Ancora bufera politica su un ministro del Lavoro, ancora Giuliano Poletti nel mezzo e ancora una battuta sicuramente forte che fa scattare la miccia delle reazioni (e strumentalizzazioni) politiche. Accade tutto mentre il ministro ieri era ad un incontro in un’istituto scolastico di Bologna sul significato dell’alternanza scuola-lavoro: prende la parola e afferma, «Il rapporto di lavoro è prima di tutto un rapporto di fiducia. È per questo che lo si trova di più giocando a calcetto che mandando in giro dei curriculum». Risultato? Ve lo potete immaginare e lo avete potuto osservare in queste ore: la polemica brucia in rete con ripetuti attacchi al Ministro del Lavoro e non solo dagli avversari politici, Movimento 5 Stelle in primis. «Cartellino rosso per il ministro, un calcio in faccia ai molti giovani disoccupati. Poletti dice che per trovare lavoro conviene più il calcetto del Cv, anche Buzzi giocava?», chiede ironicamente Alessandro Di Battista commentando l’uscita di Poletti. Il paragone con il calcio diventa in poco tempo un boomerang per Poletti che, impegnato sulla difficile partita delle Pensioni e dei Voucher, ora riceve attacchi come quella volta in cui aveva affermato «prendere 110 e lode a 28 anni non serve a un fico, è meglio prendere 97 a 21», o peggio che «alcuni italiani che emigrano all’estero è meglio non averli tra i piedi». Insomma, l’emiliano Ministro del Lavoro è abbastanza avvezzo alla provocazione, specie con il mondo dei giovani che si affacciano sul fronte del lavoro; eppure questa volta l’affermazione potrebbe essere letta più in profondità di una “semplice” sparata buttata lì. Come ha cercato di difendersi in serata lo stesso Poletti – «Voglio chiarire che non ho mai sminuito il valore del curriculum e della sua utilità. Ho sottolineato l’importanza di un rapporto di fiducia che può nascere e svilupparsi anche al di fuori del contesto scolastico. E quindi dell’utilità delle esperienze che si fanno anche fuori dalla scuola» – le sue parole intendevano andare a toccare un punto assai nodoso, quella della socialità e della capacità di creare rapporti di fiducia, di farsi conoscere anche e non solo inviando curriculum vitae. I ragazzi di Bologna «hanno compreso senza strumentalizzazioni» ha spiegato Poletti e in effetti un serio dibattito su quanto succede negli anni di formazione al di fuori della scuola e prima di un lavoro stabile sarebbe assai utile per tutti, non solo per un ministro del Lavoro o per degli scatenati polemisti politici che per una volta, forse, hanno sparato più del “attore protagonista” responsabile del Dicastero.



Per Poletti però non solo gaffe ma anche qualche bufala che come ogni volta salta fuori in piena bufera per provare a gettare ancora più fuoco sull’incendio che divampa: sul web circola un fake post di Facebook dala pagina del ministro del Lavoro. «Voglio rispondere a una critica. Io guadagno quello che merito. Smettetela di criticarmi italiani scansafatiche. Lavorate invece, io mi spacco la schiena per voi. Buona giornata!». Apriti cielo, con il ministro preso di mira per l’ennesima e questa volta davvero evitabile affermazione contro giovani, avversari e “italiani scansafatiche”. Bene, peccato che è tutta una bufala come provvede giustamente a segnalare il sito David Puente questa mattina; in breve il portale antibufale racconta come si possa cambiare anche abbastanza facilmente il codice HTML delle pagine caricate, come ad esempio il profilo FB di Poletti, e modificare tutto quello che si vuole senza apparire una pagina fake. «Certe affermazioni sono quantomeno discutibili. Se il ministro voleva fare dell’ironia, l’hanno capita veramente in pochi», afferma Antonio Misiani, parlamentare Dem sostenitore di Orlando in merito alle ultime uscite di Poletti. Almeno una però, quella del post fantomatico, dobbiamo riconoscere che non è opera del buon Poletti…

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