Innanzitutto i ringraziamenti. Evidentemente il segretario del Pd Matteo Renzi ci ascolta, poiché quello che i giornali celebrano come il suo elemento di svolta nel discorso all’assemblea del Lingotto, il passaggio dall’io al “noi”, lo suggerimmo noi, qualche tempo fa.

Ciò prova poi che i consigli che periodicamente somministriamo, come amara medicina, a lui e i suoi colleghi sono costruttivi, volti ad aiutare loro e con loro l’Italia.



Così, forti di questo nostro minuscolo contributo, oseremmo dispensarne un altro, stavolta rivolto al “potere forte” del Paese, la Confindustria. Lo sciopero a oltranza dei giornalisti del Sole 24 Ore contro il direttore del giornale Roberto Napoletano è segno della debolezza infinita di Confindustria.

Con i partiti tradizionali della seconda repubblica, Pdl e Pd, oggi spaccati in mille pezzi; con il sindacato, baluardo di innovazione del Paese negli anni 60 e 70, ora ridotto a lotte di piccolo respiro; con il quadro internazionale tutto in disfacimento, la debolezza di Confindustria diventa un acceleratore pericolosissimo.



La vicenda appare di per sé folle. Si è taroccato il numero di copie vendute del giornale per avere forse più introiti dalla pubblicità e dai sussidi dello stato. Fu vera truffa? Ai giudici l’ardua sentenza. Di certo c’è un danno di immagine enorme per il giornale e la Confindustria che ha finora coperto la vicenda.

Hanno ragione i giornalisti o la proprietà? Di certo l’uno: o rapidamente i giornalisti sono convinti a rientrare o il direttore dovrebbe andare via.

Da così lontano preferiremmo vedere delle dimissioni pulite e ordinate del direttore, il quale certo è coinvolto nella vicenda, che salvino tutto e tutti. Dalla Cina abbiamo sulla pelle ancora troppa puzza di rivoluzione per desiderarne un’altra in Italia.



Lo stallo attuale è segno di come anche la Confindustria si stia sfarinando, forse divisa in lotte fra bande rivali che non riescono più a coagularsi intorno a un progetto.

La questione è quindi: cosa vogliono gli imprenditori italiani per il Paese? Il governo sopravvive sotto l’abile ma debole guida di Paolo Gentiloni, altre forze non ce ne sono all’orizzonte. I 5 stelle volano nei sondaggi senza un’idea al di là dello slogan “onestà-onestà”, bello ma vuoto come certi modelli da spiaggia.

Se anche gli imprenditori si sciolgono, il paese Italia rischia di essere perduto.