Le prossime elezioni in Francia 2017 potrebbero avere risvolti non solo sul paese ma anche sul resto dell’Europa. Ci si chiede infatti quale sarà il futuro dell’Unione europea e della moneta unica. Il recente voto alle elezioni politiche in Olanda ha visto la vittoria del premier uscente Mark Rutte contro il leader euroscettico Geert Wilders: questo però non sembra aver calmato le possibili derive populiste e quindi anche le elezioni in Francia saranno un altro banco di prova per l’Europa. Timori sulla tenuta dell’Unione europea ci sono anche nel nostro paese. Il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, parlando oggi alla stampa estera, ha sollevato appunto la questione. Come “In Italia si sta pensando a un piano B sull’euro visto che le elezioni in Francia e Germania potrebbero influenzare le scelte sulla politica monetaria europea?”, si è chiesto Di Maio, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Askanews. L’esponente del Movimento 5 stelle ha poi aggiunto che “c’è l’eventualità che in Francia vincano forze politiche che possono staccare la spina all’Europa e l’Italia potrebbe ritrovarsi con una crisi dell’unione monetaria non perché lo ha scelto ma perché lo hanno deciso altri paesi con le loro ragioni. Spero che i capi di Stato rinsaviscano e comincino a discutere su questi temi”. (aggiornamento di Stefania La Malfa)
Manca esattamente un mese alle Elezioni in Francia 2017 e sembra che la sfida per il dopo Hollande sia tra i due candidati Marine Le Pen e Macron. Secondo gli ultimi sondaggi di Opinionway sarebbero in lizza per diventare la poltrona di presidente della Repubblica francese la leader del Front National Marine Le Pen e l’ex ministro dell’Economia Emmanuel Macron: i due candidati sono dati infatti a pochi punti percentuali di distanza. Le Elezioni in Francia 2017 si svolgeranno domenica 23 aprile per quanto riguarda il primo turno. Se nessun candidato otterrà la maggioranza assoluta dei voti è previsto un ballottaggio tra i due più votati domenica 7 maggio. Oltre a Le Pen e Macron gli altri principali candidati sono Fillon, Hamon e Melenchon. Il presidente uscente Hollande sarebbe stato eleggibile per un secondo mandato ma ha deciso di non ricandidarsi e sarà quindi il primo presidente uscente della Quinta Repubblica francese a non proporre la propria ricandidatura. La campagna presidenziale, fino a questo momento caratterizzata da numerose polemiche e vari scandali giudiziari, è ormai entrata nel vivo con il dibattito televisivo che si è svolto lunedì scorso tra i cinque candidati che si sono confrontati sui programmi elettorali. (aggiornamento di Stefania La Malfa)
Potremmo definirlo nepotismo alla francese ed è quello che sta colpendo questa strana campagna per le Elezioni in Francia del prossimo 23 aprile. All’inizio fu Fillon con il suo Penelope-Gate e poi anche Marine Le Pen con i vari incarichi fittizie e le manovre strane sui dipendenti legati alla propria famiglia. E giusto ieri lo scandalo che in meno di una giornata ha elevato e poi fatto scoppiare il bubbone sul ministro degli Interni Bruno Le Roux. Prima indagato, poi sotto forte bufera della stampa e degli avversari politici – tra l’altro Repubblicani e Front National, gli stessi che vivono il medesimo problema nepotista in casa loro – e alla fine dimissionario: secondo quanto scoperto finora, Le Roux avrebbe fatto alle figlie dei contratti tra il 2009 e il 2016 per una somma totale di 55mila euro quando ancora le minorenni frequentavano la scuola dell’obbligo. Di fatto le figlie hanno continuato a percepire il compenso fino a quando erano all’università avanzata. Il discorso di ieri tenuto dall’ex ministro dimissionario è suonato come un estremo tentativo di innocenza difesa, anche il suo stesso partito pare lo abbia abbandonato (nel medesimo modo in cui ha lasciato praticamente da solo il candidato Hamon, l’unico big a non essere indagato, ma debole politicamente rispetto a Macron). «Mi sono fatto un punto d’onore nel rispettare la funzione di deputato e i doveri connessi. Per questo dichiaro l’onestà di ogni mio rapporto umano e di ogni atto politico. Ma la mia responsabilità è anche quella di difendere in tutto l’azione del governo ed è per questo ho deciso di rassegnare le dimissioni nelle mani del presidente della Repubblica», ha commentato Le Roux prima delle dimissioni ufficiali.
Francois Fillon è una furia e il giorno dopo la doppia novità sulle indagini a suo carico a meno di un mese dalle Elezioni di Francia, si ribella in una intervista di fuoco a Radio France Info. «Ogni settimana ci sono fughe (di notizie) contro il segreto istruttorio organizzate dai servizi dello Stato. E casualmente il Partito socialista, Macron, Hollande, si fiondano su queste pseudo rivelazioni nella pretesa che non ci siano candidati di Destra. La verità – ha ammonito il vincitore delle primarie per i Repubblicani- è che la gauche è nell’incapacità di vincere questa elezione e che ormai ha solo una possibilità di riuscirci: non avere avversari a destra». Bum. Per Fillon gli attacchi che quasi quotidianamente arrivano sulla sua candidatura (Penelope-gate, truffa, presunti incontri con Putin con pagamento per essere stato l’intermediario) sono frutto di un disegno dei servizi dello Stato: un’accusa gravissima che si lega anche alla vicenda del ministro degli Interni Bruno le Roux, dimissionario per una indagine assai simile a quella che ha colpito il candidato gollista. «Non sono ministro dell’Interno, sono candidato all’elezione presidenziale. È un attacco senza precedenti dall’inizio della quinta Repubblica contro il processo democratico». Un disegno di Hollande-Macron (considerando Hamon ormai fuori dai giochi per le Elezioni) è il frutto del complotto ordito secondo Fillon: complottiamo da uomo nell’angolo o principio di verità?