Andrea Orlando sa bene che il grande vantaggio di Matteo Renzi alle Primarie Pd è di fatto quasi incolmabile ma non per questo la partita per il ministro della Giustizia finisce qui: lo conferma nell’intervista alla Stampa questa mattina in cui enuncia i principali punti di rilancio della sua mozione per il Partito Democratico. Sulla legge elettorale la scelta di Renzi “gli altri facciano proposta” è pericolosa per Orlando: «intanto diciamo tutti insieme che siamo contro i capilista bloccati. Non posso pensare che il Pd dica “tocca agli altri” su un punto che può determinare il collasso del sistema democratico. Anche perché gli altri hanno interesse al collasso». Poi sottolinea il problema del lavoro, anche qui ovviamente in opposizione a Renzi che ha definito il Pd il partito del lavoro e dei lavoratori: «lo siamo non solo se difendiamo i presidi produttivi, ma anche se facciamo una battaglia per la ripresa salariale». Secondo Orlando si tratta di mettersi dalla parte di chi vive con poco più di mille euro al mese o anche meno; in tutto questo resta un avviso e stoccata al ex collega di governo, dopo il discorso del candidato fiorentino alla Convenzione Nazionale ieri mattina. «M5S si ricompatta perché chi non si adegua viene buttato fuori. Non credo possa essere il nostro modello di dinamica interna, chi fa critiche non tradisce». Secondo il ministro infatti il tradimento politico è di chi dà ragione e aspetta «che vai a sbattere contro un muro senza dirti le perplessità. Definire così il dibattito interno credo sia un errore per tutti».
Tenutasi ieri ha dato ufficialmente il via alle Primarie del Partito Democratico che concluderanno l’iter il prossimo 30 aprile con il voto in tutte le piazze italiane per scegliere il nuovo segretario dem. Sempre nella stessa Convenzione di ieri è stato deciso che non verrà rinviato il voto come si era paventato negli ultimi due giorni dopo l’infortunio di Michele Emiliano al piede. In particolare, sono Boccia (col beneplacito di Orlando) ad aver chiesto ufficialmente il rinvio delle consultazioni per permettere al Governatore di Puglia di poter fare una campagna elettorale con maggior agio, ma Guerini ha tagliato corto (con la conferma dell’Aula di ieri) «La macchina è già in moto». Ha chiuso l’intera polemica lo stesso Emiliano, che in collegamento video con la Convenzione Nazionale Pd ha confermato «Ringrazio di cuore coloro che si stanno ponendo il problema di un rinvio delle primarie a seguito del mio infortunio. In particolare ringrazio Andrea Orlando per le sue parole e per la sua immediata disponibilità. Ci tengo anche a dire che non voglio assolutamente condizionare i tempi delle primarie, non ho chiesto nulla in tal senso, ringrazio ancora chi ha mostrato spontaneamente sensibilità e immedesimazione». Importane poi il passaggio tutto programmatico nella presentazione della sua candidatura, rispetto al rapporto con il Movimento 5 Stelle: «Io sono dell’idea che noi dobbiamo chiudere con questo rapporto così difficile con tutto l’elettorato del Movimento 5 stelle», rilancia Emiliano in collegamento davanti alla platea dem. «Noi insistiamo, e ci facciamo tirare dentro anche numerose provocazioni – ha proseguito – nel tenere un rapporto molto duro nei toni, nelle espressioni; ma la stragrande maggioranza di quegli elettori sono nostri elettori che sono ancora lì, a metà, che pensano ancora che noi reagiremo di fronte alla minaccia che loro ci manifestano».
Dal palco dell’Hotel Ergife di Roma hanno parlato tutti i candidati alle Primarie Pd, da oggi ufficialmente in corsa con la chiusura delle liste fissata alle ore 18: Andrea Orlando ha sortito forse più spunti di interesse nel suo breve discorso programmatico in cui ha sostanzialmente richiamato il partito ad uscire dall’isolamento del periodo renziano e cambiare rotta. «Usciamo dalla presunzione di bastare a se stessi, non c’entra nulla con la vocazione maggioritaria. Il fallimento del referendum – ha aggiunto il ministro della Giustizia – apre una fase nuova della politica italiana. Dobbiamo uscire dall’isolamento in cui ci siamo cacciati, ricostruire le alleanze. Dobbiamo fare tutti uno sforzo». Gli risponde a tono Matteo Renzi che a sua volta illustra il suo percorso, «Proviamo a immaginare il futuro. Il M5s a Ivrea ha lanciato un’opa sul futuro dell’Italia, ha raccontato l’orizzonte e se l’è intestato. Il futuro lo rivendichiamo da questa parte del campo: la sfida la accettiamo a viso aperto, non ci fanno paura, non abbiamo timidezza o disagio». Orlando poi ha voluto puntare l’asticella ad un fattore più alto e spostato verso l’Europa, terreno di debolezza del Pd in questi anni: «Se sarò eletto segretario, ci sarà un membro della segreteria fisso a Bruxelles e terremo una volta al mese la riunione della segreteria a Bruxelles». Renzi invece ha preferito provare a puntare la partita interna con la necessaria e inevitabile sfida con il M5s: «Il Pd si differenzia dal M5s in tre punti: il primo riguarda la modalità di esercizio democratico, loro scelgono il leader attraverso la dinastia noi con il voto. Poi noi crediamo nella scienza non nella paura». Non poteva mancare la stoccata finale dell’ex segretario che sul finire del discorso piazza un avvertimento ai rivali: «Le regole nella casa si rispettano tutti e non si passano i prossimi quattro anni a bombardare il quartier generale con i distinguo e i “non sono d’accordo con nulla”».