Ci sono anche Alessandro Di Battista e Danilo Toninelli tra i 19 grillini deputati sospesi (per 15 giorni) per aver provato ad assaltare l’Ufficio di Presidenza della Camera lo scorso 22 marzo: sono usciti i primi nomi dei deputati M5s sanzionati ed interdetti per un numero diverso di persona in persona di giorni. Tra gli altri figurano anche: Giorgio Sorial, Giuseppe Bresca, Massimo De Rosa (unico che riuscì ad entrare nell’ufficio), Michele Dell’Orco, Marco Brugnerotto. Immediate le reazioni del gruppo M5s alla Camera con alcuni flash mob partiti appena dopo la comunicazione dell’Ufficio di Presidenza: «È un onore essere sanzionato da chi salva i condannati. Io quattro anni fa ero lì, sul tetto, e la nostra posizione non è cambiata di un millimetro», ha detto il deputato M5s Alessandro Di Battista, aggiungendo anche «ha ragione Di Maio, sono loro che sono violenti». Proprio il vicepresidente della Camera ha commentato la sanzione dura contro i colleghi grillini, «Troveremo uno strumento per far saltare le pensioni, stiano tranquilli i cittadini faremo saltare questa ingiustizia. Questa è stata una settimana da horror: hanno salvato Lotti, Minzolini e i vitalizi. Pensano solo agli affari propri». Come riporta Tg Com24, le sanzioni dei 42 pentastellati saranno suddivise in tre fasi: «un primo gruppo da 14 a partire da giovedì 6 aprile, il secondo da mercoledì 17 maggio, il terzo da giovedì 22 giugno».



Era nell’aria la decisione dell’Ufficio di Presidenza alla Camera: 42 deputati del M5s sono stati sospesi dai lavori pubblici da un minimo di 5 giorni ad un massimo di 15 giorni. Il motivo è legato a quanto avvenuto una settimana fa, con la protesta anche veemente dei tanti deputati grillini in seguito alla presentazione del gruppo Pd alla Camera di una norma sui vitalizi dei parlamentari che secondo Di Maio e Di Battista rappresenta un passo indietro e una cancellazione di quanto già proposto dal Movimento 5 Stelle a riguardo. In tutto sono stati 42 ad aver protesta, ma con 19 che sono anche entrati nell’aula dell’ufficio di Presidenza della Camera forzando l’ingresso. Secondo la nota di Montecitorio si legge «un fatto senza precedenti e di assoluta gravità, costituendo un serio attentato al libero dispiegarsi del confronto e del funzionamento delle istituzioni». Spiegazioni assai gravi per un gesto considerato molto grave e per cui il M5s paga con queste ultime decisioni in merito:  i 19 entrati nell’ufficio sono stati interdetti dai lavori parlamentari per 15 giorni, gli altri invece che hanno protestato davanti all’ufficio e in aula della Camera hanno preso soli 5 giorni di sospensione. Quel 22 marzo addirittura alcuni assistenti parlamentari che hanno tentato di ristabilire la calma sono poi dovuti andare in infermeria per farsi medicare; in Aula tutti i grillini poi avevano esposto un cartello con la scritta #sitengonoilprivilegio, andando anche sotto i banchi del governo. «Dopo questo gesto disperato di oggi, io so che andremo al governo di questo paese. Loro, dopo questo atto politico sono finiti del tutto e quando andremo al governo tra i primi atti ci sarà quello di tagliargli tutto lo schifo di privilegi», aveva commentato quel giorno fuori da Montecitorio il vicepresidente della Camera e leader M5s, Luigi Di Maio.



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