La notizia era nell’aria ed è arrivata ad un mese e mezzo dalle elezioni in Francia: il candidato dei Repubblicani Francois Fillon, all’interno dell’inchiesta legata alla moglie denominata “PenelopeGate” risultato ufficialmente e formalmente indagato per alcuni capi di imputazioni tra cui appropriazione inedita di fondi pubblici, malversazione e presunti impieghi fittizi alla moglie Penelope, ai due figli e ad altri collaboratori. Lo ha riferito per primo Le Canard Enchainé (il settimanale da cui partì l’intera inchiesta) poi rilanciato da Rtl e infine confermato anche dal suo avvocato: a questo punto l’udienza che inizialmente era prevista per la giornata di domani, si terrà direttamente oggi in cui Fillon dovrà rispondere dei capi d’accusa e delle tante domande dei magistrati. Come aveva già annunciato quando era scoppiato lo scandalo degli impieghi fittizi, il candidato presidente alle Elezioni francesi per il centrodestra aveva attaccato i giudici parlando di “assassinio politico” e invocando la sua innocenza nonché continuazione nella campagna elettorale senza dimissioni. Giusto due settimane fa il partito lo aveva confermato, ma ora con l’indagine scoppiata oggi il caos all’interno del terzo partito del Paese (in questo momento) regna sovrano.
Le elezioni in Francia si tengono tra meno di un mese e mezzo e arriva ora ufficialmente il primo vero endorsement di peso dell’intera campagna elettorale: nelle prossime ore, secondo Le Parisien, l’ex primo ministro Manuel Valls terrà un discorso in cui darà il suo appoggio a Emmanuel Macron – leader centrista di En Marche! – e non voterà dunque il suo compagno di partito Hamon che lo ha battuto alle primarie del centrosinistra. Nell’anticipazione scoop del giornale parigino, si legge proprio: «L’ex primo ministro francese, Manuel Valls, lancerà nelle prossime ore un appello agli elettori a votare fin dal primo turno delle presidenziali il suo ex rivale nel governo, Emmanuel Macron, e non il vincitore delle primarie socialiste, Benoit Hamon». Addirittura uno stretto collaboratore di Valls ha confermato come verrà richiesto il voto per Macron in modo da non disperdere voti “inutili” come quelli per il proprio partito dato in caduta libera, al cospetto del rischio Le Pen temuto da tutti (Front National escluso). Valls non lascerà il partito socialista ma aderirà solo con il voto, che potrebbe spostare una bella fetta in dote a Macron; il presidente Hollande farà lo stesso, a rischio di spaccare forse definitivamente il suo partito?
Un caso e una vignetta, ancora una volta in Francia questa volta in preparazione alla campagna verso le Elezioni all’Eliseo dell’aprile-maggio 2017. Questa volta però Charlie Hebdo non c’entra nulla, anzi: l’attacco è stato sferrato dai Repubblicani stessi che cercando di ottenerne qualche consenso in più dopo gli scandali di Fillon hanno cercato di attaccare la galassia di Emmanuel Macron, leader centrista acchiappavoti, l’unico al momento in grado di superare e battere Marine Le Pen. DI fatto assomiglia molto ad una caricatura anni Trenta quando cioè i patiti nazifascisti di destra attaccavano i complotti internazionali demo-pluto-giudaico-massonici; Macron banchiere con naso adunco, la tuba da capitalista e una falce e martello che taglia il sigaro borghese. Insomma un ebreo stilizzato come venivano attacchi in quegli anni odiosi alcune personalità di spicco de mondo politico e sociale europeo. La vignetta vuol far capire come in realtà Macron non si distanzi di molto dall’attuale governo di sinistra di Francois Hollande (di cui in effetti ha fatto parte), peccato che per farlo è stato scelto un disegno di dubbio gusto e ambiguo. «Il movimento del candidato social-liberale alle presidenziali Emmanuel Macron, ‘En Marche!’ presenterà una denuncia dopo la pubblicazione da parte del partito di destra Les Républicains di una vignetta con una sua caricatura dalla caratteristica ispirazione antisemita», scrive il segretario generale del movimento, Richard Ferrand. «Ci saranno conseguenze, il movimento presenterà una denuncia, si tratta di una grafica che riporta agli anni più oscuri», ha poi aggiunto Macron. Dopo la polemica, il partito della destra aveva ritirato la vignetta sostituendola con una foto di Macron. Poco dopo, il candidato, Francois Fillon, ha annunciato sanzioni interne nei confronti dei responsabili della pubblicazione di quella caricatura.
