Domenico De Masi è l’uomo a cui il Movimento 5 Stelle vuole affidarsi per ridisegnare il suo programma per quanto riguarda lavoro e occupazione. L’interesse sembra ricambiato, visto che il sociologo, uno dei più stimati accademici italiani, ritiene i grillini un modello politico che verrà preso come riferimento in futuro. «Tra dieci anni i partiti somiglieranno molto più al Movimento Cinque Stelle che non alla Dc», ha dichiarato De Masi a La Stampa, a cui ha spiegato come è diventato uno dei consulenti del M5s. Due parlamentari gli hanno chiesto se ci fossero metodi sociologici per capire l’evoluzione del mercato del lavoro tra dieci anni: «Ne è venuta fuori una ricerca, che ora Chiarelettere pubblicherà», ha annunciato De Masi, che ha avuto un lungo confronto con Beppe Grillo e Casaleggio jr. Il fatto che il rimo sia un leader carismatico che impone regole non lo spaventa: «Non mi sembra che negli altri partiti ci sia molta democrazia».



 

La sua tesi sull’occupazione comunque fa discutere: bisogna separare il lavoro dal reddito e ne ha parlato nel libro in uscita “Lavorare gratis, lavorare tutti”. Bisogna fare qualcosa di rivoluzionario e allora, visto che l’occupazione diminuirà, si può partire dalla «riduzione dell’orario di lavoro a 36 ore». De Masi non ritiene questa proposta un’apologia della decrescita, bensì il progresso. E quando gli viene chiesto se è spaventato dal populismo e l’autoritarismo del MoVimento, De Masi ribatte con un’altra tesi originale: «Ormai ogni partito è un uomo che decide tutto. Potremmo avere un parlamento di sette otto persone».



Leggi anche

SPILLO/ Dietro quegli endorsement a Netanyahu, l’onda lunga del ribaltone 2019