Beppe Grillo e Alessandro Di Battista sono indagati per diffamazione dopo il caso delle Comunarie M5s a Genova: è questo il primo esito della querela ufficiale presentata dalla candidata Marika Cassimatis, poi scomunicata dal leader M5s con un post di fuoco il giorno dopo la conclusione delle “primarie” del Movimento. Una svolta importante che rende ancora più tesa la situazione in casa grillina nella città del suo fondatore. Marika Cassimatis, nasce tutto da lei l’indagine scattata nella procura di Genova con i leader Grillo e il giovane “delfino” Di Battista che nei prossimi giorni saranno ascoltati dal procuratore della Repubblica, Walter Cotugno. Con il ricorso al Tar presentato dalla vincitrice, poi “mutilata” dal blog di Grillo, delle Comunarie M5s, Grillo e Di Battista venivano accusati di aver diffamato la sua candidatura per motivi non chiari e mai esposti davvero, I problemi ora principali sono però duplici: da un lato l’indagine contro i due pezzi da “novanta” del Movimento 5 Stelle rischia di mettere in difficoltà lo stesso M5s nella corsa alle Amministrative del prossimo 11 giugno, ma dall’altra se effettivamente il ricorso della Cassimatis verrà accolto in pieno, rischia anche la stessa candidatura di Luca Pirondini, il secondo classificato alle Comunarie grilline e uomo di fiducia di Beppe Grillo. L’udienza nei prossimi giorni stabilità anche questa secondo effetto della querela presentata nei giorni scorsi dalla Cassimatis: se dovesse passare, Pirondini verrebbe bloccato nella nomina a candidato sindaco e in questo modo a meno di tre mesi dalle elezioni il Movimento si ritroverebbe senza candidati ufficiali per la corsa alla poltrona di sindaco. 



Ma di cosa effettivamente sono accusati Beppe Grillo e Alessandro Di Battista nell’inchiesta scaturita dalla querela di Marika Cassiamtis a Genova? «In 10 giorni non ho avuto alcun contatto con Grillo o con lo staff nonostante la reiterata richiesta dei documenti; i nomi dei candidati consiglieri non erano noti a nessuno», aveva detto pochi giorni fa la Cassimatis in Conferenza Stampa per presentare la querela contro il Movimento 5 Stelle. «Tra le persone che mi avevano votato poteva anche esserci un camorrista ma non io potevo saperlo. La responsabilità del vaglio delle candidature era dello Staff che ha avuto due momenti per controllarle», si è difesa così sempre la vincitrice poi scomunicata dalle Comunarie M5s. Grillo è accusato nello specifico di aver prodotto un post “oltraggioso” (come lo ha definito Marika Cassimatis) in cui a poche ore dai risultati ufficiali delle Comunarie, esprimeva la decisione di bloccare la sua candidatura: «Il Garante del MoVimento 5 Stelle si riserva il diritto di escludere dalla candidatura, in ogni momento e fino alla presentazione della lista presso gli uffici del Comune di Genova, soggetti che non siano ritenuti in grado di rappresentare i valori del MoVimento 5 Stelle». In particolare, un passaggio di quel post apparso sul blog di Grillo (e firmato dal fondatore M5s) è ritenuto diffamatorio secondo la Cassimatis, e ora andrà verificato dai giudizi genovesi: «Alcuni componenti hanno ripetutamente e continuativamente danneggiato l’immagine del MoVimento 5 Stelle. […] Vi chiedo di fidarvi di me, non possiamo permetterci di candidare persone su cui non siamo sicuri al 100%». La Cassimatis aveva commentato sempre in conferenza stampa, «neanche in una repubblica delle banane viene data come prova contro un presunto illecito il “fidatevi di me”». La diffamazione secondo la Cassimatis (e ora anche secondo i giudici che hanno aperto l’inchiesta) è stata subita anche da un altro membro del M5s, quell’Alessandro Di Battista che in un video al Corriere della Sera aveva affermato dichiarazione potenzialmente lesive, «ci sono persone non in linea con la nostra lotta» e che, «piuttosto che correre il rischio di ritrovarseli nel Gruppo Misto qualche settimana dopo, si prende questa decisione».



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