Rutte ha vinto ma ha perso l’amicizia con la Turchia: il mantra risuona dal presidente Erdogan il giorno dopo i risultati delle elezioni in Olanda che hanno visto la vittoria, seppur sofferta, dei liberali di Rutte contro i populisti xenofobi di Wilders. La crisi diplomatica con la Turchia, tra l’altro uno dei probabili motivi per la vittoria in extremis del premier uscente, prosegue con gli attacchi da Ankara che si fanno durissimi e che non prevedono mediazioni a breve termine: «Quando si guarda ai partiti olandesi, si vede che non c’è differenza tra i socialdemocratici di Rutte e il fascista Wilders. Hanno tutti la stessa mentalità. Avete dato inizio al collasso dell’Europa. State trascinando l’Europa nell’abisso. Presto in Europa inizieranno le guerre di religione», riporta oggi in una nota il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, proprio colui a cui è stato impedito di tenere un comizio pro-referendum Erdogan a fine febbraio, dando il via alla bagarre diplomatica e politica tra Amsterdam e Ankara.
Non sarà semplice per Mark Rutte formare un nuovo governo come lo è stato nelle precedenti due edizioni delle Elezioni d’Olanda: i liberali hanno sì vinto ma perdendo 9 preziosi seggi, mentre la secondo forza, i populisti di Wilders, vengono esclusi dalla considerazione del premier incaricato. Ebbene, quale sarà allora il governo che dovrà nascere ad Amsterdam nelle prossime settimane? L’ipotesi più calda dopo questi risultati, come ha confermato lo stesso Rutte in una recente intervista post elezioni, vede il Vvd in gruppo con i cristiano democratici del Cda e i centristi democratici del D66 (entrambi a 20 seggi). Il governo sarebbe così di minoranza a 71 seggi totali; improbabile un’annessione dei Verdi, la vera rivelazione di questa tornata elettorale, esclusa invece la forza estremista di Wilders. Il crollo dei laburisti, che perdono di colpo 20 seggi, mette in difficoltà Rutte che nell’ultimo governo aveva le forze del centrosinistra alleate e sulle quali ora non si può fare affidamento. Insomma, un grande scacchiere che al momento vede una direzione specifica, con il problema però molto netto della maggioranza che comunque rimarrebbe un miraggio alla mercé degli attacchi dell’opposizione verde e estremista xenofoba.
L’Olanda questa mattina dopo le Elezioni Politiche 2017 si sveglia un po’ meno populista ma comunque in forte crisi di frammentazione politica. Vedendo i risultai, era prevedibile ma Rutte con il suo Vvd si è confermato il partito più votato, conquistando 33 seggi (su 150, questo per far capire come la maggioranza sia comunque una chimera per un solo partito). Lo spettro temibile da tutta l’Europa ed estremista di destra, Geert Wilders arriva secondo: non vince, ma neanche perde e si conferma mina vagante per lo scacchiere olandese. Al terzo posto finisco i democristiani di Cda e i liberali di sinistra D66 con 19 seggi conquistati; si conferma l’avanzata dei verdi del GroenLinks, passati dal 2,3% del 2012 a un 9%, e da 4 a ben 14 seggi. Confermati anche il successo del partito antirazzista Denk, che con il 2,1% (secondo le ultime percentuali disponibili) entra per la prima volta in parlamento con 3 rappresentanti. Il premier uscente vien dunque confermato come il candidato incaricato di formare un nuovo governo con nuove alleanze tutt’altro che semplici e che richiederanno forse qualche mese per una messa a punto legittima ed efficace. Dopo la palese vittoria del partito di Rutte su quello del populista anti-immigranti di Geert Wilders, il presidente francese uscente Hollande ha commentato, in una nota, che “i valori dell’apertura, del rispetto per gli altri, a la fede nel futuro dell’Europa sono l’unica vera risposta agli impulsi nazionalisti e agli isolazionismi che stanno scuotendo il mondo”.
Geert Wilders non ha sfondato alle Elezioni in Olanda chiusesi ieri sera dopo tre exit poll. Il premier Rutte ha recuperato terreno praticamente nell’ultimo mese, complice probabilmente quella lunga e rammarica crisi diplomatica con la Turchia che ha rimesso al centro la forza del governo di Amsterdam che non sembrava esserci stata nei primi 4 anni di governo. Il commento di Rutte subito dopo il risultato delle elezioni la dice tutta sul sentimento che potrebbe aver mosso milioni di olandesi contro Wilders: «E’ una serata importante per tutta l’Europa: l’Olanda dopo la Brexit e le elezioni americane ha detto no al populismo». La replica? Immediata e piccata, anche per chi è arrivato comunque secondo nei risultati delle urne; «Mark Rutte non si è ancora liberato di me. Se fosse possibile vorrei governare, ma se non funzionerà sosterremo il governo laddove necessario, sui temi che ci sono più cari». Sarà difficile visto che Rutte non sembra essere per nulla interessato ad “affidarsi” al leader di estrema destra; questo però dovrà essere rivalutato quando il premier liberale sentirà gli altri partiti arrivati dietro per provare a mettere su un governo. Siamo così certi che riuscirà a fare a meno dei numeri del Partito delle libertà? E in questo caso allora si può realmente dire come oggi che l’Europa è salva? (Niccolò Magnani)