ma ovviamente al momento non si vota e questo forse è l’unica vera buona notizia per Virginia Raggi; per quanto riguarda invece il Movimento 5 Stelle, si diceva che il Campidoglio potesse essere la prova generale di Palazzo Chigi… ecco, l’inizio non è esattamente beneaugurante.