Lo scandalo che sta imbarazzando il governo francese in queste ore e che riguarda l’ormai ex ministro degli Interni Bruno le Roux potrebbe avere effetti anche per la campagna Elezioni in Francia. È la sinistra più di tutti che rischia di pagare pegno: non solo il Ps è dato in netto svantaggio rispetto agli altri candidati, (addirittura Hamon viene superato negli ultimi sondaggi anche da Melenchon della sinistra estrema), ma anche per il candidato centrista Macron potrebbe non essere una buona notizia quella dello scandalo Le Roux. Il governo Hollande volge al termine con un altro pezzo che se ne va (oggi sostituito da Matthias Fekl, ndr) e soprattutto con la crisi sostanziale della sinistra francese agli occhi degli elettori. Dunque un bivio a cui le Elezioni daranno sicuramente risposta: o Macron riesce ad approfittare dell’ennesimo passo falso dei socialisti (dopo aver “sbagliato” candidato e soprattutto dopo non averlo quasi mai sostenuto) dimostrando alla Francia che l’unico modo di salvarla da Marine Le Pen è puntare sul suo nuovo modo di gestire la cosa pubblica, lontano dal passato di destra e sinistra classiche; oppure pagherà pegno lui stesso, membro del Governo Hollande fino a qualche mese fa, identificato come in realtà un candidato “mascherato” della sinistra in profonda crisi e quindi con possibile perdita di voti in queste ultime settimane pre-voto. Il risultato lo diranno i posteri, intanto Marine Le Pen sotto i denti se la ride e non poco…
Elezioni in Francia più calde che mai, e non c’entra il meteo: la giornata di ieri è stata campale in senso negativo per due figure su tutti nel panorama politico transalpino. Prima le dimissioni del ministro Bruno Le Roux, indagato praticamente per lo stesso motivo che ha inguaiato Francois Fillon nel Penelope-gate; il ministro degli Interni avrebbe infatti assunto le figlie minorenni come assistenti parlamentari e si è dimesso dopo una giornata di scandalo piovuto addosso al Governo Cazeneuve. Ma sopratutto è ancora Fillon a pagare dazio con la giustizia (e con i media ostili al candidato gollista): nell’inchiesta assieme alla moglie Penelope, il vincitore delle primarie per i Repubblicani ha visto estendersi l’accusa a suo carico. Come riporta Le Monde, ora le accuse sarebbero anche di truffa aggravata e falso di documenti; secondo il quotidiano francese, in una seconda perquisizione all’Assemblea nazionale dopo la prima effettuata dagli inquirenti il 31 gennaio nell’ambito delle indagini preliminari, sono stati trovati dei nuovi documenti in base ai quali si sospetta che Fillon e la moglie Penelope potrebbero avere fabbricato informazioni false al fine di giustificare gli stipendi di Penelope stessa come assistente parlamentare. Bene, finisce qui? Neanche per sogno, la giornata di ieri è stata un vero incubo per Fillon (e quelle che lo separano dalle Elezioni del 23 aprile e 7 maggio non saranno da meno): il candidato repubblicano infatti si è visto citare in un altro scoop del settimanale che lanciò nell’etere il Penelope-gate. Fillon avrebbe ricevuto, secondo “Le Canard Enchaîné” (in edicola oggi), 50mila dollari, pari a circa 46.500 euro, per organizzare degli incontri di un miliardario libanese con il presidente russo Vladimir Putin e con il dirigente della compagnia petrolifera Total Patrick Pouyanné, incontri che poi avvennero nel 2015 tramite la sua società 2F Conseil. Tutti gli incontri sarebbero avvenuti al Forum economico internazionale di San Pietroburgo a giugno del 2015; di certo un’altra tegola per Fillon già impegnata in una duplice indagine sugli incarichi fittizi della sua famiglia. Ora il partito gollista prenderà provvedimenti clamorosi?
Inutile dire che Emmanuel Macron ha legittimamente vinto il confronto in tv con gli altri candidati alle Elezioni in Francia: i media transalpini oggi celebrano quella che è sembrata una prima battuta d’arresto di Marine Le Pen, anche se ha egregiamente fatto meglio di Fillon e Hamon (dimostratisi al momento fuori dai giochi per la battaglia al ballottaggio). Ma è Macron a prendersi gli onori della cronaca ieri mattina: più convincente, non ha vacillato davanti alle provocazioni della leader Front National e ha rilanciato sui problemi principali della Francia dopo gli anni in ombra del governo Hollande, che pure lui ha sostenuto. Proprio questo punto è riuscito Macron ha eludere la facile accusa “sei stato del Governo fino a poco fa” e ha rilanciato i suoi punti programmatici, primo tra tutti lo stop al terrorismo jihadista in ogni sua forma. I sondaggi al termine del confronto tv su Bfm mostrano come il leader di En Marche! ha convinto il 29% degli spettatori, mentre Marine ha preso il 20% (in calo rispetto ai dati degli ultimi giorni). Fillon in termini di sondaggi non perde molto, rimane attaccato alla Le Pen al 10% ma è sul punto di vista mediatico che ha patito l’ingombrante figura degli altri due candidati favoriti, patendo in incisività. Male invece Hamon, non convince e il suo partito socialista non va oltre l’11% dopo i sondaggi prodotti al termine della trasmissione televisiva di ieri sera.