“Solo per addetti ai lavori e per appassionati di politiche economiche”: dice così Renzi nella sua E-news, ribattendo ad Enrico Letta. “La flessibilità è stata usata male”, aveva detto Letta domenica. Tradotto: finanza allegra per avere consenso. Una stoccata che Renzi non poteva lasciar andare a segno. Una nota “per addetti ai lavori” che merita da parte dell’ex premier una risposta molto ampia, il più possibile documentata, perché oggi, forse più di quando era al governo, il punto è dirimente. Se infatti Letta ha ragione, Renzi ha torto; e se Renzi ha torto, i guasti nei conti pubblici — e la stangata prossima ventura — saranno anche colpa sua. Via dunque alla contro-narrazione: “L’Europa non ci ha dato la flessibilità, ce la siamo presa”; “La flessibilità non significa maggiore spazio di deficit rispetto al passato come fa credere qualcunom ma rispetto alle assurde previsioni del fiscal compact”. E ancora: il Qe “ha aiutato molto sotto il profilo degli interessi sul debito pubblico: contestualmente la riduzione dello spread è stata possibile grazie anche al lavoro di riforme a cominciare da quella sul lavoro o quella sulle banche popolari”.



Una spiegazione, quella di Renzi, che non convince l’economista Francesco Forte. “All’epoca di Letta e prima ancora di Berlusconi — spiega Forte — il deficit era più alto perché la grande crisi generata dalla finanza mondiale ha investito il mondo e l’Europa creando una situazione gravissima. A questa nel 2012 si è aggiunta la manovra depressiva di Monti, che ha generato nuova decrescita facendo ulteriormente aumentare il deficit. Letta ha tentato di ridurlo, con risultati opinabili”.



Poi sono arrivate le politiche espansive della Bce.

Grazie all’acquisto di titoli del debito pubblico comprati dalla Bce, l’Italia ha accumulato quasi due punti di riduzione della spesa per interessi sul debito.

Nel frattempo è arrivato Renzi al governo.

Renzi, invece che usare la riduzione del costo del denaro per ridurre il debito e il deficit e rilanciare gli investimenti, non ha fatto né l’una né l’altra cosa. Ha aumentato la spesa corrente, ridotto la spesa per gli investimenti e attuato delle riduzioni di imposta che hanno generato un consenso momentaneo al governo ma senza produrre alcuna crescita; ha fatto una riforma del mercato del lavoro negativa, perché ha tolto tutta la flessibilità, tranne quella dei voucher (ora aboliti, ndr) e ha creato solo un po’ di occupazione nel settore a reddito fisso.



E così il debito è balzato dal 118 per cento del Pil (Berlusconi) al 132 per cento di oggi.

Una volta che il tasso di interesse tornerà ad essere normale, come tra poco accadrà, il finanziamento del nostro debito costerà di più. Stanti queste premesse, il debito continuerà a salire e potrebbe diventare insostenibile. Occorre invertire la tendenza, non perché lo dice la Commissione europea ma perché rischiamo grosso.

Renzi ha fatto più volte esternazioni contro l’austerity e i vincoli del patto di stabilità. Dice di avere negoziato una flessibilità interna al patto.

No. Renzi fa finta di essere contro l’austerity, e infatti riscuote puntualmente il sostegno di Schäuble e Merkel. Mentre la politica dei tassi favorisce la Germania, con le sue scelte Renzi ha indebolito l’Italia e la sua posizione nell’Eurogruppo (i ministri delle finanze dell’eurozona, ndr), dove non abbiamo nessun potere contrattuale. Non abbiamo nemmeno più alcun potere contrattuale per modificare le leggi sul sistema bancario che sono assurdamente a favore della Germania.

La partita della flessibilità non è legata anche a quella delle banche, in particolare Mps, Veneto Banca e Popolare di Vincenza?

Certamente. l’Italia si è ritrovata totalmente priva di forza politica e non ha potuto negoziare alcunché. Le norme sul bail-in sono anticostituzionali in Italia, perché se la Repubblica tutela il risparmio in tutte le sue forme ciò implica che non si può discriminare un tipo di risparmio contro gli altri.

E’ un caso che Letta abbia contestato a Renzi l’uso della flessibilità?

No; se Renzi ridiventerà segretario del Pd, si troverà di fronte un governo che non necessariamente lo rappresenta. E questo proprio quando avrà bisogno dei voti dell’aula per approvare la legge di bilancio.

Che cosa accadrà?

L’effetto combinato del congresso del Pd, con i cambiamenti interni e gli spostamenti di equilibri che potrebbero derivarne, e delle tappe rappresentate da Def e legge di bilancio potrebbero restituirci un partito di maggioranza relativa in cui una parte è contro il segretario e per il governo, o viceversa contro il governo per il segretario. L’Italia rischia il caos.

Lei che cosa prevede?

Se il Pd si schiera con Renzi, non ha più la maggioranza al Senato, se si schiera con Gentiloni bisogna vedere se vuole andare fino in fondo. Ma la mia impressione è che Renzi stia cadendo in un precipizio e trascini con sé anche l’Italia.

E a livello europeo?

Lo spread della Germania è super-negativo: sta fruendo dei benefici dell’effetto perverso di avere da un lato la Le Pen e dall’altro Renzi. I tassi negativi avvantaggiano Berlino, generano fughe di capitali e regalano alla Germania un potere negoziale enorme in Europa. Ne diventerà proprietaria.

(Federico Ferraù)