Lo scandalo Consip è protagonista in questi giorni sulle pagine di tutti i giornali e tra coloro che ci sono “finiti dentro” c’è anche Denis Verdini, il cui nome è stato fatto da Carlo Russo, l’imprenditore farmaceutico toscano amico di Tiziano Renzi, accusato di aver ricevuto somme di denaro mensili come compenso per la mediazione verso Marroni, amministratore delegato di Consip. Chiamato in causa, il senatore di Ala risponde sulle pagine de Il tempo dicendosi estraneo ai fatti. Verdini afferma addirittura di non conoscere Carlo Russo e di aver incontrato Tiziano Renzi solo una volta molti anni fa: “E’ assurdo quel che dice questo signor Carlo Russo che non ho mai visto, conosciuto, mai preso un caffè, mai incontrato in vita mia, e sfido chiunque a dimostrare il contrario. A meno che poi non esce una foto in cui questo signor Russo mi dà la mano in un comizio di 10mila persone. Dice cose fuori dalla realtà. E poi mettermi in connessione col papà di Renzi, che ha già dichiarato che non ci conosciamo e che io confermo, anzi, per essere preciso, lo avrò forse visto una volta soltanto non meno di quindici anni da. Io non c’entro niente con Consip, quello che viene riferito su di me è di una gravità senza eguali, non posso difendermi dalla millanteria, dai mitomani, ormai tirare fuori il mio nome è una moda”. Verdini parla anche di Luca Lotti, che invece conosce: “Con lui ho un rapporto politico vero, si è sempre dimostrato di parola, una persona perbene”.



A legare Denis Verdini al caso Consip sarebbe il suo rapporto con Luigi Marroni, amministratore delegato di Consip e e testimone dell’inchiesta: secondo l’Espresso avrebbe infatti rivelato ai pm di aver ricevuto pressioni da Tiziano Renzi e Denis Verdini per l’assegnazione di gare d’appalto. Sulle pagine de Il Tempo, nell’intervista al direttore Gian Marco Chiocci, il senatore di Ala si difende così: “Io Marroni l’ho conosciuto all’apertura del ristorante di mio figlio, che è amico d’infanzia e socio con il figlio della compagna di Marroni. Era novembre del 2015, conosciuti e salutati, così come si fa con persone che vedi la prima volta Poi ci siamo risentini, anche rivisti, per la cosa di Abrignani e Cofely. Non so perché mi tiri in ballo, lui lo sa benissimo che non gli ho mai chiesto nulla. Sarà lo stato di frustrazione, la paura, forse è andato oltre per cercare di salvarsi. Può darsi che dipenda anche dall’interrogatorio. C’è una differenza fra uno che parla serenamente e uno che parla di fronte a un magistrato che magari lo incalza. E c’è anche una differenza tra il sentir dire le cose e vederle scritte, perché poi la trascrizione la fa sempre un altro”.  



Nell’intervista a Il Tempo Denis Verdini non si è limitato a difendersi riguardo al caso Consip e ha commentato anche la sua recente condanna a 9 anni per bancarotta fraudolenta e truffa: “A differenza di altre banche andate all’aria, dove tutti hanno perso i loro risparmi, nella banca in cui sono stato per 20 presidente nessuno ha perso un euro e le pratiche non rientrate sono comunque tutte coperte da garanzie reali. I miei avvocati sono rimasti senza parole alla lettura della sentenza; che bancarotta è quella dove la gran parte dei soldi sono rientrati e nessuno ha perso un centesimo? Bancarotta fraudolenta è un termine eclatante, ma in realtà nella vicenda non c’è né dolo né distrazione di denaro. Aspettiamo di leggere le motivazioni, siamo davvero curiosi di capire”. Verdini ricorda anche che il polverone della Consip lo ha investito proprio mentre una camera di consiglio lo stava per giudicare sulla banca, ma non grida al complotto: “Non attacco la magistratura, tengo  distinte le questioni. Parlano i fatti, i titoli dei giornali. Quanto alla bancarotta, grida vendetta perché nessuno ha perso i soldi”.

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