Nei sondaggi prodotti ieri dall’istituto Index Research si scopre che non solo non vi è alcuna maggioranza stabile che possa vincere le prossime elezioni al primo turno – ma questa non è una novità, una semplice riconferma di quanto la disgregazione politica sta causando in queste ultimi anni – ma che il primo partito, ovvero il Movimento 5 Stelle, non potrà godere di molti accordi dopo le urne visto che finora le ha rifiutate tutte (e con un certo sdegno non certo inespresso). La vera novità è il risultato tanto atteso delle prime rilevazioni di voto sugli scissionisti Pd che con Mdp sbarcherebbero alle urne con un… 3,5% di voti, ecco non certo un risultato particolarmente augurante per Bersani e D’Alema. I risultati dei sondaggi di Index del resto confermano la generale mancanza di una forte leadership anche nel centrodestra: dietro al 29% del M5s e al 27% del Pd, i voti indicano un 12% di Forza italia, un 14% della Lega Nord e un 5% di Fratelli d’Italia. Restano poi, il 3,5% del Mdp come detto, il 3% di Sinistra Italiana e il 2,7% di Ncd, per chiudere la speciale “classifica” nelle intenzioni di voto.



Un tempo si diceva la “gioiosa macchina da guerra” ma ora, con i sondaggi per le elezioni che premono, la nuova sinistra a che punto è? OCchetto li definiva così, “profetizzando” una lunga stagione mai finita di divisioni e propagazione di liste e leader che ancora oggi impegnano i dibattiti interni alla sinistra italiana che si prepara alle elezioni con più dubbi che certezze. Stando ai sondaggi politici prodotti in questi giorni da Winpoll-Scenari Politici la fiducia nei tanti leader che partecipano ad una riedizione, per ora senza alcuna possibilità di unità, di un “Ulivo 2.0”: chi sarebbe, se però avvenisse questa utopia, il leader più in fiducia negli elettori? Ebbene, è ancora Matteo Renzi, inutile dirlo, a raccogliere il consenso maggiore a tutti gli altri (e sono tanti) leader o presunti tali, della sinistra in Italia. Con il 30,6% l’ex premier tiene tutti dietro, con Giuliano Pisapia secondo in classifica con il 28,4% delle preferenze; seguono tutti gli altri, da Andrea Orlando posizionato ad un ottimo 26,2% fino a Pierluigi Bersani, oggi a Mdp, con il 21,%. Emiliano non supera il 18,1% personale, come del resto Enrico Rossi altro scissionista al 16,9%; Pippo Civati tiene con un 16,2%, mentre Roberto Speranza (13,3%) e Massimo D’Alema (8,9%) pagano in termini di fiducia la scissione dolorosa dal Pd. Chiudono Nicola Fratoianni, con il 6,9%, Nichi Vendola (6,5%) e Arturo Scotto con il 4,5%: la sinistra unità non ci sarà mai, probabilmente, forse anche perché al momento il più votato sarebbe proprio quello che meno assomiglia ad un leader “classico” di sinistra…



Secondo i sondaggi espressi da Emg Acqua per La7, al momento nessuna coalizione tentata post Elezioni Politiche – visto che la legge elettorale attuale consente la coalizione solo dopo l’elezione, il 40% per avere la maggioranza subito infatti è per un partito e non una coalizione – avrebbe la sufficiente maggioranza per governare alla Camera. Situazione non proprio incoraggiante neanche a vedere possibili e improbabili coalizioni post-elettorali: il numero da raggiungere, minimo, è quello di 316 seggi, ma al momento i sondaggi con le ultime indicazioni di voto raccolte da Emg non riportano nessuna vera maggioranza. Pd, Sinistra Italiana, Mdp e autonomia prenderebbe ad oggi 234 seggi, mentre un centrosinistra allargato anche al Ncd porterebbe solo 253 seggi; il centrodestra ristretto a Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia rimane ad un bassissimo 191 seggi, mentre una coalizione no-euro con Meloni, Salvini e Movimento 5 Stelle raccoglierebbe un 293 come numero, alto ma non bastevole ancora. Addirittura, neanche un seconda riedizione del Patto del Nazareno tra Pd, Berlusconi e autonomia garantirebbe un governo stabile, con 306 seggi conquistati.



Matteo Renzi è ancora il futuro del Pd: i sondaggi politici ed elettorali lo incoronano nuovo segretario del Pd dopo il Congresso e le Primarie dei prossimi mesi a venire. Le indicazioni di voto rilasciate dall’Istituto Ixè mostrano esattamente questa situazione di “ritorno al futuro”: dopo la scissione di parte del Pd sempre più ostile negli ultimi mesi, il concetto di “piazza pulita” (non ce ne voglia il buon Formigli) dovrebbe rappresentarsi dopo le primarie del 30 aprile. L’ex premier e l’ex segretario dovrebbe cancellare una di queste due “ex” per poter poi puntare a debellare anche la “rimanente”: ls strada almeno per il primo step dovrebbe essere abbastanza semplice, se seguiamo i sondaggi pubblicati di recente. Tra gli elettori dem, al momento, come segretario Pd verrebbe ripremiato Renzi per il 58% di loro, mentre gli sfidanti assieme non riescono a fare neanche la metà dei suoi numeri. Andrea Orlando al 17%, Michele Emiliano al 5%, un qualsiasi altro candidato (che al momento non c’è però, a parte la giovane Carlotta Salerno) prenderebbe il 6%. Risultato schiacciante: ma resta il dubbio più grande, Renzi poi avrà lo stesso potere che ha avuto in passato per vincere anche la partita delle elezioni?