Il Parlamento olandese ha dato mandato a una commissione d’inchiesta perché valuti i costi e i benefici della permanenza del Paese nell’area dell’euro. In particolare, lo studio dovrà valutare se l’euro è un vantaggio per l’Olanda o se, invece, sarebbe auspicabile un’uscita dalla valuta unica e un ritorno al vecchio fiorino. La richiesta viene dai cristiano-democratici (Cda), il principale partito di opposizione al Parlamento dell’Aja, ed è stata approvata all’unanimità. I risultati saranno resi noti fra qualche mese dopo le elezioni politiche del 15 marzo e saranno dibattuti in Aula. 



Tuttavia, il dibattito pubblico è già iniziato e sta alimentando le argomentazioni delle forze politiche euroscettiche, prima fra tutte il Pvv, il Partito della libertà del populista Geert Wilders che, secondo gli ultimi sondaggi, può contare su circa 26 dei 150 seggi parlamentari nella Camera bassa, più dei 24 di cui disporrebbe l’attuale premier, Mark Rutte (Partito popolare, Vdd), questo anche se i principali partiti hanno già detto di non voler entrare in coalizione con Wilders. 



I cristiano-democratici hanno chiesto lo studio su un’eventuale uscita dell’Olanda dall’euro, ha spiegato Pieter Omtzigt del Cda, a causa della politica di tassi ultra-bassi condotta dalla Bce che sta facendo crollare i rendimenti dei fondi pensionistici aziendali e, quindi, le pensioni degli olandesi ma anche per i crescenti dubbi sulla legalità, secondo lo statuto della Bce, del piano di acquisto di titoli di Stato (Qe). 

L’Olanda è il Paese “modello” dell’euro con una disoccupazione del 5,4%, una crescita superiore al 2%, un export pro capite quasi doppio rispetto alla Germania che è stata superata anche in termini di digitalizzazione e competitività e, commenta Charles Gave, strategist di Gk Research, se ora uno dei Paesi fondatori della Ue e “uno dei popoli più tolleranti al mondo si stanca della costruzione europea e dell’euro, si tratta di un segnale di allarme” che “ricorda l’atmosfera prima del referendum sulla Brexit”. 



Mentre l’Italia deve sorbirsi il ricorrente Congresso del Pd che appare come un mero scontro di potere sulla leadership di Renzi, il vero duello politico, sulle questioni di fondo per l’Italia, è nel centrodestra ed è legato allo scenario appena descritto. Ed è un problema reale ed allo stesso tempo un’affascinante opportunità. Nel centrodestra si oppongono due linee alternative che riguardano davvero il presente e il futuro dell’Italia e dell Europa. Ben più della stucchevole pantomima sulla leadership. 

Da una parte c’è Forza Italia. Berlusconi ha più simpatia per Gentiloni che per Salvini, e al mite romano assicura un tacito sostegno parlamentare peraltro con l’intento di rinviare la prova elettorale alla quale preferirebbe arrivare in condizione di candidarsi, Strasburgo permettendo. 

La cruda realtà per tutti invece è costituita dalla prossima manovra di aggiustamento di primavera e dalla stangata che ci aspetta in autunno con la legge di bilancio 2018 e lo scadere delle clausole di salvaguardia. Ancora lacrime e sangue. Ancora tasse targate Pd. Renzi ha fatto perdere tre anni al Paese, perché i problemi si sono aggravati e la disoccupazione e la tensione sociale sono aumentate, infatti l’Italia è l’unico Paese della Ue che non supera l’1 per cento di crescita. È il fanalino di coda in Europa. 

Ecco la questione che la Lega e Fratelli d’Italia pongono al centrodestra e all’Italia. E’ il problema di fondo: il nostro interesse nazionale è ancora compatibile con “questa” Europa  e con l’euro? In Italia insomma il tema lo pongono i cosiddetti sovranisti. E i moderati di centrodestra si arrampicano sugli specchi. E soffrono il diktat che i tedeschi da anni impongono all’Europa tramite la Ue e tramite l’euro: più austerità, cioè lacrime e sangue nella spesa pubblica, con lo scopo di abbattere deficit e debito pubblico. 

Ma in Olanda il tema lo pongono i cristiano-democratici. I tradizionali alleati della Merkel. Europeisti storici e convinti. Ecco perché le due prospettive del centrodestra che sembrano diametralmente opposte e parrebbero portare alla frattura definitiva, possono trovare un cammino comune. Infatti il tema della riforma dell’Europa non è più un problema posto da Salvini o dalla Meloni, ma si avvia ad essere il tema posto dalla realtà e dagli stessi europeisti meno ideologici. I prossimi appuntamenti elettorali potrebbero essere dirompenti per la Ue, specie se in Francia vincerà la Le Pen. 

C’è infine la Brexit che ha rivoluzionato lo scenario e soprattutto la svolta di Trump che ha messo nel mirino l’euro. Se il centrodestra italiano battesse un colpo aprendo un dibattito vero nella società in coincidenza con le celebrazioni dei trattati di Roma potrebbero venirne fuori idee preziose per l’Italia che è attesa da mesi drammatici. O così o accompagnare mestamente la nascita del nuovo bipolarismo Renzi-Grillo. Ci pensino Silvio, Giorgia e Matteo. Prima di mandare in onda dopo lo psicodramma del Pd, la soap opera del centrodestra.