Le Elezioni in Francia 2017 hanno visto il confronto tv con “vincente” Macron dove però l’Italia è stata tirata in ballo più volte, specie dalla candidata del Front National che ha riportato il caso del nostro Paese come grave crisi provocata dall’emergenza migranti che imperversa. Secondo Marine Le Pen il caso italiano dovrebbe rappresentare un monito alla Francia, portandola a chiudere le frontiere e non fare come il nostro governo aperto ad ogni tipo di accoglienza. Stante questo pensiero della leader estremista, oggi arriva la stroncatura del leader Mdp Massimo D’Alema, a cui ovviamente non convince il populismo di matrice destrorsa. «Non faccio le previsioni, ma mi sembra problematico che Le Pen vinca elezioni, la grande maggioranza dei francesi non la vuole. Penso e spero che questo fenomeno possa essere contenuto», ha spiegato ieri l’ex Pd a margine di un convegno al Senato sulla differenza di popoli e tradizioni in Europa. Una Ue a favore dei migranti e con possibilità di accoglienza maggiore, ricorda D’Alema come ha insistito ieri anche Hamon, mentre il convincente Macron si è limitato a spostare l’attenzione contro la parte più negativa dell’immigrazione, ovvero il rischio per il terrorismo.
Ha vinto Macron ma si è visto ieri nel primo confronto tv sulle Elezioni in Francia, che la vera e forse unica avversaria degna di nota è Marine Le Pen. Tutto come previsto dai primi esiti del confronto in diretta nazionale francese tenutasi ieri sera, anche se con molti spunti interessanti riguardo le tematiche affrontate dai candidati “big” delle Elezioni verso l’Eliseo. Ovviamente è l0immigrazione il tema dove si sono “scannati” di più gli astanti, con Marine Le Pen che ha attaccato dritto il pericolo dei migranti, citando addirittura il caso italiano come rischio massimo anche per la Francia. Macron ha però spostato “la palla” su di un altro obiettivo, ovvero il terrorismo jihadista islamista. «Non i migranti, ma i terroristi sono il problema, Marine non dividere i francesi» ha intimato il leader di En Marche!. «Garantirò al mio paese l’indipendenza nazionale e l’integrità del territorio. Difenderò la nostra identità e i nostri valori, darò la parola al popolo organizzando dei referendum sull’Euro», ha invece contrattaccato la leader del Front National che senza mezzi termini ha accusato destra e sinistra di avere completamente fallito in questi ultimi anni. Macron ha rilanciato che destra e sinistra hanno sì fallito, ma anche le ali più estreme che non cambiano il problema, «Io voglio visi nuovi e nomi nuovi, voglio un’alternanza capace di ridare la speranza al nostro popolo», ha chiuso il favorito ora numero 1 per la conquista dell’Eliseo. Il “ballottaggio” a cui si è assistito ieri è parso praticamente già fatto, con Hamon e Fillon che non paiono in condizioni di “sfondare” l’elettorato.
Ha un unico grande problema in testa prima delle Elezioni in Francia: si chiama ballottaggio e rappresenta il vero spauracchio per la leader del Front National in questo ultimo mese di campagna elettorale. Proprio il secondo turno agita le acque dell’estrema destra perché, sebbene vi sia un buon vantaggio al primo turno che porterebbe Marine Le Pen al secondo, poi l’approdo al ballottaggio vedrebbe riversati nell’eventuale rivale della leader xenofoba la larga parte dei voti degli altri partiti. Che sia Fillon o Macron, i francesi sceglierebbero in prima battuta loro rispetto alla Le Pen che rappresenta, per chi non la appoggia ovviamente, il vero spauracchio delle Politiche 2017. Gli ultimi sondaggi prodotti ieri sera prima del confronto tv tra i cinque candidati principali, vedeva appunto Marine Le Pen in testa solo al primo turno, ma con l’1% di possibilità di vincere contro Emmanuel Macron al ballottaggio. 60% vs 40% e la Le Pen così vedrebbe svanire il sogno di arrivare all’Eliseo dopo Francois Hollande. Addirittura, sarebbe perdente anche contro Fillon, non certo il candidato con maggior consenso in Francia in questo momento; questo è il frutto di una campagna molto precisa che assicura molti voti per il primo turno ma che riproposto su larghissima scala e sul testa a testa con un candidato più moderato vede a rischio se non quasi impossibile una vittoria di Marine Le Pen anche a maggio. La leader del Front National deve trovare al più presto una modalità per provare ad ampliare il più possibile la sua platea di voto se non vuole arrivare ala vittoria più inutile possibile, ovvero quella del primo turno delle prossime Elezioni Francia 2017.
Un confronto tv che nella notte francese ha visto sfidarsi i principali candidati verso le Elezioni in Francia del prossimo 23 aprile: il primo confronto in tv di una lunga serie, con presenti tutti e cinque i “big” presenti alle urne verso l’Eliseo. Emittente Tf1, appuntamento ieri sera alle ore 21 e per lunghe tre ore si sono sfidati su programmi, accuse e progetti per la Francia post-Hollande: François Fillon, vincitore primarie Repubblicani, Benoît Hamon vincitore primarie Partito Socialista, Marine Le Pen leader del Front National, Emmanuel Macron indipendente e fondatore del movimento En Marche!, infine Jean-Luc Mélenchon leader di estrema sinistra. Chi avrò vinto il confronto? Dai primissimi rumors è la Le Pen ad avere la meglio perché maggiormente “spigliata” e libera dai “condizionamenti” europeisti e di partito a cui sono pressapoco legati tutti gli altri candidati. In attesa dei risultati ufficiali e del giudizio degli elettori, possiamo certamente ricordare come in termini numerici gli ultimi sondaggi producono un vantaggio notevole di Emmanuel Macron al secondo turno, qualora ci arrivasse. Proprio per questo motivo è ancora forte il dubbio di Francois Hollande e della restante parte del partito socialista che ancora ufficialmente resta legato al suo (debole) candidato, Benoit Hamon: rimanere fedeli alle primarie vinte da Hamon oppure sconfessare regole e partito per appoggiare in un enorme “voto utile” l’ex ministro dell’Economia Macron. L’obiettivo è non far vincere la Le Pen e per questo motivo l’arcano, raccontano dalla Francia, è sempre più stretto per il presidente uscente e per la restante parte del partito ancora schierata con il proprio candidato. (Niccolò Magnani)