Il caso di Virginia Raggi monta sempre di più a Roma e i sondaggi elettorali e politici provano in questo periodo assai difficoltoso per la città di Roma a verificare quanto e come siano cambiati i giudizi sul sindaco attuale e sulle possibili alternative qualora i problemi e le indagini sul sindaco M5s dovessero ulteriormente complicarsi. Stando ai sondaggi prodotti da Scenari Politici – Winpoll si scopre come ad oggi, se si dovessero tenere di nuovo le Comunali nella Capitale, il risultato per la Raggi sarebbe impietoso. Vincerebbe a sorpresa Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, con il 27,9% di preferenze, mentre subito dietro troviamo Roberto Giachetti, candidato del Pd alle scorse amministrative. Solo terza Virginia Raggi, che con un 22,3% non accederebbe neanche al ballottaggio. Dietro ancora Alfio Marchini all’8,4%, Stefano Fassina al 6,4%: cara Virginia, quel 67% conquistato al secondo turno che l’aveva proiettata come la sindaco più amata d’Italia si è praticamente ritorto contro.
L’allarme sismico in centro Italia è tutt’altro che esaurito, e la sua incidenza nei problemi anche politici italiani resta atto: gli ultimi sondaggi elettorali e politici hanno prodotti alcune analisi riguardo tali problemi generati dai gravissimi terremoti degli ultimi 5 mesi. Dopo la fase di sciame sismico molto intensa del 18 gennaio scorso, con altri crolli tra Lazio e Abruzzo, il caos emergenza neve si è aggiunto provocando gravissime conseguenze come abbiamo visto all’Hotel Rigopiano e in altre zone dell’Aquilano. I sondaggi richiesti da Ipsos ad un campione casuale di italiani, hanno evidenziato come per gli elettori alla luce degli ultimi fatti è stato un profondo errore depotenziare e in alcuni casi abolire le province italiane nell’ultimo governo Renzi. Il 49% considera questo fatto come un grave problema che ha originato mancanze di interventi e complessi rimbalzi di responsabilità; il 39% invece non reputa le province come il problema reale per l’emergenza sismica nel Paese.
Il problema della legge elettorale ad oggi coinvolge soprattutto la questione alleanze: nei sondaggi elettorali e politici con le ultime intenzioni di voto segnate da Emg Acqua, si scopre come i risultati non darebbero, neanche con particolari cartelli elettorali, la piena maggioranza alla Camera. La cifra limite minimo per la stima dei seggi elettorali è 315: ebbene, dopo i sondaggi di Emg Acqua, si scopre come nessun alleanza in ipotesi riuscirebbe a raggiungere quella soglia. Il centrosinistra “semplice” con Pd, Sinistra Italiana e autonomie raggiunge i 231 seggi, mentre una coalizione più allargata con anche l’Ncd non supera quota 352. Il centrodestra di Lega Nord, Fratelli d’Italia e Forza D’Italia ci andrebbe assai lontano, con 193 seggi: ipotesi “più fantasiose” provate dai sondaggisti di Emg, rivelano la coalizione “No Euro”, ovvero Lega, M5s e Fratelli d’Italia, e ci andrebbero vicino senza però avere la maggioranza (297 seggi). Chi più ambierebbe alla conquista della fatidica maggioranza stando il doppio Consultellum come sistema elettorale a Camera e Senato, è la coalizione di Grandi Intese, ovvero Pd, Forza Italia, Ncd e Autonomia: 307 seggi, niente maggioranza ma forse ad oggi l’ipotesi più concreta per una governabilità dopo le elezioni.
Nell’aria aleggia sempre più la volontà di elezioni anticipate: i sondaggi che arrivano sui tavoli delle segreterie dei partiti mostrano abbastanza chiaramente come la scelta degli elettori va all’opposto della fine naturale della Legislatura. Solo il 23% infatti, stando ai sondaggi di Istituto Ixè, vorrebbero andare alle urne dopo la fine naturale della Legislatura in atto, con l’attuale governo Gentiloni. Per una grossa fetta invece rimanente, gli italiani intendono andare al voto ben prima del marzo 2018. Per il 38% addirittura la scelta di andare ad elezioni va considerata immediata, ovvero già da questo giugno, come riportano del resto in maniera diversa Grillo, Salvini e Renzi. Una buona fetta però, il 35% per la precisione, opta per una via intermedia: sì alle elezioni anticipate ma con una nuova legge elettorale approvata. Non convince infatti il doppio Consultellum alla Camera e al Senato: si può votare ora, ma la governabilità resta un punto alquanto critico. (Niccolò Magnani)