Secondo gli ultimi dati relativi ai sondaggi sulle preferenze di voto, per la prima volta dopo parecchio tempo Pd e Movimento 5 Stelle sono quasi in pareggio, i primi al 27,1%, i secondi al 26,9%. Una lunga rincorsa da parte dei grillini che sta per trasformarsi in sorpasso, complice la scissione e lo scandalo Consip? Secondo i sondaggi di Renato Mannehimer no, anche perché tutti e due i partiti sono in calo, non solo il Pd: “Sono oscillazioni temporanee, spostamenti minimi, è ancora troppo presto per dire che il caso Consip sta agendo sul Pd, così come la scissione, che ha portato via cifre irrisorie del 2-3%”.



Per la prima volta dopo lunghissimo tempo Movimento 5 Stelle e Partito democratico secondo i sondaggi sono in calo, tanto che appaiono ormai quasi appaiati. Come mai secondo lei?

Sì, sono quasi allo stesso livello, ma attenzione; si tratta di  cali momentanei, sono spostamenti minimi. E’ vero che risultano entrambi in calo e in difficoltà, ma soprattutto non si capisce chi cresce.



La faccenda Consip che conseguenze sta portando dentro al Pd e tra i sostenitori di Renzi? E’ una causa di questo calo nei sondaggi?

No, direi di no. Queste cose agiscono con lentezza ed è ancora presto per sapere quanto potrà contare la faccenda Consip in termini di perdita di consenso. Al momento queste cose non hanno ancora l’effetto che potrebbero avere sulla distanza e dipendentemente da altri sviluppi. Magari adesso stanno costando al massimo mezzo punto di perdita.

Avranno un impatto su elettori e militanti?

Per i militanti, come sempre in questi casi, la prima reazione è che si tratti di una montatura. In passato abbiamo visto molte vicende analoghe concludersi con un nulla di fatto. Gli elettori e i soprattutto militanti al momento sono asettici su quanto sta accadendo.



La nascita del Movimento Democratici e Progressisti invece quanto è costata al Pd in termini di sondaggi?

Poca roba, per adesso sono sul 2-3%, una parte di queste preferenze vengono poi dal Movimento 5 stelle. L’effetto sul Pd è molto modesto.

I 5 stelle invece come li vede?

Penso che i 5 stelle rappresentino l’alternativa dell’insoddisfazione e della protesta e dato che insoddisfazione e protesta sono crescenti, avranno ancora un ampio mercato al momento delle elezioni. Simpatizzanti e militanti si informano sui loro canali che danno una visione del tutto diversa da quella dei media tradizionali, quindi si rafforzano. Sono destinati a giocare un ruolo importante alle elezioni.

Le cifre delle singole formazioni di centrodestra secondo lei sono sommabili? Si può dare un quadro unitario e dire quanto vale secondo i sondaggi un ipotetico raggruppamento in termini di voti?

In questo momento non sono sommabili, perché Salvini è una cosa e Berlusconi un’altra. Il progetto c’è, altre volte in passato sono riusciti a sommarsi. Ma attualmente non si vedono prospettive o sviluppi.

 

Il premier Gentiloni: sui giornali si parla bene di lui, ma alcuni sondaggi lo danno in calo, è così? E perché questo atteggiamento opposto?

La fiducia in Gentiloni e nel governo è effettivamente in calo, non tanto sulla persona ma sull’operato di governo. Agli elettori non piace che sia poco attivo nel campo dei provvedimenti. I giornali ne parlano bene perché è una brava persona, ma dal punto di vista dell’elettorato non va incontro alle aspettative e questo nel breve periodo porta voti ai 5 stelle.