Mattarellum, Legalicum o cos’altro? Sulla legge elettorale la situazione sembra bloccata. Gli ultimi sviluppi parlano di un Pd che, mentre continua a difendere il Mattarellum, aprirebbe al cosiddetto Legalicum, o Italicum 2.0, la legge elettorale rimasta in vigore dopo l’esame della Consulta. E’ l’ipotesi favorita da M5s, che però respinge accordi sottobanco: lo votino in Aula, fanno sapere i 5 Stelle. Per Gianfranco Rotondi, deputato democristiano di Forza Italia, in realtà il rebus sulla legge elettorale ha una soluzione già scritta. Eccola.
Onorevole Rotondi, il Pd si è impegnato a fare una nuova legge elettorale entro l’estate. Dobbiamo credergli?
Bisogna vedere che cosa si intende per legge elettorale. Può voler dire una legge radicalmente nuova o un restyling di quella anzi di quelle esistenti. Io propendo per la seconda ipotesi.
In quali termini si farebbe?
Suppongo che la legge attuale (ciò che resta dell’Italicum dopo la sentenza della Consulta, ndr) vada bene innanzitutto a chi l’ha votata e quindi a Renzi. E allora dubito che voglia modificarla. Sono convinto che quando Rosato parla di una “nuova legge elettorale” si riferisca all’adeguamento di quella vigente per il Senato.
Eppure nel Pd renziano danno ad intendere di volere il Mattarellum.
E’ solo un modo educato di aprire la discussione. Secondo me con il Mattarellum questo Pd prenderebbe gli stessi collegi del Ppi di Martinazzoli nel ’94.
Cioè quanti?
Parla con uno dei quattro che furono eletti. Ne perdemmo 464.
Una batosta.
Infatti. Per questo sono convinto che il Pd punti ad armonizzare i due sistemi di voto esistenti, il post-Italicum per la Camera e il Consultellum per il Senato.
Sistemare le due leggine superstiti vorrebbe dire adottare una soglia di sbarramento. Quale?
Questi sono dettagli. Se si conviene che non vi sono le condizioni per una riforma elettorale ampia e si tratta solo di mettere mano all’esistente è effettivamente possibile che il Parlamento possa farsene carico anche prima dell’estate. Si tratta di misurare le ambizioni, o come si dice a Napoli, e forse rende più l’idea, di misurare la palla.
Renzi voleva andare al voto subito. Non ha cambiato idea?
L’unica cosa che non si può contestare a Renzi è di cambiare idea sulle sue priorità. Voleva andare al voto prima e vuole andare al voto adesso. Il problema è se ci riesce e se glielo fanno fare. Ma sul fatto che gli convenga andare a votare, secondo me non ha mai cambiato idea.
Prima della manovra d’autunno?
Sì. Lui stesso fa girare la data del 24 settembre come uno spauracchio, ma il giorno che ha cerchiato sul calendario è il 19 novembre. Secondo me è la data più realistica.
Ma che senso ha andare al voto in novembre 2017 invece che nel febbraio 2018?
L’ha detto lei: evitare di sporcarsi le mani con una manovra che non sarà certamente una passeggiata della salute. Per gli italiani, s’intende. E poi Renzi e i suoi dirigenti più importanti sono fuori dal Parlamento. Vogliono entrarci il prima possibile, accompagnando il rientro nella società civile di chi ha guidato il Pd nelle sue vite precedenti.
Quindi il suo unico scopo è portare i suoi in Parlamento.
Temo di sì. Nemmeno lui crede ormai alla possibilità di vincere le elezioni e di tornare a Palazzo Chigi. Penso che punti a una riduzione ragionevole del danno.
Gentiloni si farebbe da parte così com’è venuto, senza battere ciglio?
Penso che il rapporto tra Renzi e Gentiloni sia più solido di quello che entrambi hanno interesse a far apparire.
E Berlusconi che cosa farebbe in questa situazione?
E’ in una posizione che i francesi definirebbero non circondabile. Non è possibile prescindere da lui. Vale per chiunque vinca le elezioni, perfino per M5s.
Salvini è un problema per Berlusconi?
Salvini è centrale in una strategia di rimonta del centrodestra. Se facessimo la follia di attaccarci alle dichiarazioni di Salvini, o alle risposte che gli dà qualche amico di Forza Italia, condanneremmo realmente il paese a uno scenario da repubblica di Weimar.
Berlusconi il federatore.
Berlusconi sta facendo Berlusconi. E anche con più successo delle volte precedenti, perché oggi piace anche a sinistra.
(Federico Ferraù)