L’onda lunga della Turchia sulle democrazie europee arriva inevitabilmente anche in Francia, con le elezioni a meno di un mese e mezzo che si agitano su alcuni temi europei. Per motivi meramente elettorali, ieri è stato il giorno dell’attacco unito delle destre francesi contro il Governo socialista di Hollande, reso di aver concesso sul territorio transalpino i comizi del governo turco sul referendum-chiave per Erdogan. Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, a Metz, in Francia, respinto ieri dall’Olanda, ha potuto tenere un infuocato comizio davanti a un migliaio di turchi residenti in Lorena accusando l’Olanda di “fascismo” e suscitando grida di “Allah Akbar” e slogan pro-Erdogan. La cosa non è piaciuta affatto né a Marine Le Pen e neanche a Francois Fillon che infatti hanno subito attaccato i socialisti; «Perché dovremmo tollerare sul nostro territorio affermazioni che altre democrazie rifiutano? No alla campagna elettorale turca in Francia» – ha twittato la leader del Front National, mentre Fillon è stato più diretto, accusando il presidente Hollande di «violare in modo flagrante la solidarietà europea», visto che comizi del genere non sono stati permessi negli ultimi giorni in Germania, in Austria, in Svizzera e in Olanda. La risposta del governo francese è stata piccata: «comizio rientra nel regime di libertà di riunione in Francia, invocando la calma nella crisi turco-olandese». Erdogan dal canto suo ha ringraziato la Francia per “non essere caduta nella trappola” di vietare il comizio.
Macron, candidato di En Marche! alle elezioni presidenziali francesi ha annunciato di aver chiesto un prestito personale per la sua campagna elettorale. L’ex ministro dell’Economia ha spiegato che sta negoziando con una banca per avere 8 milioni di euro, destinati al finanziamento della sua campagna. Finora Macron ha usato i proventi di donazioni, ma nell’intervista rilasciata al quotidiano La Croix ha spiegato che questa operazione è necessaria per poter competere con i suoi rivali alle elezioni presidenziali francesi. Quello dei prestiti è, invece, un argomento delicato per Fillon, accusato di aver ricevuto 50mila euro da Marc Ladreit de Lacharrière, amico di famiglia e proprietario della rivista che stipendiava la moglie Penelope. Da qui il sospetto di lavoro fittizio. L’indiscrezione in questo caso è stata lanciata dal Canard Enchainé proprio dopo che Fillon era riuscito a riconquistare la fiducia del suo partito.
Dopo il Penelope-gate, lo scandalo sui presunti impieghi fittizi per moglie e figli, scoppia un altro caso con Fillon protagonista: il candidato del centrodestra per le elezioni presidenziali francesi avrebbe speso 48.500 euro in vestiti. L’indiscrezione è stata lanciata da Le Journal de Dimanche, secondo cui è questa la spesa effettuata da Fillon dal 2012 in vestiti d’alta moda, fatti su misura e comprati in una rinomata boutique di Parigi. Il settimanale ha spiegato che 35.500 euro di quella somma sono stati pagati in contanti da amici generosi del candidato alle presidenziali, mentre le nuove spese a febbraio, dopo la deflagrazione del Penelope-gate, sono state pagate con un assento del Monte dei Paschi di Siena. Sia chiaro: non c’è nulla di illegale in tutto ciò, viene solo dimostrata la vita dispendiosa di Fillon. Di sicuro la campagna elettorale francese si sta rivelando particolarmente avvelenata.