Massimo D’Alema lascia e nello stesso tempo “raddoppia”: no, non è un quiz e non c’entra la buonanima di Mike Bongiorno. Stiamo parlando di una serata particolarmente di successo quella andata in scena ieri sera alla casa del popolo di San Bartolo a Cintoia, a pochi chilometri da casa di Matteo Renzi, il nemico numero 1 di “Massimino”. Lascia, nel senso che da poco è divenuta ufficiale la scissione della minoranza dem che ha portato alla nascita di Movimento Democratici Progressiti, di cui D’Alema è il grande ispiratore assieme a Bersani; “raddoppia” perché ieri sera la festa alla Casa del popolo toscana è stata davvero un successo, con oltre 200 militanti, chissà se magari proprio “scippati” al “deserto” del circolo Pd di Rignano, dove ieri nessuno aveva voglia di parlare dopo il caso Consip e le indagini su conto di Tiziano Renzi, vero leader politico del paesino fiorentino. Abbracci, pacche sulle spalle, strette di mano, Massimo si sente a casa, seduto a cena con oltre 200 sostenitori, 25 euro a testa, per ?nanziare il Mdp. Accanto a lui, uno dei protagonisti dello strappo dal Pd, il presidente toscano Enrico Rossi: se Roberto Speranza chiede le dimissioni del ministro Luca Lotti, l’ex premier usa le parole con il bilancino “non mi occupo di inchieste, non ho mai mescolato le vicende politiche con quelle giudiziarie”.
D’Alema non lo fa vedere ma al suo interno di certo non potrà non avergli fatto sapere della situazione di mesta desolazione in quel di Rignano, mentre a pochi chilometri di distanza la gente acclamava D’Alema come il grande “salvatore” della vera sinistra, come è stato nominato ieri sera nella cena Mdp. Ha poi lanciato anche la “Linea” del suo nuovo partito, con qualche parola rilasciata ai colleghi del Corriere al termine di quella che i più maligni hanno già chiamato contro-rottamazione: «Faccio un altro lavoro, poi nel tempo libero partecipo come militante di base alle sue attività. Ma di certo posso dire che rispetto al governo Gentiloni noi lo sosteniamo con i gruppi parlamentari di Mdp con una indicazione di atti che riteniamo prioritari». Quali? “prima di tutto le misure necessarie per correggere il jobs act, sulla base anche dei quesiti referendari proposti dalla Cgil, poi misure di lotta alla povertà”. Se non è rottamazione del tentativo renziano questa, poco ci manca…