E’ di 1,5 punti percentuali il distacco, secondo gli ultimi sondaggi elettorali, tra il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico. In base infatti alla rilevazione effettuata dall’Istituto di ricerche Emg Acqua risulta che il M5s, se si andasse oggi alle urne, raccoglierebbe il 29.1% delle intenzioni di voto, e piazzerebbe al primo posto nelle preferenze degli italiani scavalcando il Partito Democratico. Il Pd, che di recente ha subito la scissione della sinistra interna che ha dato vita alla nuova formazione politica ‘Articolo 1 – Movimento dei Democratici e Progressisti’, arriverebbe quindi al secondo posto, fermandosi al 27.6%. Questi sondaggi sono stati realizzati per La7 Srl tra il 3 e il 5 marzo scorso. Al campione di elettori è stato chiesto di supporre di essere nella cabina elettorale e di indicare il partito che voterebbero. Secondo i risultati i primi due partiti sarebbero appunto il M5s e il Pd e poi gli altri con queste percentuali. La Lega Nord arriverebbe al 13.3%, Forza Italia all’11.8%, Fratelli d’Italia – An al 5.1%, Democratici e progressisti al 4.0%, Nuovo Centrodestra al 2.5%, Sinistra Italiana all’1.7%. Infine altri partiti raccoglierebbero il 4.9% mentre il restante 2.2% finirebbe in schede bianche o nulle.
Gli ultimi sondaggi elettorali non indagano solo sulle intenzioni di voto degli italiani nell’ipotesi in cui si andasse oggi alle urne. I vari istituti di ricerca cercano anche di capire che cosa ne pensano gli elettori del nuovo governo Gentiloni entrato in carica a metà dicembre scorso dopo che l’ex premier Matteo Renzi si è dimesso in seguito al voto negativo al referendum costituzionale. In base ai risultati degli ultimi sondaggi di Demos&Pi e Demetra realizzati per La Repubblica lo scorso 1 e 2 marzo, la maggioranza degli italiani ritiene che il governo Gentiloni resterà in carica fino alla fine della legislatura (cioè fino al 2018): lo pensa infatti il 52% degli elettori. Secondo invece il 40% degli italiani intervistati il governo guidato da Paolo Gentiloni terminerà prima della fine della legislatura: questa ipotesi è sostenuta dal 40% degli elettori. Infine il restante 8% degli elettori non ha un’idea sulla durata della legislatura e quindi non si è espresso sul termine del governo Gentiloni.
Nei sondaggi prodotti da Istituto Piepoli si è cercato di vedere come la decisione di D’Alema, Bersani e Speranza di compiere lo strappo decisivo da Renzi arrivando ala scissione dem abbia avuto una rilevanza (ingente o minima, tutto da vedere) nelle ultime intenzioni di voto. È stato infatti chiesto esplicitamente come e se son cambiati i giudizi degli intervistati nei sondaggi elettorali in vista delle prossime elezioni. Si scopre allora, con una prima scorsa ai sondaggi Piepoli, come da un lato il Pd ne esce alquanto azzoppato e malconcio, ma il principale antagonista che avrebbe dovuto approfittare della debacle dem, il Movimento 5 Stelle, finora non ottiene un particolare bacino di voti in più dei cosiddetti “delusi” della politica renziana. Nei sondaggi si scorge infatti che il nuovo partito Mdp degli scissionisti toglie spazio al Pd: 8% per i dalemiani il risultato sarebbe ad oggi attorno al 8%, mentre il Pd cala ad un 29% da un iniziale 32% pre-scissione. Di contro, il M5s avanza solo di mezzo punto percentuale (28%) e insidia senza superare il Partito Democratico; centrodestra che complessivamente invece sarebbe ad oggi la maggior forza “utilizzatrice” della scissione dem, con un 32,5% complessivo che piazzerebbe Lega, Forza Italia e Fdi al primo posto delle intenzioni di voto. Il problema è sempre il medesimo, l’unità del centrodestra che ancora manca ma che tramite i sondaggi potrebbe avere uno stimolo i più per il dialogo tra Salvini, Berlusconi e Meloni. Solo la Lega avanza dopo la scissione dem, guadagnano un 12,5% rispetto al 12% pre-scissione.
Sono passate due settimane, eppure i sondaggi politici si soffermano ancora una delle proteste più importanti e paralizzanti avvenute negli ultimi mesi di governo: i taxi che protestano selvaggiamente per una settimana consecutiva interrompendo praticamente tutto il servizio a Milano, Roma, Firenze e Torno, hanno costretto l’intervento del Governo Gentiloni a scendere a patti con i sindacati e correggere il tiro rispetto alle norme che stavano per passar con Decreto Milleproroghe. Ebbene, i sondaggi fanno capire come gli italiani siano schierata praticamente in totale maggioranza, da nord a sud, con i tassisti, bocciando così le sette iniziali del governo (e plaudendo i correttivi successivi). Il 71% degli intervistati dichiara giusta la protesta dei taxi contro le norme pro-Uber e Ncc, mentre solo il 24% non accoglie modalità e contenuti dello sciopero; se vi va a vedere nelle tre città italiane coinvolge dal maxi-sciopero, si scopre che Torino e Milano vedono un accordo pressoché simili (74 e 76%) mentre è a Roma che con le proteste scoppiate in maniera tropo cruente e selvagge, il grado di accordo è sceso al 62%, con il 32% che invece non ha gradito la protesta e non la ritiene giusta.