Con la kermesse voluta da Renzi al Lingotto di Torino sono cominciate di fatto le primarie del Pd. Il luogo non è una scelta casuale: è qui che dieci anni fa Veltroni diventò segretario del partito e da qui Renzi ha voluto ripartire. Secondo il politologo Arnaldo Ferrari Nasi, Renzi è sicuramente avvantaggiato rispetto ai suoi concorrenti, Emiliano e Orlando: “Quest’ultimo è quasi un candidato inventato, che non farà altro che portare via voti a Emiliano favorendo così Renzi”, spiega. Vincente, l’ex premier, nonostante l’inchiesta Consip che coinvolge il padre: “Renzi una volta ripresa la guida farebbe meglio a seguire l’intuizione di un partito personalista, slegato del tutto dalla sinistra vecchia e nuova”.
La campagna per le primarie del Pd: chi è favorito al momento, tra Renzi, Emiliano e Orlando?
Sicuramente Renzi. Orlando in qualche modo è una figura che gioca a vantaggio dello stesso Renzi.
Perché?
Porta solo dispersione di voti che invece andrebbero a favore di Emiliano; non pare una figura consistente in termini di voti e sembra quasi una mossa voluta per far vincere Renzi. Se lo scontro fosse solo Renzi contro Emiliano, assisteremmo a una partita diversa, molto più dura, anche se secondo me sempre vittoriosa per Renzi. Emiliano però porterebbe a casa una minoranza forte, in grado di condizionare la vita del partito.
Quanto l’inchiesta Consip potrà pesare a svantaggio di Renzi?
Peserà sicuramente a suo svantaggio, ma anche a svantaggio complessivo del Pd. D’altro canto sono 25 anni che viviamo con una magistratura a orologeria. Prima toccava a Berlusconi, adesso a Renzi.
Secondo lei l’elettore del Pd si fa influenzare da queste inchieste?
Direi di sì, potrebbe essere deluso, ma chi è deluso dalla propria parte non va a votare contro, semplicemente non va a votare. Quindi non si abbassano di molto le possibilità di successo di Renzi e non si avvantaggiano Emiliano e Orlando.
I fuoriusciti del Pd invece peseranno in queste primarie in qualche modo?
Non credo proprio, andandosene via hanno solo fatto un favore a tutti e tre. Che fossero dei perdenti era già scritto a chiare lettere: sono la generazione che stava uscendo di scena e ora lo è definitivamente. Anzi, possono favorire l’immagine di Renzi all’interno del Pd. L’unico vero vantaggio è nel gioco delle candidature: in questo Pd non ci sarebbe stato più alcuno spazio per loro, che si erano messi esplicitamente di traverso, mentre con il nuovo micropartito un qualcosina in termini parlamentari possono ancora sperare di ricavarlo. Se invece, come sarebbe dovuto essere già un paio di anni fa, avessero tenuto un profilo basso, consci dell’ineluttabilità del ricambio, e portato acqua al nuovo Augusto, in molti avrebbero tenuto lo scranno.
Avvantaggiare Renzi, in che senso?
Nel senso che finalmente ha liberato il partito da questi personaggi. Questo potrebbe essere un valore aggiunto in termini di simpatia alla sua figura, ma soprattutto si prende il grandissimo merito della rimozione di un ostacolo ideologico nei confronti dell’esterno e del nuovo.
Dando Renzi vincente, a livello nazionale prenderebbe più voti un Pd diverso ma con lui alla guida, o un partito personalista, il “partito di Renzi”?
Bella domanda, andrebbe approfondito lo scenario. Sicuramente Renzi ha già fatto dei sondaggi al proposito. Il nome Pd rimane una base, un simbolo, una storia consistente. Ma un partito di Renzi ha delle forti possibilità. Perde qualcosa di sicuro, però con una buona proposta politica e una buona propaganda interna riesce a non perdere troppo, ma soprattutto dà ad altri la possibilità di entrare, cosa che oggi il Pd non riesce a fare nonostante cerchi da tempo di attrarre l’elettore di centrodestra.
Dunque liberarsi da ogni legame con la sinistra sarebbe la mossa vincente?
Di fatto Renzi non ha alternative a sinistra o al centro. Invece può influire su tutti coloro che non se la sentono di vedere Grillo al governo. Stando le cose come oggi, i 5 Stelle hanno la seria possibilità di andare al governo e in molti penseranno: meglio un Renzi depurato della sinistra che un Grillo al governo.